giovedì 25 febbraio 2010
sabato 20 febbraio 2010
Antonella Clerici, nostra signora del tortellino
giovedì 18 febbraio 2010
un Caligola a Palazzo Chigi
martedì 16 febbraio 2010
non è solo una questione di volpi e di pollaio
Cerchiamo di mettere bene a fuoco la situazione. L'effetto domino innescato dal terremoto dell'inchiesta della Procura di Firenze su Bertolaso & C. sta facendo parlare (e sparlare) alcuni protagonisti della vita politica italiana. Il Cavaliere in primis che, memore della stagione di Tangentopoli, non ha proprio alcuna voglia di correre il rischio di venire spazzato via da questa nuova ondata di amore per la legalità e per la giustizia. Lui parla di pollai e di piccole volpi che metaforicamente (mica poi tanto) si introducono per rubare quanto più è possibile e che cercano di non restare impigliati nella tagliola dei giudici. A volte senza riuscirci. E poi c'è il presidente della Camera che dice ai giovani di non preoccuparsi, che questa non è una Tangentopoli due, che chi ruba lo fa esclusivamente per se stesso, non già (come una volta) per il partito. Non mancano di certo pure gli opinionisti dell'ultima ora che amano schierarsi dalla parte di chi indaga, costi quel che costi. Anche a rischio di vedersi sputtanato l'amico del cuore con la colonna vertebrale bisognosa di cure amorevoli, magari presso il Salaria Sport Village di Roma. Sì, proprio quello dove lavora la Regina (Profeta) di tutte le escort. No miei cari amici e lettori. Qui il problema non è solo e soltanto punire chi dà e chi riceve tangenti al fine di prevenire questo malcostume. Qui il vero nodo della situazione è solamente quello di evitare che torni l'onda anomala della corruzione, figlia di Tangentopoli uno, che sconvolse e affossò l'Italia degli anni 90. Con i risultati politici, ma soprattutto economici, che sono sotto gli occhi di tutti. Il nostro Paese non si è più ripreso da quella batosta e la nuova classe politica (se così impropriamente la vogliamo chiamare), oltre a essere corrotta come la precedente (se non peggio), è anche molto meno affidabile. In buona sostanza, aver azzerato una DC o un PSI per ritrovarci oggi un PdL e una Lega Nord non mi sembra di certo un buon affare. Basta fare un paio di esempi. Chi mai, tra i politici della Prima Repubblica, avrebbe proferito frasi infami come rastrellare gli extracomunitari casa per casa? E chi, tra i politici dell'epoca di Craxi, si sarebbe mai messo in testa di dubitare della laicità dello Stato, delle grandi conquiste civili come il divorzio, l'aborto e quant'altro? Nessuno. Allora esistevano delle conquiste e dei valori condivisi (per quanto criticabili e opinabili fossero). Esistevano dei confini oltre i quali non era lecito spingersi. Oggi, invece, in Italia è ritornato in auge un malinteso senso dell'onnipotenza politica, giustificata dal consenso: vinco le elezioni e quindi faccio quel che mi pare. Sono un anchorman della tv pubblica (o commerciale) che fa molta audience e quindi invito chi mi pare. Sono un capitano d'industria che dà lavoro e quindi prendo contributi dallo Stato e licenzio chi mi pare e piace. Gli esempi, come si intuisce, sono infiniti. Sono, purtroppo, tutte conquiste della Seconda Repubblica. E se adesso ne arrivasse una Terza (a seguito di un'ipotetico azzeramento dell'attuale classe politica o dirigente), staremmo veramente tutti freschi. Basti pensare a chi potrebbe essere un sostituto di un Berlusconi o di un Bossi: per caso un Alfano o un Cota? Per carità! E che dire allora del versante economico? In Italia oggi viene considerato economista uno come Tremonti che era (che è) un semplice tributarista. Una volta c'erano i La Malfa, i Formica, perchè no i Cirino Pomicino. E adesso chi ci ritroviamo? Lasciam perdere. A me pare, comunque, che l'attuale situazione vada più che bene a certi poteri forti (compreso il Vaticano), indotti a credere che una sorta di Termidoro all'italiana sia inevitabile, perchè fatalmente con l'acqua sporca si butterebbero a mare anche i bimbi. E loro si spartirebbero tutto il resto. Altro che una semplice questione di volpi e di pollaio.
venerdì 12 febbraio 2010
FATE SCHIFO! (ma per davvero!)
Due parole. Soltanto due parole, per rendere bene il sentimento che alberga in questo momento in chi vi scrive e, credo, anche in tantissimi italiani. Due parole che il direttore de il Fatto Quotidiano ha scelto stamani per intitolare il suo editoriale. Due parole, gìà usate ieri dal sindaco aquilano Massimo Cialente (http://tv.repubblica.it/dossier/bertolaso-indagato/cialente-sciacalli-fanno-schifo/42452?video), per catalogare i protagonisti dell'ennesimo scandalo all'italiana fatto di sesso, corruzione e sciacallaggio morale: FATE SCHIFO! Non ci sono altre espressioni per poter definire i contorni di questa squallida storia di denari sperperati e rubati, di corruzione continua, di favori per potenti e intrallazzatori a base di massaggi e ripassate. Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica non hanno insegnato nulla; anzi, a ben guardare, sembra proprio che il cancro inestirpabile della corruttela e della mazzetta (anche convertibile con prestazioni sessuali a scopo fisioterapico) continui a far breccia nei sudici protagonisti della vita politica e imprenditoriale del nostro Paese. Come tanti rapaci e volgari avvoltoi, intrisi di melma grondante e di cinico imbarbarimento dell'animo, dei loschi individui si gettano famelici su sventure e tragedie italiche per poter vergognosamente trarre il massimo profitto dalla solita sciagura a tinte tricolori. Per potersi fare un'idea della bassezza umana e della volgare rappresentazione che ognuno dà della propria persona, basta scorrere le pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Firenze, Dott. ROSARIO LUPO (http://www.corriere.it/Media/pdf/ORDINANZA_CUSTODIA_CAUTELARE_110210.pdf). C'è da dire anche che il culmine dello schifo è rappresentato poi dalle dichiarazioni di chi dovrebbe per primo vergognarsi di tale situazione: proprio il presidente del Consiglio (avvezzo e forgiato alla corruzione e allo scambio di favori sessuali) si sente in diritto di dire ai giudici, che hanno scoperchiato l'ennesimo coperchio di questo nauseabondo pentolone di letame made in Italy, di vergognarsi. Che schifo! Nauseato ma non rassegnato, chiudo questo mio odierno post riproponendovi l'editoriale di Antonio Padellaro che mi sento di sottoscrivere parola per parola.
mercoledì 10 febbraio 2010
Guido Bertolaso, indagato non certo per caso
Non ci voleva proprio questa tegola giudiziaria (http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/10/news/arrestato_vice_bertolaso-2243342/) sul capo di Guido Bertolaso, in un momento di massimo splendore mediatico e quasi alla vigilia di una nomina a ministro (come anticipato dal Pifferaio di Arcore lo scorso 29 gennaio). Il potente ex medico, con specializzazione in malattie tropicali africane, si ritrova ora invischiato in una melma, fatta di inchieste e di intercettazioni telefoniche, molto più simile alle sabbie mobili che non agli sfarzosi palazzi del potere da lui frequentati nell'ultimo decennio. Va dato atto, comunque, al prode Bertolaso il significativo merito di aver rimesso tutti i suoi incarichi nelle mani del suo mentore di Palazzo Chigi, non appena saputo dell'avviso di garanzia. Un gesto assolutamente non comune e non praticato da ministri e potenti di turno di questa scellerata Seconda Repubblica, più propensi a bullonare le proprie poltrone al pavimento piuttosto che dar segnali al popolo di resa o di auspicabili dimissioni. Gettando un'occhiata al corposo curriculum di Bertolaso (insignito fra l'altro di onorificenze tipo Cavaliere di Gran Croce della Repubblica, medaglia d'oro al merito nella Sanità Pubblica, medaglia d'argento di pubblica benemerenza della Protezione Civile, cittadinanza onoraria di Ostuni e due lauree honoris causae) mi accorgo della parentela con un pezzo da novanta del Vaticano (Camillo Ruini è suo zio...) e allora capisco il motivo per cui nel 2000 affidano proprio a lui tutte le incombenze (lautamente remunerate) per il Giubileo e successivamente nel 2005 (alla morte di papa Wojtyla) l'organizzazione per i funerali del Pontefice più amato. Dal settembre 2001 è diventato (a seguito dello scioglimento per decreto della vecchia Agenzia della Protezione Civile, all'epoca diretta dal prof. Franco Barberi) uno degli uomini più potenti d'Italia, coccolato sotto l'ala protettiva dell'amato Silvio. Nel contempo è diventato inviso e soffusamente odiato da molti ministri con e senza portafoglio, forse proprio perchè il suo è senz'altro il portafoglio più gonfio di tutti: una sorta di bancomat illimitato, un pozzo senza fine, da cui attingere senza dover rendicontare niente a nessuno. Eccetto al suo padrone. Il segreto della sua forza risiede negli enormi flussi di denaro che è in grado di gestire: persino i servizi segreti (che notoriamente sono dotati di una gestione fuori bilancio) hanno certi obblighi di trasparenza che lui non ha. Insomma, un ex camice bianco che lavorava nel terzo mondo per conto della Farnesina e che, a causa del suo carattere litigioso e arrogante, fu licenziato dall'allora direttore generale della Cooperazione Paolo Galli e che, successivamente, ebbe anche un feroce scontro con il ministro degli Esteri dell'epoca (Lamberto Dini), sembrava inevitabilmente avviato verso una parabola professionale destinata all'estinzione. Invece, sorprendentemente, in questa Seconda Repubblica povera e stracciona, che non ha perduto affatto i vizi clientelari della precedente, basta poter gestire (in nome e per conto di qualcuno che si trova dalle parti di Palazzo Grazioli...) una montagna di soldi per diventare un pezzo da novanta: soprattutto quando non devi rendere conto a chicchessia. In quest'ultimo decennio, in buona sostanza, Berlusconi ha scoperto (con la Protezione Civile) una sorta di lampada di Aladino e Bertolaso è stato il suo genio silenzioso e obbediente (debitamente e perennemente oliato...), fino a questo inaspettato (mica tanto poi) e increscioso incidente di percorso, con i soliti giudici di sinistra, questa volta di Firenze, sempre pronti a rompere le uova nel ricco paniere. E non solo quelle.
domenica 7 febbraio 2010
il Taormina (Carlo) un pò Catilina
Una premessa è d'obbligo. Il personaggio in sè non mi è un granchè simpatico: vuoi per la faccia, vuoi per come dice le cose e infine vuoi per l'eterna aria di supponenza. Ma perlomeno bisogna riconoscere che non è un falso. Dice con schiettezza quello che pensa, non soffre di certo la sudditanza psicologica nei confronti del suo ex datore di lavoro (il Pifferaio di Arcore) e in questa intervista con CARLO TECCE de IL FATTO QUOTIDIANO si toglie qualche sassolino dalla scarpa nel modo più sincero ed elegante possibile. Se poi tutto ciò non dovesse bastare per capire il personaggio, invito i lettori di questo blog a rivedersi il suo intervento dell'altra sera nella trasmissione di Santoro (http://www.youtube.com/watch?v=jUPfaqV2imY) oppure a rileggersi un'altra intervista: quella concessa ad ALESSANDRO GILIOLI (http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2010/01/29/la-verita-su-b-raccontata-dal-suo-ex-avvocato/) che dà l'idea di come il Taormina-pensiero sia oggi una rivisitazione moderna dell'antico scontro di duemila anni fa tra Cicerone e Catilina. Ma torniamo all'intervista di Tecce.
Chi l'ha cacciata da Fi?
C'era un'operazione.
Ordita da chi?
Fabrizio Cicchitto mi ha escluso dalle liste politiche. Niccolò Ghedini mi ha scavato la fossa.
Il collega che l'ascoltava stizzito ad Annozero.
C'è un fatto preciso: commissione giustizia, ex Cirielli sul tavolo per salvare Cesare Previti. Dovevamo includere processi in Appello e in Cassazione, e invece Cesare resta all'asciutto. Noi da una parte, Gaetano Pecorella e Ghedini dall'altra.
Invidie nel palazzo.
Ghedini fa fuori Pecorella, vince la partita. Comanda lui. Non pensavo fosse scorretto. Non vengo inserito alle politiche. Chiamo, mi rassicura: 'Tranquillo, un disguido'.
E’ la mente delle leggi ad personam?
No, il coordinatore è Previti. Il più intelligente. Ghedini ha chiesto un posticino per Piero Longo, un pupazzo.
Lascia per una crisi morale?
Definizione impropria. Lascio perché schifato. Facevo politica, vivevo il partito. Avevo un movimento, confluito nei circoli di Dell'Ultri.
Scrive a Sandro Bondi.
Per provocarlo: Sandro, facci sognare, firma una lettera. Tu sei il coordinatore !
Cicchitto il vice.
La gestione della triade (con Verdini) non mi piaceva. Forza Italia era inesistente, il PdL è doppiamente inesistente. C'era gente incapace, arrogante e disonesta.
Disonestà?
A qualsiasi livello: dirigenti nazionali, regionali, comunali. C'era affarismo. Gente che intascava soldi utilizzando la tessera di Forza Italia per accreditarsi.
Tangenti?
No. Erano affari dei capi del partito. A titolo privato: c'è una discarica o un immobile da costruire, cercano spazio e fanno soldi. Approfittavano della loro posizione. Il partito veniva sfruttato. Questi pensano ai cazzi loro.
Nemmeno al capo.
Il sultano. Siamo in un regime: la democrazia è in pericolo. Mi facevano schifo i soldi e mi faceva schifo fare il servitore. Se cerchi di fare opposizione a Berlusconi, prima vieni blandito e poi fottuto. E' in pieno delirio di onnipotenza.
E il freno Gianni Letta?
Sono convinto: Letta è un altro che non conta un cazzo.
E Giulio Tremonti?
Mi fa ridere: quando credi di essere autonomo, sei manovrato. Se Tremonti è ministro vuol dire che la testa di Berlusconi è in Tremonti.
La sua firma per gli ordini del capo.
Non siamo nemmeno riusciti a fare gli esecutori: dal falso in bilancio alla prescrizione, progetti quasi abortiti.
Legittimo impedimento.
La norma più anticostituzionale del mondo. Berlusconi ora punta al lodo Alfano-bis. Dipende da Mills.
Dalla Cassazione.
E che succede? Un gravissimo accerchiamento. Stanno per prolungare l'età pensionabile, da
Un pasticcio.
Peggio. La più dannosa delle leggi ad personam. Perché l'Anm di Palamara non protesta? Dobbiamo combattere.
giovedì 4 febbraio 2010
regaliamo Silvio agli israeliani
Un sogno che coltivo da un pò di tempo è quello di risvegliarmi al mattino e leggere sulla prima pagina di un quotidiano (qualunque esso sia) la notizia riguardante il presidente del Consiglio e la sua decisione di abbandonare la politica e il nostro Paese. Lo so, è solamente un sogno e come tale destinato a rimanere irrealizzato. Ma la speranza è l'ultima a morire, soprattutto dopo quello che ho visto (e sentito) in occasione della recente visita del Pifferaio in Israele. La sua visita a Tel Aviv ha avuto un tale successo che forse gli sarà balenata l’idea di rimanere e di concorrere alle prossime presidenziali israeliane. Tutto potrebbe nascere dalla standing ovation ottenuta alla Knesset (il Parlamento israeliano), con il suo intervento in toto a favore dello stato sionista e totalmente contro il popolo palestinese, che rivendica da decenni i suoi diritti schiacciati dai carrarmati con la stella di David e sbriciolati dai missili intelligenti. Per non parlare del suo j’accuse all’Iran e al suo presidente Ahmadinejad, paragonato a Hitler (al quale, recentemente, anche il Caimano era stato accostato). La decisione di lasciare Palazzo Chigi e di dedicarsi per tre giorni, con passione e dedizione, alle sorti del popolo ebraico oppresso e minacciato dalle fionde e dai sassi del popolo palestinese mi è sembrata quasi dettata dalla sua voglia messianica di voler piacere urbi et orbi. Una tre giorni paragonabile a una passeggiata sulle acque: prima la richiesta di far entrare Israele nell’Ue, poi la visita nel tempio della shoah con il rinnovato j’accuse alle leggi razziali, quindi le sberle all’Iran e al suo presidente da fermare assolutamente con azioni forti (è un invito agli anglo-americani a bombardare Teheran?); infine il suo discorso alla Knesset dove ha raggiunto l’apoteosi con una serie infinita di esaltazione dello stato ebraico, grande, giusto, liberale e pieno d’amore. Soprattutto nei confronti dei palestinesi, giudicati degli ingrati. E poi la chicca finale: Israele fece bene a bombardare Gaza. Al che è venuto giù il proscenio con un classico coro da stadio: Berlusconi for president. Da Netanyahu a Sharon (si è risvegliato dopo il bacio del principe Silvio) per finire a Perez è stato tutto uno strabuzzamento: nessuno credeva ai propri occhi. E così in tutta Israele è risuonato un solo grido: Berlusconi for president. Altro che discorso del predellino a piazza San Babila. Silvio è proprio un grande. Il tanto amore ricevuto gli ha così aperto il cuore che gli è venuta un’idea geniale che solo un genio come lui può avere: restare in Israele e magari farsi le treccine come gli ebrei ortodossi. D’altronde i grandi meritano un popolo eletto e non un popolino come quello italiano. Insomma ci voleva questo viaggio per immaginare di sbarazzarsi di un personaggio simile. E pensare alla fatica che Di Pietro e le procure più politicizzate hanno fatto in questi anni per provare a mettere il Cavaliere con le spalle al muro, accusandolo di corruzione e quant’altro, oltre che di essere un referente delle cosche mafiose. Quanta fatica sprecata. Pensare che basterebbe un altro viaggio a Tel Aviv per sbarazzarci di Berlusconi. E allora, Silvio for president ebraico.