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martedì 9 marzo 2010

anche i bipolari vincono


Alla fine è mancata anche la suspense di rito, nonostante i reiterati tentativi di Alessia Marcuzzi nell'invocare la decisionalità estrema di quanti con il loro voto, davanti al video, potevano decidere il destino di Mauro o di Giorgio. La vittoria del salumiere di Castelfranco Veneto nella decima edizione del Grande Fratello era così scontata da poter essere paragonata alla vittoria di un ciclista che partecipa a una corsa con i sacchi. Non solo l'esercito dei fan di Facebook (circa 400 mila oltre a 500 gruppi con il suo nome) stava ad indicare la potenzialità di vittoria del Marin, ma anche il fatto che i bookmakers non accettassero più puntate sulla sua vittoria era un indizio più che corroborante sull'esito finale della disfida televisiva. E così è stato: il quasi trentenne trevigiano ha stracciato con quasi l'80% delle preferenze l'altro veneto rimasto a (cercare di) tenergli testa, il Giorgio Ronchini mancato trofeo sessuale di Maicol Berti, un altro dei pretendenti alla vittoria finale rimasto all'asciutto anche a causa della sua isteria da checca insoddisfatta (pensiero di uno che se ne intende, tal Alfonso Signorini). Il salumiere trionfatore, comunque, alla fine ha dimostrato davanti alle telecamere di Canale 5 e di Mediaset Premium che anche chi è affetto da un leggero disturbo della personalità (il bipolarismo) può darla a bere agli altri aspiranti cacciatori della dote costituita dai 250 mila euro di premio finale. I cambiamenti d'umore di Mauro Marin, a seguito di un mancato accoppiamento con la coniglietta Sarah Nile piuttosto che di un petting prolungato (e negato) con la coatta rifatta Veronica Ciardi, fanno pensare all'utilità terapeutica di una partecipazione al Grande Fratello per sperare di uscire dalle maglie di un bipolarismo acclarato, piuttosto che dell'aspirazione a poter rivedere all'uscita dalla Porta Rossa di Cinecittà l'amata che tanto ha fatto soffrire il salumiere fino a convincerlo a portarsi dietro l'anello di fidanzamento riciclabile per ogni occasione. Le fasi maniacali del Marin all'interno della Casa erano esattamente il contrario delle fasi depressive in cui a volte sprofondava (con il sottofondo musicale dei Queen). L'alternanza di un umore particolarmente euforico, confortato dalla sensazione che tutto sia lecito e possibile (condito da un ottimismo eccessivo), con uno stato comportamentale disorganizzato e inconcludente (quando non aggressivo e impulsivo con tanto di parolacce e insulti gratuiti), hanno portato Mauro Marin ad attraversare il percorso televisivo dei suoi 127 giorni nel bunker di Cinecittà all'interno di una sorta di grande ruota girevole da luna park, come un bambino di fronte all'albero di Natale e con tanta voglia di scartare anzitempo i regali. Mauro Marin, il bipolare con la faccia da schiaffi (Sarah Nile docet), è riuscito per più di quattro mesi a mantenere quell'aria stralunata da Jerry Calà degli sfigati accettando anche il ruolo dell'antipatico e del rissaiolo in un branco umano costituito da paraventi posticci dello spettacolo, alla ricerca spasmodica dei loro cinque minuti di notorietà (qualche esempio? George e Carmela, il bestemmiatore sgonfiato, le lesbo girls, Marco il parrucchiere, lui sì affetto da priapismo arterioso, e altri ancora di cui non mi sovvengono i nomi in questo momento), ma riuscendo alla fine a giungere a dama e a intascarsi il bottino dei 250 mila euro, con buona pace dei rosiconi usciti anzitempo dalla Casa. Per dirla tutta, il salumiere trevigiano è riuscito pure nell'ardua impresa di mandare a cagare la voce femminile del GF (quella napoletana) che l'aveva bacchettato pesantemente a seguito della sua scelta strategica di salvare Alessia mandando in nomination Sarah e Veronica. Se poi ci si vuole soffermare sulle motivazioni di fondo che stanno alla base del successo annunciato del Marin in questa edizione, credo che si debbano scomodare intellettuali e semiologi i quali analizzerebbero il risultato considerandolo una sorta di plebiscitaria protesta del pubblico (televisivo e del web) contro le strategie alquanto antiquate di concorrenti che legano all'inizio fra loro prima di scannarsi vicendevolmente in vista del traguardo finale. Uno specchio riflesso della società italiana figlia (illegittima) della rivoluzione del Biscione degli anni Ottanta. Con buona pace del bipolarismo. Anche politico.

2 Commenti:

  • Alle mercoledì 10 marzo 2010 alle ore 18:42:00 CET , Anonymous Anonimo ha detto...

    Buonasera carissimo.Torno a farmi sentire.Dal decreto salva-liste alle ultime farneticazioni del Cavaliere molte cose sono successe in questi giorni.Mettiamoci pure la cacciata di un giornalista da parte di La Russa degna di un buttafuori.Quello che posso augurarmi,almeno spero,è che il 28 e 29 marzo sia l'inizio della fine del berlusconismo,anche se dipende dai nostri connazionali.Ciao Mauro.

     
  • Alle mercoledì 10 marzo 2010 alle ore 19:49:00 CET , Blogger nomadus ha detto...

    Il tuo augurio per il 28 e 29 marzo, carissimo MAURO, è anche il mio e (spero) di molti altri italiani. Basterà questo nostro auspicio per cambiare finalmente il verso delle cose nel nostro Paese? Sarà sufficiente un'inversione di rotta politica data da più vittorie elettorali in più Regioni da parte della sinistra? Noi tutti ce lo auguriamo e come ha detto Scalfari qualche giorno fa su Repubblica TV l'importante è mandare a casa Berlusconi! Un carissimo saluto e un affettuoso abbraccio.

     

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