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sabato 3 gennaio 2009

buon compleanno, cara TV


Oggi, 3 gennaio 2009, ricorre il 55° compleanno della televisione. Inutile dire che anche il sottoscritto è cresciuto con pappette e tv, con pizza al pomodoro e rin tin tin. In parole povere la televisione si è introdotta nella mia vita ben prima del mio decimo compleanno. I ricordi che affiorano nella mia memoria partono con il bianco e nero dello sceneggiato televisivo Belfagor (mamma mia che paura!), proseguono, sempre in bianco e nero, con le gambe velate di nero e con la mitica minigonna di Mina di Studio Uno, per arrivare alle altrettanto mitiche gambe delle gemelle Alice ed Ellen Kessler di Giardino d'Inverno e della stessa Studio Uno. Ricordo le mie domeniche passate davanti alla tv invidiando il maestro Gorni Kramer e l'allora giovane Paolo Villaggio ingozzarsi con le splendide paste alla crema durante la trasmissione pomeridiana "Quelli della Domenica". Mi fermo qui con i ricordi personali per non tediare oltremodo il lettore e passo a fare gli auguri a mamma TV per i suoi 55 anni ben portati, nonostante le centinaia di migliaia di ore di trasmissioni che ha sul groppone. Analizzando il fenomeno televisivo de quo, mi viene immediatamente da dire che quando in quella domenica 3 gennaio 1954 la TV apparve per la prima volta nelle case di quei pochi italiani che già ne avevano una, la sensazione di qualcosa di stupefacente e di quasi miracoloso si ebbe e come. La TV in bianco e nero era pura stupefazione e simbolo del benessere. Un mondo nuovo si apriva, sia pure in bianco e nero, e per la prima volta si poteva vivere in diretta un miracolo: per conoscere il mondo non era più necessario muoversi, ma bastava aprire un'inconsueta finestra di casa, il televisore, perchè il mondo entrasse. La funzione sociale della televisione (e su questo vi rimando ai molteplici scritti del professor Aldo Grasso, tra cui la sua Storia della televisione edita da Garzanti) agli inizi fu quella di perfezionare ed allargare il ruolo già precedentemente svolto dalla radio: conferire un'idea di realtà attraverso la contemporaneità di suono e immagine (però, che bella frase che ho scritto!...). Volendo fare un mero paragone, come in quegli anni Cinquanta per molti ragazzi il primo spostamento da casa coincideva con la partenza per il servizio militare e per le ragazze il primo viaggio in assoluto era il viaggio di nozze, così la televisione (come d'incanto) consentì a tutti gli italiani di effettuare dei "viaggi" fino ad allora impensabili, concedendo allo spettatore la possibilità di vedere luoghi ai quali, altrimenti, non avrebbe mai potuto accedere. Un pò come continua a succedere ancora adesso alla mia anziana e magnifica mamma, che sovente mi dice che, senza muoversi dalla sua personale e insostituibile poltrona con alzata, riesce a vedere tramite la televisione tutti i luoghi d'Italia e del mondo in cui non è stata, ma che è come se ci fosse già stata. Magia della tv. Per completezza della cronaca debbo ricordare che il 3 gennaio 1954, quando iniziarono le trasmissioni televisive ufficiali della RAI, in Italia esistevano 15 mila televisori, concentrati soprattutto a Torino e Milano. Il prezzo di un apparecchio oscillava tra 160 mila lire (il costo di una moto) e 1 milione e 300 mila lire, in un Paese in cui il reddito medio pro capite annuo era di 258 mila lire. Il primo canone di abbonamento venne fissato a 12.550 lire, ed era allora il più alto d’Europa. Le previsioni di sviluppo di questo mezzo, secondo il parere di quasi tutti gli esperti, erano molto scarse. Cinque anni dopo, nel 1959, la tv era seguita stabilmente da oltre 20 milioni di persone, tra case private (circa un milione di apparecchi) e locali pubblici. Il resto è storia che ben conosciamo. In questi 55 anni la RAI (vecchio acronimo di Radio Audizioni Italiane) ha trainato lo sviluppo del sistema televisivo del nostro Paese, sia dal punto di vista tecnologico (dall’avvento del colore fino ai primi studi mondiali sulla tv digitale, realizzati proprio nel Centro Ricerche Rai di Torino), sia dal punto di vista culturale e sociale, ridisegnando la mappa dell’informazione, della cultura, dell’intrattenimento degli italiani. E, quel che forse più conta, la RAI (in quanto servizio pubblico) ha fatto sì che questo sviluppo toccasse progressivamente tutte le fasce della popolazione e tutte le zone dell’Italia, non soltanto quelle più ricche e redditizie cui naturalmente si rivolgono, in ogni Paese, gli operatori commerciali.
La storia della "prima generazione" televisiva (quella per intenderci della tv analogica, che ci ha accompagnato per più di mezzo secolo) può illuminare le sfide che ci attendono ora con lo sviluppo della "seconda generazione" televisiva: quella della tv digitale. Dove ritroviamo le stesse incertezze e gli stessi scetticismi, ma anche gli stessi obiettivi fondamentali di modernizzazione del Sistema Paese, pur in uno scenario che, oltre cinquant’anni fa, sarebbe apparso "fantascientifico". In conclusione, dopo tanto parlare e dopo tanto ricordare, a parer mio basta un'unica, semplice frase: buon compleanno, cara TV!

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