l'assurdo bavaglio della par condicio
Tanto tuonò che piovve. Alla fine la mannaia della par condicio è inesorabilmente scesa sulle teste di quelle trasmissioni televisive dai contenuti politici (ANNOZERO, BALLARO', PORTA A PORTA, L'ULTIMAPAROLA) che tanti bei soldoni in pubblicità hanno portato in questi anni, soprattutto le prime tre, alle asfittiche casse di mamma RAI. Non starò qui a disquisire sulla efficacia o meno di una legge che in fin dei conti era stata (mal)pensata per cercare di mettere un freno allo strapotere mediatico di Sua Emittenza, evidentemente senza riuscirci. Non starò certo qui a stracciarmi le vesti per non potermi più godere la visione in tv di Bruno Vespa e Gianluigi Paragone, ci mancherebbe altro. Ho voglia però, con questo mio piccolo contributo sotto forma di post, di sottolineare che in fin dei conti l'informazione televisiva italiana non ha solo le ombre dell'antica lottizzazione del servizio pubblico e del conflitto d'interessi generato dalla scelta politica del proprietario di Mediaset (in fondo è sempre stato così). Bisogna anche riconoscere che esistono programmi vivaci e brillanti, che ci sono state sperimentazioni informative che hanno avuto un notevole successo (il TG5 inventato da Enrico Mentana), storiche inchieste di TV7, speciali di rilievo del TG1 e tanto altro. I critici seri questo lo sanno (basta dare un'occhiata ai libri e alle recensioni di Aldo Grasso) e nessuno si sente in dovere di confutarlo. Ma la cosa scandalosa, a tutt'oggi, è che al conflitto d'interessi di Berlusconi si rispose con una legge (la par condicio, per l'appunto) che ha dato solo il risultato di evitare guai peggiori e ha nascosto l'impotenza del centrosinistra, in 7 anni di governo, di legiferare con equilibrio sul tema in questione, ravvivando il discorso politico italiano. Una misura di scarso respiro che, adesso, vede scomparire anche i talk show dal dibattito elettorale. Che assurdità! E' vero, ci sono programmi buoni e ce ne sono di pessimi, ci sono quelli eleganti e quelli squallidi, ma nella loro cacofonìa danno almeno a chi ascolta un quadro del bene e del male della nostra politica. Zittirli con la decisione adottata dal CdA della RAI (http://www.repubblica.it/politica/2010/03/01/news/bonelli_ricoverato-2466634/) non migliora di certo il quadro dell'informazione italiana ma toglie inevitabilmente gli stimoli ai telegiornali ed esclude milioni di cittadini dalla possibilità di sapere e di informarsi. La scelta, sia in RAI che fuori, è sbagliata e andrebbe corretta nella direzione giusta, vale a dire quella di dare più dibattito, non meno. Se poi questi dibattiti riuscissero anche a essere senza urla e improperi ma con qualche buona idea in più, sarebbe tanto di guadagnato. E non solo per l'informazione televisiva. Un'ultima cosa: leggetevi l'intervista odierna di Michele Santoro (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=211811) rilasciata a Goffredo De Marchis de La Repubblica. Forse qualcosa di vero tra le righe si riesce a leggere.
2 Commenti:
Alle mercoledì 3 marzo 2010 alle ore 18:51:00 CET , Anonimo ha detto...
Buonasera.E' proprio vero.La scelta di proibire i talk show è molto antidemocratica.Questo dimostra la natura berlusconiana.Scusa se mi faccio sentire poco,ma ho un bel pò di problemi da risolvere.Sai con uno stipendio e con Lorella quasi precaria mi tocca fare un pochino i salti mortali.Comunque faccio il possibile per tenermi informato.Un caro saluto Mauro.
Alle mercoledì 3 marzo 2010 alle ore 20:40:00 CET , nomadus ha detto...
Carissimo amico mio, non devi scusarti, ci mancherebbe! Sono al corrente del tuo periodo non propriamente felicissimo e me ne dolgo. Sappi comunque che la tua amicizia è sempre prioritara per me e spero proprio di rincontrarti di persona al più presto. Un affettuoso abbraccio a te e alla tua bella famiglia.
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