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domenica 18 gennaio 2009

il fiore (appassito) all'occhiello del made in Italy


E' sempre la solita storia. Appena si intuisce la possibilità di qualche via di fuga (è proprio il caso di dirlo quando si parla di piastrelle) per pararsi il posteriore e salvaguardare i propri guadagni, l'imprenditore non ci mette poi tanto a perseguirla. E' il caso (abbastanza eclatante) della Iris Ceramica S.p.A. che in questi giorni è nell'occhio del ciclone, non soltanto mediatico, per la decisione del patron di chiudere in fretta e furia baracca e burattini e andarsene magari sotto il sole di qualche paradiso terrestre (ma principalmente fiscale). Le maestranze dell'azienda dal 5 gennaio sono in sciopero e picchettano le sedi di Fiorano Modenese e di Sassuolo, oltre a quelle reggiane della Graniti Fiandre, quotata in borsa, e di Ariostea, anche se queste ultime non sono interessate dalla chiusura annunciata. L'agitazione è stata proclamata da Cgil, Cisl e Uil, riunite a Modena per decidere le forme di lotta da mettere in campo contro la decisione del patron Romano Minozzi di liquidare l'impresa di produzione di ceramica che rappresenta uno tra i primi cinque colossi mondiali del comparto ceramico, con 500 milioni di ricavi nel 2007. I dipendenti a rischio sono 780 e i sindacati hanno bocciato la richiesta dell'azienda che voleva assegnare cinquanta lavoratori al disbrigo delle pratiche necessarie alla chiusura. I dipendenti che stanno manifestando davanti a tutti gli stabilimenti non faranno uscire le merci, con l'intento di bloccare la produzione. La morale di tutto ciò, al solito, è che il solco tracciato da Berlusconi con l'affare Alitalia (prendersi il succo dell'azienda, lasciare lo scarto e i debiti agli italiani) comincia ad essere puntualmente seguìto da imprenditori che non stanno tanto a guardare per il sottile, come ad esempio il sor Minozzi. Già in passato aveva tentato di vendere il suo fiore (appassito) del made in Italy ad una potenza francese, la Saint-Gobain (http://it.saint-gobain-glass.com/b2c/default.asp?nav1=presen&nav2=sgg_world), senza riuscirvi per l'ostinata resistenza dei sindacati (diamo a Cesare quel che è di Cesare). Adesso ci riprova, magari con i consigli per la svendita ad opera del Pifferaio di Arcore, cattedratico in materia. Ultima nota a margine della vicenda: vi vorrei segnalare questo articolo dell'economista Enrico Cisnetto scritto per il settimanale il Mondo (http://www.enricocisnetto.it/articolo.aspx?ID=8139&sez=Primo%20piano) che spiega molto bene qualche retroscena circa l'inopinata spampanatura del fiore all'occhiello (che fu?) del made in Italy. O del made in Modena.

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