Non vorrei fare del qualunquismo o peggio ancora ergermi a fustigatore e censore delle (poche) pubbliche virtù e dei (molteplici) vizi privati della nostra attuale classe politica. Ma di certo i recenti episodi di malcostume (usiamo questo eufemismo) che hanno visto coinvolti in successione i vari Bertolaso, Verdini, Scajola, Lunardi e compagnia cantando non depongono di certo a favore della captatio benevolentia di certi uomini politici nei confronti dei propri elettori. Anche se non molti hanno il coraggio di ammetterlo, con l'ultimo ingresso di Scajola e di Verdini nella metastasi del malaffare le fondamenta del governo Berlusconi cominciano a traballare. Diamo per acclarato che si tratta di inchieste che dovranno accertare le responsabilità dei due inquisiti per vicende diverse ma pur sempre rientranti in quel sistema delle corruttele. Ma diciamo pure che l'indegno spettacolo che ci stanno fornendo se lo potevano pure risparmiare. Come al solito si rincorrono le voci di possibili avvisi di garanzia per altri esponenti di primo piano della maggioranza e questo tiene sulle spine tutto l’establishment governativo, primo fra tutti il plurinquisito Pifferaio di Arcore. Ovvio che il Cavaliere parli da subito di congiura ma poi, quasi come in un copione già scritto, è costretto a fare dietrofront anche per via delle dichiarazioni di Bossi e di Zaia che hanno dato il loro assenso all’azione della magistratura. Quello che molti si chiedono è se ci sia una correlazione tra le inchieste e la volontà di abbattere il governo Berlusconi. Andare a tirar fuori sempre il solito pareo delle toghe rosse pronte a colpire il Cavaliere rossonero non mi sembra appropriato, perché altrimenti bisognerebbe negare l’esistenza stessa della corruzione. E’ però indubbio che la serie di inchieste a catena che vedono coinvolti personaggi di primo piano dell’esecutivo di centrodestra può far pensare ad un complotto ma non possiamo nasconderci dietro un dito. Prendiamo il caso Scajola. Solo per il fatto di aver detto una cretinata come quella di non sapere di avere un benefattore come Anemone è talmente irritante da mandarlo a quel paese. La famosa frase "Il sospetto di abitare in un'abitazione pagata da altri..." mi porterebbe a pensare che l’ex ministro Scajola sia un deficiente ma forse non lo è. Mi sembra invece più plausibile l’idea che il baciato dalla fortuna si senta come tutti i potenti intoccabile e quindi fa le cose senza valutarne le conseguenze, soprattutto a livello d’immagine. Si prendono case acquistate con il contributo di altri; si va in vacanza a carico di altri; si viaggia con aerei (magari di Stato) senza pagarne il biglietto per il solo motivo di essere o cantastorie o troie; si va nei centri di massaggi senza pagarne il conto; si usano macchine con autisti messi a disposizione da faccendieri d’assalto. E così via. Poi ci si presenta con la faccia pulita, mostrando il proprio stupore e il conseguente disappunto per le accuse infamanti. Così ha fatto Scajola e la stessa cosa ha fatto Verdini. Poi magari si scoprirà che l’inchiesta è nata sul nulla e che non c’è alcuna responsabilità dei due inquisiti eccellenti del centrodestra. Però una cosa è abbassare il prezzo della casa rispetto al costo di mercato per pagare meno tasse e altra cosa è che qualcuno ti paghi la casa. Per quale motivo Anemone ha messo a disposizione dell’ex ministro ben 900 mila euro? Perché non è che uno ti regala una cifra del genere per niente in cambio. Mi auguro vivamente che i magistrati arrivino a dipanare la matassa dando a tutti i cittadini la possibilità di giudicare le persone e i politici che li rappresentano. Anche per dare a tutti una sorta di sfogatoio: appena incontrano il farabutto il minimo che bisognerebbe urlargli è ladro. Certo sarebbe meglio inseguirlo con il forcone, nella migliore tradizione contadina magistralmente espressa nel film Novecento di Bertolucci. Ma sarebbe altrettanto giusto che i pm che hanno preso lucciole per lanterne o meglio che hanno imbastito inchieste fasulle per colpire Tizio e Caio siano cacciati a pedate dalla magistratura. Valga per tutti il caso di Enzo Tortora, tenuto in galera e alla gogna per anni per una visione distorta di alcuni giudici indecorosi che hanno dato credibilità alle accuse di camorristi. Non credo che questo discorso possa valere per Verdini e Scajola, ma lo stupore evidenziato da questi politici da tre soldi fa il paio con la loro dabbenaggine e con la loro stolta presunzione di impunità. Che è anche quella del loro datore di lavoro con residenza a palazzo Grazioli...