giovedì 31 gennaio 2008
Il nuovo Gianfranco Vissani dell'editoria anche oggi ci ha deliziati con il suo consueto menù padano. Non perde tempo il nostro Vittorio Feltri, anzi. Ogni giorno nella sua cucina (redazione) si tira su le maniche, indossa il suo grembiule d'ordinanza e ci prepara la sua pietanza preferita. Cucinare l'avversario di turno, magari a fuoco lento (o per tre giorni consecutivi, com'è accaduto con Prodi), speziarlo ben bene (con la solita dose di insulti e frasi fatte) e impiattarlo nella maniera migliore, per poi presentarlo al suo ristoratore-imprenditore, vale a dire il cavaliere (e a suo fratello, padrone del ristorante), che ogni volta sbava e gode per questi succulenti e prelibati "piatti" giornalistici del Vittorio nazionale. Stamattina il menù prevedeva un bel Franco Marini bollito, nella migliore tradizione meneghina, in un bel brodo insaporito e arricchito da ingiurie al glutammato di sodio, forse un pochino troppo sapido, ma non fa niente. Per il palato non troppo sopraffino dei leghisti, dei milanesi berluscodipendenti e di tutti i 132.000 lettori avventori del suo ristorante-giornale, va più che bene, altro che! Mica possiamo stare troppo a sottilizzare se il menù oramai è sempre lo stesso, con i piatti che si ripetono come fossimo nella mensa di una caserma, con la lista dei vini sempre più annacquata e svaporita. Questo passa il convento editoriale, e questo bisogna sciropparsi. Ad eccezione di chi vi scrive, e di quelli che la pensano nello stesso modo del sottoscritto. Anche per evitare una gastrite non propriamente richiesta...
Mastella nel confessionale di Matrix
E così il "pugnalatore" del governo Prodi ha avuto asilo anche da Mentana. Ieri sera Clemente Mastella, con la faccia del pugnalato e non viceversa, è stato l'ospite unico della puntata di Matrix (http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=matrix&data=2008/01/30&id=2645&categoria=servizio&from=matrix) che, dopo esserselo fatto scappare la sera delle dimissioni (catturato dal solito "cacciatore" Vespa), se lo è "spupazzato" ben bene ai fini auditel (1.425.000 telespettatori, 17,7% di share), quasi fosse oramai una sorta di "testimonial" dei salotti televisivi serali, con buona pace dei programmi culturali o di approfondimento tipici della seconda e terza serata in tv. Mi sembra che ormai l'onda lunga mastelliana si stia esaurendo, il filone aurifero degli ascolti non è inesauribile e devo confessare che il faccione ceppalonico (compresa la tintura un pò pavarottiana...) incomincia ad essermi indigesto, oltre che antipatico. Certo a Mentana poco importa questo, l'importante è fare buoni numeri con il suo programma e contrastare il suo diretto concorrente Vespa (che ieri sera è tornato ad essere il salotto politico di sempre) che non intende certo mollare la presa sull'auditel. Un mio giudizio, sincero e spassionato, è che Mentana debba più perseguire il Matrix d'inchiesta (tipo quello dell'altra sera sul processo di Como) che non le puntate monografiche (politiche o di spettacolo) che alla fine stancano e tendono al tono monocorde. Ben vengano quindi anche le puntate più "leggere" come quelle dedicate alla pubblicità degli anni Ottanta, con i suoi volti famosi o dimenticati. Certamente volti sempre più simpatici di quello visto ieri sera...
Marini il "finalizzatore"
La decisione più logica, e più istituzionalmente corretta, è stata presa ieri sera dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Al termine delle consultazioni (con 19 delegazioni di partito!) e della "pausa di riflessione", il capo dello Stato ha conferito al presidente del Senato Franco Marini il mandato "finalizzato" a comporre un "governo di scopo" che, in tempi rapidi, possa varare una nuova legge elettorale e possa prendere le decisioni più urgenti in altri campi. Questo è l'auspicio (comprensibile e naturale) di Napolitano, questo è l'auspicio degli italiani onesti e non fondamentalisti. A fronte di un iniziale e cortese diniego da parte di Marini (quando nei giorni scorsi circolava il suo nome) che si diceva già oberato di lavoro come seconda carica istituzionale dello Stato, il presidente della Repubblica ha convinto, nei 25 minuti di colloquio avuti ieri pomeriggio alle 17 nel salone "alla vetrata" del Quirinale, il settantacinquenne aquilano ex segretario della CISL e del PPI ad accettare questo "gravoso" incarico che, gioco forza, sarà depotenziato dall'ostinato "muro contro muro" della strategia berlusconiana, a cui si è aggiunto (come il classico cavallo di ritorno) l'irrequieto e a volte incoerente PierFerdinando Casini, sempre pronto a sostenere chi gli promette un tozzo di pane (leggi poltrona). Francamente la vedo dura per Marini. Le premesse non sono delle migliori, il clima politico è sempre lo stesso, cupo e litigioso, con gli schieramenti contrapposti, con i rifiuti ostinati ad un confronto sereno e produttivo e con le solite schermaglie da campagna elettorale. Certo, come si sa, il presidente del Senato è una "capa tosta" (non per niente è abruzzese) e sarà difficile che si arrenda prima di averle tentate tutte. La mossa di Napolitano è stata intelligente perchè designando Marini (che come carica istituzionale è una diretta prosecuzione del Quirinale) in caso di rifiuto di uno o più partiti alla formazione del governo, quel "no" sarebbe un diniego alla più alta carica dello Stato, e chi lo dirà se ne assumerà tutte le conseguenze, politiche e morali, di fronte al Paese. Ed in questo momento non credo sia il caso di continuare ad intestardirsi nel voler andare al voto con questa "porcata" di legge elettorale.
mercoledì 30 gennaio 2008
Vespa & Mentana, lo "share" sul filo di lana
Ero pronto ad accettare qualunque tipo di scommessa sulla eventualità che ieri sera sia Porta a porta sia Matrix si sarebbero occupati dell'inizio del processo di Como, dedicato alla strage di Erba, avvenuta l'11 dicembre 2006, della quale sono accusati Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi autori della carneficina di Raffaella Castagna, di sua madre Paola Galli, del figlioletto Youssef e della vicina di casa Valeria Cherubini, moglie dell'unico sopravvissuto alla mattanza (e testimone d'accusa principale) Mario Frigerio. E così infatti è stato. Bruno Vespa ed Enrico Mentana non si sono lasciati sfuggire l'occasione di far impennare gli ascolti delle loro rispettive trasmissioni, vista e considerata l'anomala e spasmodica attesa che ha fatto da traino alla vigilia di questo processo-evento. La sfida televisiva si è conclusa sostanzialmente alla pari, con uno scarto minimo a favore della trasmissione di Vespa (lo share assegna il 18,1% a Porta a porta e il 17,2% a Matrix), che ha totalizzato 1.540.000 telespettatori contro 1.463.000 della trasmissione di Mentana. Peronalmente ho gradito di più quest'ultima (http://www.video.mediaset.it/video.html?sito=matrix&data=2008/01/29&id=2634&categoria=servizio&from=matrix) rispetto a quella di RAIUno (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=27757&idCnt=69672&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^PORTA+A+PORTA#1) anche per l'intelligente scaletta del programma Mediaset, che ha previsto anche l'esclusiva delle registrazioni degli interrogatori dei due imputati, oltre alla captazione di un dialogo tra i due (che credevano di non essere ascoltati), molto indicativo della preparazione della loro strategia difensiva. Una segnalazione di merito la voglio fare alla giornalista Ilaria Cavo (autrice dell'ottimo libro sul serial killer Donato Bilancia), ieri sera in collegamento in diretta dal Tribunale di Como. Ilaria Cavo si esprime compiutamente, con professionalità e oculatezza, e accompagna il tutto con una bella presenza fisica. Il che non guasta mai...
il solito (nauseante) editoriale di Feltri
Anche oggi, tanto per cambiare, mi tocca occuparmi della prima pagina di Libero, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri (l'integerrimo direttore che permette ancora di scrivere sul suo giornale a Renato Farina, velina doc già condannato per il "caso Abu Omar") che, dall'alto della sua intelligente verve giornalistica, ci propina la sua giornaliera "verità" con il titolo "Ci prendono in giro", accompagnando il tutto con il suo solito ed evitabile editoriale. Il giornalista bergamasco addossa la colpa della situazione di stallo attuale addirittura al capo dello Stato, perchè, secondo lui, Giorgio Napolitano non vorrebbe far andare a votare gli italiani. Secondo me Feltri ha la febbre e nemmeno lo sa. Invece di prendersi qualche pilloletta per il suo cagionevole stato di salute, ci dispensa, ahinoi, delle pillolone di nonsense, di vuote dissertazioni, di nauseanti affermazioni. Si permette pure il lusso di dare del "partitante" al presidente della Repubblica, come se si fosse schierato apertamente per la sinistra (magari per il PD di Walter Veltroni) invece di essere super partes (come in realtà è) e ago della bilancia degli schieramenti politici propostisi e delle pressioni ricevute da ambo gli schieramenti: quelli che vorrebbero si votasse subito (il cavaliere in testa, che vuole sfruttare l'onda lunga della sconfitta di Prodi) e quelli che invece vorrebbero aspettare qualche mese per permettere le votazioni con una nuova legge elettorale. Secondo Feltri la "pausa di riflessione" del presidente della Repubblica (appropriata e costituzionalmente prevista) è solo il modo per parteggiare per la sinistra e per non far votare subito gli italiani. Una volgare mistificazione di intenti che il direttore di Libero adotta per mascherare il suo vuoto intellettivo e giornalistico. Quando il cervellino di Feltri non riesce a partorire qualcosa di umanamente concepibile, cerca di ovviare a questa situazione di defaillance sparando titoloni in prima pagina pieni di insulse considerazioni e slogan propagandistici. Facendo comunque capire agli italiani, dotati di intelletto e di sagace comprensione, che chi ci sta prendendo veramente in giro (ed è pure pagato per farlo...) è proprio lui, il Vittorio Feltri da Bergamo (alta o bassa a seconda del suo stato di salute), che ringraziamo e salutiamo...
martedì 29 gennaio 2008
Gianfranco Fini "re" dei pannolini
In questo periodo frastornante di crisi di governo, consultazioni, dichiarazioni di voto e di marce su Roma, mi era sfuggita una notiziola nazional-popolare che il quotidiano torinese La Stampa ha dato in esclusiva. Il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, ci sa proprio fare con i pannolini della piccola Carolina, la figlia recentemente avuta dalla sua nuova compagna Elisabetta Tulliani. E' stata proprio la trentacinquenne ex soubrette ed avvocato a magnificare le doti da baby sitter del leader di AN, molto abile nel cambiare i pannolini alla figlioletta, pronto ad alzarsi nel cuore della notte per rispondere ai vagiti e agli urletti tipici dei neonati affamati, ottimo partner della Tulliani nel gestire le incombenze da neo papà. Un ritrattino niente male, quello disegnato dalla ex conduttrice tv, presente l'altra sera ad una sfilata di Gattinoni accanto alla futura cognata Patrizia Pescatori (moglie del giornalista Massimo Fini, fratello di Gianfranco), la quale ne loda già le qualità parentali preferendola (e di molto) alla ex cognata Daniela Di Sotto, ex lady Fini. Le cronache raccontano di una Elisabetta Tulliani in tiro, una splendida linea riacquistata dopo il parto, una taglia 40 fasciata da un austero tailleur con pantalone nero, tacco basso e senza gioielli, chioma bionda vaporosa e sorriso a favore di telecamera. La prossima signora Fini ha consegnato ai posteri la sua decisione di dedicarsi solo alla famiglia, di rinunciare per sempre ai lustrini e alle paillettes e di tornare, forse, tra qualche anno ad esercitare l'attività forense. Non male come progetto. Se poi riuscisse a far diventare il suo attuale compagno il nuovo Mr. Pampers (invece di nuovo sindaco di Roma) del ventunesimo secolo, credo che farebbe cosa gradita a molti italiani...
il gas fantasma e l'ennesima truffa (all'italiana)
Avevo notato uno strano incremento, ultimamente, nelle bollette dell'Italgas. Un anomalo aumento di consumi che credevo fosse legato al freddo pungente del periodo invernale. Poi, andando a controllare, mi accorgo che i consumi si impennavano anche ad agosto (?) e la cosa mi lasciava alquanto dubbioso. Dubbi che questa mattina sono svaniti leggendo un articolo, in prima pagina su la Repubblica, dal titolo "La grande truffa del gas, contatori truccati nelle case" a firma del solito duo d'investigazione (mi ricorda tanto l'altro affiatato tandem Carlo Bonini-Giuseppe D'Avanzo) formato da Emilio Randacio e Walter Galbiati. Grazie alla loro inchiesta capisco perchè il mio contributo all'azienda del gas era notevolmente aumentato (contro la mia volontà, ovviamente) negli ultimi due anni. E mentre tutti addebitavano queste impennate di tariffe alla corsa sfrenata dei prezzi dei barili di petrolio, i due bravi giornalisti scoprivano che era in atto una bella (e mastodontica) truffa di Italgas, Snam Rete Gas, Aem e Arcalgas ai danni degli inconsapevoli consumatori. La procura di Milano (di cui tutto si può dire meno che non stia lavorando alacremente), nella persona dei pubblici ministeri Sandro Raimondi e Letizia Mannella, ha aperto un'indagine già dallo scorso anno (probabilmente anche a seguito delle numerose lamentele dei consumatori) iscrivendo sul registro degli indagati, con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, nomi eccellenti come quelli di Paolo Scaroni (numero 1 dell'ENI), Carlo Malacarne (top manager della Snam Rete Gas), Giovanni Locanto (numero uno dell'Italgas) e Giuliano Zuccoli (amministratore delegato dell'Aem), oltre ad altri 7 dirigenti delle già citate società. La truffa è quantificabile in 500 milioni di metri cubi di gas mai erogati (ma fatti ugualmente pagare agli utenti), almeno stando ai primi accertamenti. Si presume che sia molto di più l'entità della "cresta" fatta dalle aziende in questione ai danni dei portafogli degli ignari italiani che, credo, mai come in questo caso potranno utilizzare la nuova legge della class action per rivalersi in sede giudiziaria sui truffatori di Stato. Il vecchio slogan pubblicitario "il metano ti dà una mano" bisognerebbe aggiornarlo con la dicitura "a diventare più povero", visto il risultato economico del salasso avuto da molte famiglie italiane con le bollette del gas (e se dovessimo anche dare un'occhiata ai contatori dell'ENEL e delle altre società che erogano energia elettrica?) di cui francamente si poteva fare a meno...
lunedì 28 gennaio 2008
il Giornale di famiglia
La comodità di essere editori e proprietari di un quotidiano a tiratura nazionale è impagabile (e credo invidiabile). La possibilità di scrivere ciò che si vuole, senza che alcuno possa controbattere o minimamente inficiare il senso nevralgico dello scritto, è senza ombra di dubbio eccitante e gratificante (per l'editore, per il direttore, per i redattori stessi). In certi frangenti si è assaliti da un incredibile senso di onnipotenza. Ci si crede depositari unici e inconfutabili della "verità". Si manda in stampa qualsiasi fesseria spacciandola per ultima notizia, per scoop giornalistico, per premio Pulitzer. E' quello che accade (oramai da parecchi anni) nella redazione de il Giornale, una volta splendida creatura montanelliana, affidato (da qualche mese) dal clan Berlusconi alle cure amorevoli e ruffiane del direttore Mario Giordano, in precedenza a capo del telegiornale (se così vogliamo chiamarlo) di Italia1 StudioAperto, istruito e indirizzato per bene dalla scuola di Maurizio Belpietro (uno notoriamente non di sinistra...), che a sua volta pendeva letteralmente dalle labbra del padrone di Arcore e che ora continua la sua "opera" meritoria alla guida di Panorama. Dicevamo del Giornale. La prima pagina di oggi è dedicata al cavaliere (e ci mancherebbe altro) e al suo programma dei 7 punti, che non è una nuova dieta della Weight Watchers. E' solamente un nuovo programma politico (già stilato dal leader del centrodestra), da sottoporre al giudizio dei pasdaran del nuovo partito della libertà, ed è formato da 7 punti prioritari (secondo sua emittenza naturalmente). Punto 1, politica fiscale: riduzione imposte e abolizione dell'ICI. Punto 2, tutela privacy: cimici solo per reati di mafia. Punto 3, criminalità: più mezzi alle forze dell'ordine. Punto 4, aiuti alle famiglie: terreni a costo zero per chi non ha casa. Punto 5, scuola e università: rilancio della riforma Moratti. Punto 6, giustizia: separazione delle carriere. Punto 7, infrastrutture: nuovo piano grandi opere. Come potete ben notare, le nuove "sirene" berlusconiane sono ritornate all'opera con la loro riconosciuta carica ammaliatrice. Questa volta, però, stranamente il cavaliere ha snobbato la sua sede mediatica preferita, vale a dire il salotto buono di Bruno Vespa e di Porta a porta, optando per il più comodo e personale salotto di casa propria. Appunto la prima pagina de il Giornale di Mario Giordano, il quale, molto ossequiosamente, l'ha fatto accomodare e gli ha offerto un bel megafono elettorale, anticipandone i modi e i tempi. A me non interessa entrare nel merito o nella critica dei 7 punti del programma berlusconiano (tanto oramai le promesse e gli ammiccamenti elettorali sono sempre gli stessi), ma mi piacerebbe conoscere il pensiero di altri direttori di giornali e settimanali, chiedendo loro cosa penserebbero se ci fossero intrusioni editoriali, diciamo così, alquanto pesanti e intolleranti (soprattutto riguardo all'autonomia professionale del singolo direttore) tali da condizionare la linea del giornale (o del settimanale). Non vorrei dire, ma mi sembra che il cavaliere già ce l'abbia un bel megafono in casa sua. Si chiama Emilio Fede, si può ascoltare (per chi ne ha la forza e lo stomaco...) la sera verso le ore 19.00 e non credo che ci fosse il bisogno di imporre anche il veicolo del quotidiano di casa propria per cercare di ritornare in sella e riappropriarsi di quello (il potere) che il popolo italiano (giustamente) gli aveva tolto con il voto del 10 aprile 2006.
vizi privati & pubbliche virtù
Il non proprio edificante spettacolo offerto in questi giorni dalle gazzarre in Senato, dalle continue rissosità tra esponenti politici avversi, le dimissioni chieste e non rassegnate (come quelle non richieste ma "utili" per far cadere un governo...), le corna e gli insulti di vario tipo, mi hanno fatto riflettere sul livello, ormai prossimo allo zero, delle pubbliche virtù dei nostri rappresentanti politici che siedono nei due rami del Parlamento. Mi sono chiesto se e come il mancato esempio, di civiltà e di educazione da parte di questi individui (e dei loro rispettivi schieramenti politici), abbia indotto chiunque a pensare che ci troviamo ormai in un periodo di anarchia comportamentale, dove tutti sono legittimati e autorizzati a offendere tutti, dove l'aggressione fisica e verbale è considerata alla stessa stregua di uno sport olimpico (con tanto di podio e di medagliere), dove perfino i "rimbrotti istituzionale" di un presidente del Senato restano inascoltati. Siamo ormai al collasso della morale e della pubblica virtù. Come ha affermato giustamente Francesco Saverio Borrelli (ex capo del pool "Mani pulite") non è cambiato nulla da quel lontano 1992, quando sembrava in atto un vero repulisti dai molteplici vizi privati della classe politica di allora, con una imponente opera di moralizzazione e di comportamento istituzionale che faceva ben sperare nella nascita di una seconda e più pulita Repubblica. A quanto pare così non è stato. Il ricambio (generazionale e cooptato) della classe politica nazionale è stato ancor più disastroso e deleterio di quanto ci si potesse immaginare. L'etica pubblica è praticamente inesistente, i vizi privati diventano immediatamente vizi pubblici, la corruzione imperversa come e più di prima. I comportamenti, elementarmente sani e austeri, che dovrebbero tenere coloro che amministrano la "cosa pubblica" (ma anche di riflesso tutti gli altri, dai giornalisti agli imprenditori, dai magistrati agli intellettuali, dai commercianti ai singoli cittadini) sono diventati oramai lo specchio deformante (e deformato) della società attuale, della morale odierna, della virtù scomparsa. Il nostro Paese, più che di nuove e imbarazzanti elezioni politiche, ha bisogno di una ricostruzione etica dalle sue fondamenta. E' necessario, indispensabile ricominciare a dare nuovi esempi di comportamento civico e morale. Dobbiamo comportarci in modo giusto soltanto perchè è giusto. La virtù (pubblica) deve tornare ad essere un esempio, un modello, di come tutti dovremmo agire. Non bisogna essere virtuosi soltanto quando ci fa comodo. Bisogna esserlo sempre e comunque. E credo che tutti noi ne ricaveremmo un piacere personale, una gratificante consapevolezza che dare il buon esempio ci fa sentire ancora più liberi e orgogliosi di essere italiani. Dei buoni italiani.
domenica 27 gennaio 2008
Rosario Fiorello, asso pigliatutto della tv
La settimana televisiva appena conclusa ha fatto registrare diversi spunti di riflessione sui nuovi programmi della RAI e di Mediaset. Lunedì scorso c'è stato il debutto su Canale5 del nuovo contenitore (a metà strada tra Verissimo e Almanacco del giorno dopo...) di attualità e costume, dal titolo, un pò privo di fantasia, "Mattinocinque", con alla conduzione Barbara D'Urso (smaniosa di rimettersi in pista dopo il flop di "Un due tre stalla" e la non felicissima performance de "Lo show dei record") e Claudio Brachino (che si nota lontano un miglio essere in astinenza da video dopo le conduzioni a StudioAperto e le sue inchieste giornalistiche su Rete4). Il programma, che va a coprire il "buco" lasciato da "Tutte le mattine" di Maurizio Costanzo, non mi ha soddisfatto per niente: non se ne sentiva affatto la mancanza, si stava bene comunque. L'esigenza televisiva di metterlo in concorrenza con Unomattina mi è sembrata forzata e arrabattata, più dettata dagli sponsor e dalle richieste di certi volti televisivi di non ammuffire, piuttosto che da una vera e propria volontà di andare ad occupare (intelligentemente e proficuamente) una fascia oraria rivolta in prevalenza al pubblico femminile e a quello dei pensionati. Tutt'altro discorso bisogna fare per il vero trionfatore della settimana e per il programma tanto atteso e tanto efficace, andato in onda su RAIUno. Viva Radio2 minuti con il fuoriclasse Fiorello e con la sua ottima spalla artistica, Marco Baldini, è stato il programma principe e straccia share della settimana. Una partenza con il botto, lunedì scorso, grazie ai suoi 10.615.000 telespettatori e al 37,5% di penetrazione d'ascolto (lo share, appunto) e con 22 minuti di spettacolo con i fiocchi, un carosello di fuochi d'artificio artistico, di battute e di varietà, come non se ne vedeva da tempo in televisione. La palestra d'oro di questi anni di via Asiago (RadioDue), con la trasmissione radiofonica cult per eccellenza, unitamente ai trascorsi televisivi di Stasera pago io (di cui vi ripropongo due estratti qui, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=3112&idCnt=3177&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Spettacolo^Prima+serata^FIORELLO#1 e qui, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=3110&idCnt=3176&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Spettacolo^Prima+serata^FIORELLO#1) ha permesso a Fiorello di ingranare la quinta e percorrere un'autostrada del sole di rara bravura e simpatia, di tempi scenici e improvvisazioni geniali, da vero 'O Rey del tubo catodico, el Pibe de oro del plasma a 42 pollici. Inutile snocciolare i numeri di ascolto della settimana di Fiorello (basta dire che ha sempre vinto, con un'unica defaillance in concomitanza della caduta del governo Prodi, ma sono quisquilie...), attualmente l'unica vera e inconfondibile superstar della televisione italiana. Un tesoro da preservare e centellinare, come gocce rare di aceto balsamico stravecchio o come bottiglie introvabili di Bordeaux millesimato. Una vera chicca.
Obama - Clinton 2 a 2
E così, come davano le previsioni della vigilia, il senatore di Chicago Barack Obama ha vinto questa notte in South Carolina i caucuses dei democratici, battendo nettamente Hillary Rodham Clinton e ancor di più John Edwards. Il risultato è abbastanza sorprendente, nelle dimensioni del voto se non altro, poichè gli analisti americani non si aspettavano certamente una vittoria per k.o. ma ai punti. Invece il senatore afroamericano ha ricevuto 295.091 voti (pari al 55% delle preferenze) contro i 141.128 (corrispondenti al 27% dei voti) della Clinton (http://www.nytimes.com/) dando una notevole prova di "forza" elettorale soprattutto nel suo bacino d'influenza, come è la Carolina del Sud. I sostenitori di Obama hanno quindi ripreso fiducia e convinzione, dopo la sconfitta in Nevada del 19 gennaio scorso, alimentando ora una corrente di previsione più che positiva in vista del "supertuesday" del 5 febbraio, dove si voterà in 22 Stati americani, e dove, probabilmente, uscirà in modo definitivo il nome del candidato democratico alla Casa Bianca per il voto finale del 4 novembre prossimo.
sabato 26 gennaio 2008
Cuffàro & i cannoli indigesti
A quanto pare la "scuola Mastella" (succursale dell'Università "Soprano") sta facendo tendenza. Il nuovo modo di presentarsi in qualche aula importante (che sia la Camera dei Deputati o palazzo d'Orleans, sede della Regione Sicilia, poco importa) e di comunicare, possibilmente con voce rotta dall'emozione e qualche lacrimuccia di contorno che fa tanto pendant, agli attoniti (anche se fanno finta...) astanti la decisione di presentare le proprie irrevocabili dimissioni (vuoi da ministro della Giustizia, vuoi da Governatore della Regione siciliana) sta prendendo sempre più piede. Anche Totò Cuffàro non ha voluto mancare a questo "nobile" appuntamento con le dimissioni in stile ceppalonico. Oggi pomeriggio ha rassegnato le sue dimissioni e la notizia ha fatto scalpore perchè lui non deve aspettare l'esito di un'inchiesta giudiziaria (come nel caso di Mastella) ma, evento più unico che raro, è stato già condannato a 5 anni (e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici) per favoreggiamento di persona condannata per reati di mafia (articolo 378 comma due del codice di procedura penale) e per più di una settimana si è ostinatamente aggrappato alla sua poltrona, intenzionato a non mollare, contro tutto e contro tutti. E questa volta, nel suo discorso di commiato, il buon Salvatore (detto Totò) ha ricalcato il discorso dell'ex Guardasigilli di pochi giorni fa, con una piccola variante. Nel decidere la scelta obbligata tra la famiglia e il potere, ha detto di preferire senza indugio alcuno...i cannoli! Sì, proprio quei cannoli tipici siciliani che il giorno della sentenza di condanna un astuto e fraterno pasticciere gli ha fatto recapitare a palazzo d'Orleans, facendo scoppiare una polemica che nessuno si aspettava e restituendo la figura del Governatore a quella giusta dimensione che gli compete: la macchietta, la teatralità, lo stereotipo del siculo con la scoppola e con la lupara (e con i cannoli nella panza...). Una figura che, sono certo, mancherà nei prossimi giorni a tutte quelle persone che per farsi due risate non andavano più al cinema, ma al palazzo della Regione, a vedere e ad applaudire il loro personalissimo Totò!
il figlio del "boss" e la censura alle "Iene"
Ieri sera, in apertura del programma di ItaliaUno "Le Iene", i conduttori Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ilary Blasi hanno denunciato in diretta tv che la proprietà Mediaset, all'ultimo minuto, aveva "impedito" la messa in onda di un servizio realizzato da Alessandro Sortino che raccontava il viaggio a Ceppaloni e l'incontro-scontro con Elio Mastella, figlio dell'ex Guardasigilli, di cui esiste già la versione cult su YouTube (http://it.youtube.com/watch?v=WkEAmv37HsM) estratto da SKYTG24. La censura della rete berlusconiana sul servizio delle Iene, mi dà l'idea e la sensazione dell'azienda che in un frangente così delicato (politicamente parlando) non voglia andare a rompere le uova nel paniere al massimo artefice della caduta del governo Prodi (e del conseguente "regalo" a sua emittenza), ma che anzi cerchi di ingraziarsene le simpatie ed i servigi al fine di permetterne una sorta di "fedeltà" politica di schieramento (e il cavaliere saprà come sdebitarsi...). Certo, in questo momento storico, non mi sembra che il clan Mastella attraversi un periodo sereno e spensierato. A parte le note vicende giudiziarie della moglie e del consuocero, a parte la "vetrina" televisiva del figlio, mi sembra che un'altra nube polemica si stia addensando sul capo (recentemente tinto di fresco) dell'ex ministro. Proprio oggi un articolo sul Corriere della Sera, a firma di Dino Martirano, ci informa di alcune nomine "last minute" effettuate dal buon Clemente il 15 gennaio scorso (data stranamente contigua con la decisione di uscire dal Governo...) con un decreto per la formazione del comitato direttivo della Scuola della Magistratura (chiamata a valutare i curricula dei togati), la cui sede (ancor più singolarmente) è Benevento, sede del collegio elettorale dell'ex Guardasigilli. E ancor più curioso è il fatto che tra i nominati ci sia l'avvocato Titta Madia, legale di Sandra Lonardo, che in questo caso non ha sentito il dovere di rinunciare per una sorta di "incompatibilità" familiar-professionale, al contrario di un altro nominato (il pubblico ministero Donato Ceglie) che svolge le sue funzioni alla procura di Santa Maria Capua Vetere, e che ha rinunciato (con coerenza e intelligenza) alla nomina di Mastella. Ora queste nomine dell'ultimo minuto operate dall'ex Guardasigilli saranno messe sotto la lente d'ingrandimento del Consiglio dei Ministri, che seppur sfiduciato, continua a svolgere l'attività di ordinaria amministrazione. Sono curioso di sapere come andranno a finire queste altre "tegole" cadute inopinatamente sulla famiglia dei Soprano-Mastella. Non credo che si risolveranno nella classica bolla di sapone...
venerdì 25 gennaio 2008
eppure lo rimpiangeremo...
E così alle ore 20.43 del 24 gennaio 2008 il "boia" prescelto per l'esecuzione (Mastella) ha fatto calare la ghigliottina sulla testa di Romano Prodi, decapitandolo e ponendo fine ad un governo che è stato in carica per poco più di 600 giorni, tra alti e bassi, lenzuolate e voti di fiducia, risse isteriche e pugnalate alle spalle. Si chiude definitivamente una fase politica che circa due anni fa aveva dato la sensazione della novità, della liberalizzazione, dell'anticorporativismo, dell'unione di più anime riformiste e democratiche, accomunate dall'idea di operare per il bene comune del Paese, dei cittadini. Invece il risultato, desolante e deludente, è ora sotto gli occhi di tutti. Quei 161 senatori che hanno detto ieri sera "no" a Prodi, hanno detto "no" anche a quella metà degli italiani che avevano riposto fiducia e speranza di cambiamento nell'operato del Professore bolognese. Un "no" che è stato come una cintura esplosiva legata alla vita del kamikaze di Ceppaloni, pronto a farsi saltare in aria per perorare la causa del fondamentalismo berlusconiano. Illuso dalle "sirene" in top e autoreggenti che lo aspettavano nel "paradiso" di Arcore, l'uomo del Sud ha deciso di sacrificarsi e si è immolato facendo una carneficina politica e sociale, distruggendo tutto e tutti, lasciando per terra frammenti umani, tessere di partito, gadget ministeriali. E lasciando per terra, insanguinata, anche la nostra speranza, la nostra voglia di una Italia pulita e caparbia, un'Italia di cui andare fieri, un'Italia da amare. E adesso? Che futuro avremo? Cosa ci aspetta dopo questa "strage" delle istituzioni? Personalmente mi auguro che il senso di civiltà e di saggezza che fanno parte del DNA del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano siano più che sufficienti per traghettare il nostro Paese fino al momento in cui recarsi alle urne per una nuova espressione di voto. Non prima, però, di aver riformato questo sistema elettorale iniquo e schizofrenico, una gran vera porcata calderoliana, che non permette una stabilità politica e operativa, non dà la sensazione di operare democraticamente, con la sicurezza di poter portare a termine i cinque anni di legislatura così come previsto. Mi auguro sinceramente che il prossimo presidente del Consiglio (che magari non sia nato a Milano, non abbia 71 anni e non sia proprietario di tre televisioni) dia una svolta al modo di interpretare la politica, senza se e senza ma, evitando le trappole delle coalizioni e degli assemblamenti di partitini e di entità famigliari, cercando di costituire una compagine governativa formata soprattutto da uomini probi, per bene (possibilmente incensurati) e leali nei confronti soprattutto di quei cittadini che ripongono in loro totale fiducia. E spero tanto che il prossimo primo ministro non ci faccia rimpiangere Romano Prodi...
giovedì 24 gennaio 2008
se l'Avvocato fosse tra di noi...
...oggi ci sentiremmo meno soli, meno tristi, meno individualisti. Ho voluto iniziare questo mio post pomeridiano ricordando la figura di Gianni Agnelli, l'Avvocato per antonomasia, scomparso esattamente in questo giorno, 5 anni fa. Purtroppo in questa triste giornata, in questa ricorrenza mesta e dolorosa, quasi nessun organo di stampa nè televisioni hanno dato ampio risalto all'evento, facendo quasi scivolare nell'oblìo il volto e la voce di questo grande, immenso e indimenticabile Italiano (merita senza dubbio la lettera maiuscola) che mai come in questo frangente, della vita politica e sociale del nostro Paese, avrebbe fatto sentire la sua illuminata saggezza e il suo delicato humour per stemperare i toni, esageratamente accesi, di un dibattito politico sulla fiducia a questo Governo (anche oggi pomeriggio, al Senato, solita indegna gazzarra dopo la dichiarazione di voto del senatore Cusumano, che ha avuto un malore a seguito di una aggressione verbale e fisica subìta). E sono più che sicuro che avrebbe speso parole significative (e di segno positivo) per l'operato fin qui svolto dal governo Prodi. Voglio chiudere queste poche righe, dedicate al ricordo di Gianni Agnelli, riproponendovi (per chi non l'avesse letto) un mio precedente post sull'evento (http://tpi-back.blogspot.com/2006/01/il-ricordo-dellavvocato.html), con la consapevolezza che non ne basterebbero mille per poter compiutamente tratteggiare la sua figura e la sua grandezza.
il nuovo "partito" di Vittorio Feltri
Credo di aver già detto, in un precedente post, che ai tempi del ginnasio ero un attento lettore del Corriere della Sera, all'epoca diretto da Piero Ottone. Proprio in quegli anni, ed esattamente nel 1977, un giovane redattore muove i primi passi nel mondo dell'informazione. Si chiama Vittorio Feltri, bergamasco, ha poco più di 30 anni ma già da qualche anno collabora con qualche giornale del Nord. Ha iniziato quasi ventenne a l'Eco di Bergamo, dove (con l'occasione che va spesso al cinema) viene incaricato di unire l'utile al dilettevole: recensire le pellicole che vede, tra un pop corn e l'altro. Dopo questa abboffata cinematografica passa alla redazione de la Notte, successivamente al Corriere d'informazione e, finalmente come accennavo, nel 1977 approda al Corriere della Sera. Dopo 6 anni da anonimo redattore, riesce ad ottenere la poltrona (prestigiosissima!) da direttore di BergamoOggi, uno dei quotidiani dell'epoca più diffusi dell'Italia (padana) e, grazie a questi grandi numeri, nel 1984 viene richiamato al Corriere della Sera, dove magnanimamente qualcuno gli offre una stanzetta e una scrivania da inviato. Come gesto di grande riconoscenza, il buon Vittorio qualche anno dopo, alla fine degli anni 80, lascia e se ne va a dirigere un quotidiano non troppo venduto: l'Indipendente. Bene o male qualche copia riesce a venderla e così un certo Paolo Berlusconi (forse illustre omonimo dell'ex presidente del Consiglio) decide di chiamarlo alla guida de il Giornale come successore niente di meno che di Indro Montanelli, che nel frattempo aveva sbattuto fragorosamente la porta per dissidi e incomprensioni con la proprietà. Sfruttando la scia montanelliana, Feltri riesce a far aumentare le vendite del giornale berlusconiano e nel 2000, grazie ad una sontuosa buonuscita (in lire) decide di salutare la compagnia e di fondare (ed editare) un nuovo giornale, Libero, che oggi, a mio modesto avviso, è diventato anche un "partito" con 132.000 iscritti (stando all'ultimo accertamento diffusione stampa dell'ottobre 2007) che cerca di "pilotare" la crisi di governo, pontificando con i suoi (abbastanza) rozzi editoriali, aggredendo verbalmente (anzi con la scrittura) Prodi ed il suo operato, facendo opera di "lecchinaggio" editoriale nei confronti dei suoi padre-padroni (i Berlusconi), sempre pronti ad assisterlo finanziariamente in caso di bisogno. Ora, non vorrei dire, ma il buon Vittorio negli ultimi tre giorni ha mandato in stampa tre prime pagine del suo giornalino con questi titoli: L'incubo è finito (martedì), Morto in piedi (ieri), Ma sei ancora qui? (oggi), accompagnandoli con altrettanti editoriali al calor bianco, insultando, digrignando la dentiera per far sì che il presidente del Consiglio rassegni le dimissioni non già per la sfiducia (probabile) del Senato oggi pomeriggio, ma solo per la volontà del "partito" di Feltri e dei suoi 132.000 padani. Un direttore di giornale, così attaccato alla sua poltrona, che invita ad andarsene chi della poltrona non ne fa certamente lo sport preferito (abituato com'è al sellino di una bicicletta), mi sembra perlomeno anacronistico e non proprio da uno senza macchia e senza paura. Volevo ricordare al buon Vittorio che (forse distratto dalla preparazione delle sue prime pagine e dei suoi editoriali) le dimissioni si dovrebbero dare anche (soprattutto) in campo giornalistico. A maggior ragione quando si ha nell'armadio qualche "scheletro" giudiziario (http://www.legge-e-giustizia.it/2000%20DOCUMENTI/novembre%2024%202.htm), (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/02_Febbraio/13/feltri.shtml), (http://www.rainews24.it/notizia.asp?newsID=72704) non si può puntare, con leggerezza e con nonchalance, il dito contro qualcuno. Meglio prima specchiarsi nella propria coscienza. Ammesso che la si abbia.
mercoledì 23 gennaio 2008
crisi di governo e nervi a fior di pelle
Ogni giorno che passa, con il trascorrere impietoso delle ore prima del voto di fiducia di oggi pomeriggio alla Camera, e di domani al Senato (a meno di clamorose dimissioni di Prodi), ogni dichiarazione alla stampa, o nei salotti televisivi, di qualche politico, sia di destra che di sinistra, mi trasmette (nella mia posizione di osservatore e di cittadino) una palpabile e per certi versi inusitata sensazione di nervosismo parossistico, di incontrollato (e incontrollabile) self control politico. In parole povere, questa crisi di governo sta lacerando i già precari equilibri di buona creanza e di buona educazione tra i rispettivi schieramenti, e tra i principali esponenti degli schieramenti stessi. Da una parte il ben noto "nervosismo" mastelliano di cui già vi ho riferito nei precedenti post (in particolare in quello di Porta a Porta), dall'altra le baruffe e i toni alti di ieri sera tra PierFerdinando Casini e Rosy Bindi nel corso della puntata di Ballarò (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=27503&idCnt=69319&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^BALLARO%27#1) dove uno strepitoso inizio di puntata dell'ottimo Maurizio Crozza ha fatto "lavorare" tutti i muscoli facciali di chi vi scrive (a forza di risate, ovviamente). Il nervosismo, in verità alquanto sorprendente e non del tutto giustificato, di Casini l'avevo già notato nella puntata di domenica scorsa di Chetempochefa su RAITre (http://www.chetempochefa.rai.it/TE_videoteca/1,10916,1085394,00.html), con un Fabio Fazio un pochino "elettrizzato" (forse anche per le stucchevoli polemiche seguite alla partecipazione di Adriano Sofri) e con una deliziosa Luciana Littizzetto che, nel suo intervento finale, sottolineava la serafica "calma" dell'onorevole Casini. Altre forme di manifestazioni di nervosismo le ho intraviste anche nel cavaliere, che in caso di non elezioni minaccia di portare (ancora!) in piazza il popolo dei forzisti, seguito a ruota dalle dichiarazioni bellicose (ma ormai le possiamo considerare come quelle di un vecchio e rincoglionito reduce...) del senatur Umberto Bossi, che invita i padani alle armi e alla rivoluzione. Insomma, alla fine abbiamo un bel quadrettino di iperarteriosi, nervosi cronici e produttori di bile vari sull'orlo di una crisi non già di governo, ma di nervi. Con le barelle dei pronto soccorso degli ospedali sempre pronte e a disposizione...
la mala Università e la casta dei "baroni"
L'annullamento della visita di Benedetto XVI all'Università "La Sapienza" di Roma e le conseguenti, feroci polemiche non ancora assopitesi, hanno distolto (ed in parte coperta) l'attenzione degli organi d'informazione dalla situazione, all'interno degli atenei italiani, riguardante l'annoso problema delle cattedre assegnate, dei ricercatori e delle classifiche di merito (in realtà già determinate) stilate in base all'albero genealogico del Rettore o del Preside di Facoltà piuttosto che dell'effettivo merito. Tanto per citare un esempio recente, il Magnifico Rettore della "Sapienza", Renato Guarini, è stato iscritto (dalla procura di Roma) nel registro degli indagati per abuso d'ufficio, in relazione ad un presunto "scambio" di favori tra la massima autorità universitaria e un certo Leonardo Di Paola, architetto più o meno apprezzato, nonchè docente di Estimo nella medesima Università, ma anche presidente della società C.p.C. (Compagnia Progetti e Costruzioni S.p.A.), finita sotto la lente d'ingrandimento della Guardia di Finanza, a seguito di una inchiesta aperta dal Procuratore Aggiunto, Maria Cordova, e dal Pubblico Ministero, Angelantonio Racanelli per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, nel piazzale della Minerva, dal ragguardevole costo di circa 8 milioni di euro. A tutto ciò aggiungiamoci anche una interpellanza parlamentare (che purtroppo lascia il tempo che trova...) del 15 ottobre scorso (http://www.camera.it/resoconti/resoconto_allegato.asp?idSeduta=223&resoconto=bt56¶m=bt56) e il quadro mi sembra abbastanza indicativo (oltre che esaustivo) degli intrecci perversi, e delle radicate situazioni di nepotismo cattedratico, all'interno di molte Università italiane (ricordiamoci anche del recente scandalo all'Università di Bari, in aggiunta a quelli di Messina, Macerata e Siena) da far sembrare, al confronto, la "querelle " Mastella e Lonardo & Co. (a proposito di nomine pilotate per aziende e ospedali nel beneventano) una sorta di gioco di società, un Monopoli riveduto e corretto, in salsa partenopea. In buona sostanza, l'assuefazione all'illecita gestione delle cattedre universitarie, degli enti pubblici, delle poltrone che contano e di tutto ciò che è diretta conseguenza di una "nomina", sta portando il nostro Paese sull'orlo di un precipizio (morale e materiale) che ha le ben note fattezze di una immensa discarica, maleodorante e non riconvertibile. Una cloaca massima, a forma di stivale, che sta inghiottendo tutto, compresa anche la nostra dignità (o quello che ne resta) di indolenti e narcotizzati cittadini.
Mastella e l'emergenza (?) democratica...
Rivedo con calma la registrazione della puntata di Porta a Porta di lunedì, giorno topico della "controperazione Mastella", e riascolto le parole, le frasi quasi ripetitive e ossessive, che l'ex ministro di Ceppaloni ha ripetuto nel salotto di Bruno Vespa. Ha voluto fare una sorta di discorso due, riveduto e non corretto, dopo il suo intervento a sorpresa alla Camera dei Deputati con le clamorose dimissioni che di fatto hanno dato il via alla crisi di governo. Per chi se la fosse persa, ripropongo la puntata integrale in modo che ci si possa fare un'idea più precisa e circostanziata dell'uomo politico che, quasi come un nuovo Calimero piccolo e nero, è stato abbandonato e non "lavato" nella grande lavatrice istituzionale, nonostante le rassicurazioni che poi abbiamo ascoltato ieri da Prodi alla Camera, con cui si avvisava il Paese che Clemente (sia umanamente che politicamente) non era stato "scaricato". Invece, a quanto mi pare di capire, l'acredine e il veleno politico che l'ex Guardasigilli sprizza da ogni poro, è la conseguenza naturale del risentimento per essere stato "distrutto" giudiziariamente dall'inchiesta (a suo modo di vedere illecita e illiberale) della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con tutto il ben conosciuto contorno di provvedimenti restrittivi per moglie e suocero. Da notare anche (nel corso della puntata di lunedì, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=27462&idCnt=69290&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^PORTA+A+PORTA#1) la mancanza di autocontrollo nervoso dell'uomo politico di Ceppaloni quando Piero Sansonetti, direttore di Liberazione (giornale non certamente di destra...) lo ha attaccato frontalmente senza mezzi termini, provocando un travaso di bile nel martoriato fegato di Clemente. Inutilmente Vespa ha cercato di fare l'infermiere o il pompiere di turno. L'elettricità nervosa (latente e non) presente nello studio televisivo era a livelli da black out di piena estate, con sovraccarico incorporato. Alla fine della visione della puntata, devo dirlo con sincerità, mi è rimasta un'amara delusione di fondo, forse perchè avevo sopravvalutato le qualità (umane e politiche) del Calimero piccolo e nero della Campania, e ancora una volta mi devo ricredere. Ma questa non è una grande novità...
martedì 22 gennaio 2008
l'elisir (proibito) di Hugo Chavez
Gratta gratta, alla fine la sorpresa esce. Molti si erano domandati con una certa curiosità da dove venisse fuori l'aitanza giovanile e taurina del presidente del Venezuela, Hugo CHAVEZ, salito agli onori della cronaca recentemente più per la sua focosa relazione con la "pantera nera" delle passerelle, Naomi CAMPBELL, che per le sue capacità di statista e di uomo politico dalla caratura internazionale. Il segreto è stato svelato (forse involontariamente, forse no) dallo stesso leader venezuelano in una delle sue recenti e logorroiche interviste alla stampa "rosa", assetata (come è logico e prevedibile) di notizie e risvolti piccanti della sua ormai planetaria love story con Naomi. La ricetta magica, la pozione miracolosa che gli permettono ancora (alla non più tenera età di 54 anni) prestazioni siffrediane e muscoli alla Schwarzenegger è rappresentata dalla coca. No, non la famosa bevanda americana, ma l'altrettanto famigerata "foglia di coca" (da cui si ricava la "pasta di coca" e successivamente la cocaina) che il presidente mastica abitualmente a tutte le ore come fosse una normale ed innocua chewing gum. Ne dà notizia un giornale latino della Florida, il Nuevo Herald, ripreso anche da una corrispondenza di Rocco Cotroneo sul Corriere della Sera di oggi, a pagina 21. Nella sua alquanto pittoresca sortita mediatica, il presidente sudamericano "chiama" in causa anche il suo amico e collega (come presidente, ma anche come consumatore di coca...) Evo MORALES, numero uno della Bolivia e "fornitore" ufficiale di coca del "toro" di Caracas. Dopo questa notizia, spero vivamente che nei prossimi giorni non venga fuori qualche scoop sulle qualità nascoste di Nicolas SARKOZY e sulle sue abitudini masticatorie. Spero per lui che il segreto del suo successo, nella antica e raffinata ars amandi, risieda soprattutto nelle afrodisiache proprietà del patè di foie gras e delle ostriche...
Mastella, il Bruto del XXI secolo
Più che le Idi di Marzo della Roma antica, ci volevano le Idi di Gennaio della Roma moderna per consegnare alla storia (e ai posteri) la figura e la "personalità" politica del novello Bruto di Ceppaloni che ha trafitto con il pugnale (trafugato dalla cassaforte dei corpi di reato del ministero della Giustizia) il cuore del suo Cesare Romanus Prodibus che diciotto mesi prima lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, distogliendolo dagli intrallazzi di famiglia e dalle nomine dei direttori di aziende sanitarie e degli Ordini degli Ingegneri. Il nostro Clementis Mastellorum lo ringraziò e promise eterna riconoscenza al suo mentore, ma, alle prime lusinghe di Silvius Berlusconibus, antico abitante della selva di Arcore, cadde in tentazione e in cambio della promessa di un posto da esattore delle gabelle, voltò le spalle a Cesare Romanus e si alleò con Silvius (detto anche lo "sventrapapere") provocando così la morte del governo romano e del suo augusto imperatore. Cui prodest? Questa è l'amletica domanda che tutti i cittadini si stanno facendo, in attesa di conoscere il loro futuro e quello della nuova Roma. Molto probabilmente questa crisi (e questa "morte politica") fa molto comodo ai sostenitori del "porcellum" che così potranno continuare ad esistere e a mangiare al desco istituzionale. I vari Lambertus, PierFerdinandus, GianFranciscus hanno già costituito un nuovo triumvirato che porterà appoggio e voti al nuovo governo che si andrà a formare, confidando magari in prossime Idi di Maggio, dove qualcun altro impugnerà il pugnale per trafiggere il cuore (ormai vecchio e malandato) di Silvius...
lunedì 21 gennaio 2008
Antonello Piroso, nuovo "ras" de La7
Ho seguito con curiosità alcune puntate di Omnibus su La7, nell'ultimo periodo dello scorso anno, condotte da Antonello PIROSO, e devo dire che non avevo notato, in questo bravo ma fino a poco tempo fa semisconosciuto giornalista, un modus operandi da nuovo "ras" della televisione di Marco Tronchetti Provera, seppur titolato come direttore delle "news" e recentemente nominato capo della testata giornalistica sportiva. Mi sono dovuto ricredere leggendo una sua intervista, pubblicata nel nuovo numero di Prima Comunicazione, il mensile specializzato nel trattare questioni radiotelevisive e della carta stampata, in cui ci informa delle sue nomine (con un metodo, a mio modesto avviso, a metà strada tra Caligola e Terzo Reich) fatte recentemente, come quella di Gaia Tortora a capo della redazione politica (suscitando proteste e scioperi tra i redattori, culminate con un esposto all'Ordine dei Giornalisti che ha comunque "assolto" Piroso) e successivamente la nomina di tale Daniela Grandi a capo della redazione spettacoli (anche qui mugugni a non finire...), dando l'idea di quello che professionalmente potrà anche essere considerato bravo e gran lavoratore, ma che umanamente lascia molto a desiderare, soprattutto in virtù di troppe nomine "amiche" nei confronti di "protette" e di giornaliste a lui simpatiche e accondiscendenti. Non credo che Tronchetti Provera abbia troppo tempo a disposizione (considerando anche quello che dovrà concedere, beato lui, ad Afef...) per occuparsi dei comportamenti e delle decisioni un pò troppo "padronali" di Antonello Piroso, ma secondo me qualche venticello di protesta all'orecchio gli arriverà e per il nuovo "ras" de La7 si prospetteranno giorni un pochino più difficili di questi...
Fiorello, il fiore più bello della TV
Devo confessare che il mio nuovo calendario del 2008 (non è di Frate Indovino nè di una pin-up ma semplicemente di un istituto bancario) al giorno 21 gennaio, S. Agnese vergine, riporta un bel circoletto rosso, messo lì per ricordarmi un appuntamento televisivo a cui non voglio assolutamente mancare. Questa sera, subito dopo il TG1 delle ore 20.00, andrà in onda la prima puntata del nuovo micro-show di Rosario FIORELLO, dal titolo Viva Radio2 minuti, che poi non saranno due ma dieci o poco più. Una nuova sperimentazione televisiva del mattatore siciliano e della sua banda (Marco Baldini , Enrico Cremonesi, Tommasino Accardo, Riccardo Cassini, etc...) che prevede varietà, sketch, ospiti e musica, con i due minuti del titolo riferiti al tempo "effettivo" di varietà, al netto degli annunci, degli ospiti e di tutto il contorno. Ieri sera, a tarda ora, la RAI ha rimandato in onda la versione "remix" dello Speciale TG1 (già trasmesso qualche settimana fa) curato da Vincenzo MOLLICA dal titolo "Fiorello delle meraviglie" (http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=26787&idCnt=69179&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^SPECIALE+TG1#1) che è servito, a mio modesto avviso, anche come segno "riparatore" e di ricucitura nei rapporti tra la dirigenza dell'azienda pubblica e l'artista siciliano, il quale aveva minacciato la sospensione (anzi l'annullamento) della trasmissione perchè si sentiva "tradito" dalla poca promozione e attenzione della ReteUno per questo suo nuovo prodotto. Invece, nelle ultime due settimane la RAI ha intensificato i "promo" (godibilissima l'imitazione riveduta e corretta dell'annunciatrice anni Settanta, Nicoletta ORSOMANDO), ha inserito nel TG di ieri sera la notizia in coda e quindi ha ristabilito il giusto feeling con FIORELLO, vera punta di diamante e fuoriclasse, oramai da sette anni (prima edizione di "Stasera pago io...") della rete ammiraglia dell'azienda pubblica radiotelevisiva. Accettate il mio consiglio, cari lettori: non perdetevi l'appuntamento di questa sera con Rosario FIORELLO. Ne vale proprio la pena.
ancora sull'operazione Mastella...
Devo ritornare ad occuparmi del "caso Mastella" dopo aver dato una sommaria lettura all'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dott. Francesco CHIAROMONTE, che tanto "rumore" ha provocato in questi ultimi giorni, soprattutto dopo le dimissioni dell'ex Guardasigilli (a seguito degli arresti domiciliari per sua moglie Alessandrina, detta Sandra, LONARDO e per suo suocero, l'ingegnere Carlo CAMILLERI), le polemiche che ne sono scaturite, gli applausi bipartisan in aula a Montecitorio e tutta la sequela di dichiarazioni di politici e non. Leggendo l'ordinanza (http://www.ilresto.net/media/download/Ordinanza1Mastella.pdf) nella sua completezza (http://www.ilresto.net/media/download/Ordinanza2Mastella.pdf), e ringraziando doverosamente chi me l'ha fornita (http://www.ilresto.net/default.asp?id=12&mnu=12), ho avuto anch'io, nel mio piccolo, la subliminale sensazione che "qualcuno" abbia "preparato" il tutto con certosina e sapiente qualità investigativa, come sostiene Clemente MASTELLA nella sua informale chiacchierata in auto (mentre ieri mattina si recava da Ceppaloni a Roma, piazza San Pietro, per ascoltare l'Angelus di Benedetto XVI) con il giornalista del Corriere della Sera Lorenzo SALVIA, pubblicata oggi a pagina 6. L'ex Guardasigilli, tra un caffè in autostrada, una canticchiata sulle note di Fred Bongusto e della sua "Tre settimane da raccontare" trasmessa da Radio Kiss Kiss (la preferita dell'ex ministro) e una invettiva (labile ma sincera) contro il suo ex collega Alfonso Pecoraro Scanio, esplicita a chiare lettere che, secondo lui, i Carabinieri hanno "chiosato", ovvero che nelle carte dell'ordinanza si leggono commenti e "interpretazioni" diciamo così poco istituzionali, e poco in linea con le semplici trascrizioni delle normali intercettazioni telefoniche. Io non sono qui in veste di difensore dell'ex ministro della Giustizia (ci mancherebbe altro) ma, ripeto, dopo la lettura delle pagine dell'ordinanza di custodia cautelare, ho avuto qualche incertezza e qualche titubanza di pensiero sulla linearità di tutta questa mastodontica "operazione Mastella", e delle relative decisioni giudiziariamente alquanto "pesanti", e forse anche un pochino intrise di preordinata volontà vessatoria nei confronti di una realtà politica a carattere locale. Non so voi, ma io credo che continuerò a seguire questa inquietante storia dai probabili risvolti a sensazione che si potranno avere nei giorni a venire. Siamo solo all'inizio...
domenica 20 gennaio 2008
orgoglio napoletano & monnezza partenopea
Un bell'articolo dello scrittore napoletano Raffaele La Capria, pubblicato oggi a pagina 28 del Corriere della Sera, mi ha fatto riflettere sulla situazione e sulle caratteristiche "storiche" del popolo partenopeo. L'ottantacinquenne saggista e romanziere (Premio Campiello alla carriera) ha evocato nel titolo del pezzo giornalistico ("Napoli e i tre flagelli biblici che insidiano tutta l'Italia") il pesante fardello che la città deve sopportare quasi fosse una sciagura biblica. Anzi tre. La Camorra, la Classe Dirigente e la Classe Politica. Tre gravissime menomazioni sociali e secolari che affossano la Napoli più orgogliosa, più vera, meno truculenta e assetata di potere di quanto la storia abbia scritto fino ad ora. L'ultimo colpo di maglio è stato inferto dal "caso Pianura" e dalla rivolta di frange "cooptate" dalla Camorra e dai poteri politici corrotti per sfruttare l'emergenza rifiuti (e tutto ciò che ne consegue) affinchè rimanga tutto com'è (e come sempre è stato), con le inefficienze delle Istituzioni, il controllo sul territorio della Malavita, la corruzione a macchia di leopardo, la volontà di chi comanda nel voler far apparire Napoli come un corpo "estraneo" nel tessuto sociale ed economico dell'Italia. Le critiche feroci, gli articoli al veleno della stampa nazionale ed estera, il degrado e la sporcizia, l'invivibilità e gli incendi ai cassonetti, la violenza contro le forze dell'ordine e i vigili del fuoco hanno disegnato (agli occhi del mondo) un volto di Napoli (e di tutta la Campania) che non è quello dei napoletani onesti, orgogliosi della loro storia e del loro modo di "arrangiarsi" in qualunque situazione, anche quelle più estreme e disperate. Non si può chiedere a Napoli e ai napoletani di cambiare sistema se poi è il "Sistema" che non vuole far cambiare Napoli. Non si può pretendere di invocare un cambiamento nella gestione della città e della sua classe politica se poi è da 30 anni che chi ha il potere si appropria del denaro pubblico (o lo sperpera) con appalti, concessioni, sovvenzioni e subappalti truccati grazie alle infiltrazioni camorristiche. Il tanto criticato Antonio Bassolino, nei primi anni della sua amministrazione, fece ripulire piazza Plebiscito dal traffico, dalle macchine e dalla monnezza, restituendo alla piazza e a Palazzo Reale l'aspetto della Napoli nobile e civile, suscitando l'entusiasmo e la partecipazione attiva dei cittadini, facendo rivivere una sorta di neo Rinascimento culturale e sociale, ripulendo monumenti, riaprendo chiese e musei, organizzando eventi internazionali e concerti dalle folle oceaniche. Tutto ciò riuscì a far risorgere l'orgoglio napoletano, quello genuino e radicato nel DNA di tutti quelli nati all'ombra del Vesuvio. Tutto sembrava così bello da apparire quasi irreale. E difatti il bel sogno non durò molto. Le "teste" tagliate al drago dell'inettitudine e della corruttela pian piano ricrebbero, i gangli vitali del potere camorristico e politico a poco poco si impossessarono di nuovo della Città e tutto tornò come era, come la storia aveva sempre consegnato ai posteri e ai sognatori, svegliati bruscamente dai soliti morti ammazzati della Camorra e ammorbati dal nauseabondo olezzo della "munnezza" che accompagna, senza soluzione di continuità, la vita (o la morte) della Napoli che ci piacerebbe avere e che invece purtroppo non abbiamo.
Clinton - Obama 2 a 1
E così dopo il terzo set di questo lunghissimo match elettorale per le presidenziali americane, Hillary Rodham Clinton passa in testa nel computo delle vittorie su Barack Obama, dopo i caucuses di questa notte in Nevada, ottenendo il 51% dei voti, contro il 45% del suo avversario afroamericano. Ad onor del vero Obama non ha perso completamente. Infatti, grazie ad un complicato calcolo (tutto a stelle e strisce) il senatore ha conquistato 13 delegati contro i 12 di Hillary (vince alla fine chi raggiunge il numero di 2.025 delegati) e, per ora, è distanziato di 100 delegati (http://www.latimes.com/news/politics/primaries/), ma la corsa per la vittoria è ancora molto lunga. Anche in questa votazione (come già avvenne nella precedente nel New Hampshire) la moglie dell'ex presidente degli Stati Uniti è riuscita a vincere grazie al voto delle donne, tornate a sostenere in massa Hillary dopo la sua prima sconfitta in Iowa lo scorso 3 gennaio. Un aiuto non di poco conto, considerando il numero delle donne in America, che unito al look presidenziale, alla foto di famiglia e alle promesse in campagna elettorale, dovrebbe costituire un buon gruzzolo di speranze per la vittoria finale, anche se chi vi scrive è sempre tifoso del senatore afroamericano (come già segnalato nei due post precedenti dedicati alle presidenziali americane) e non dispera di vedere alla Casa Bianca, a novembre prossimo, il primo presidente di colore. Prossimo appuntamento il 26 gennaio in South Carolina.