la befana di Brunetta
Certo che ci vuole una gran bella immaginazione per pensare, solo per un attimo, al ministro bonsai Renato Brunetta nei panni della Befana. Ma tant'è. Di questi tempi non mi meraviglio più di niente. Sto diventando impermeabile a tutto e a tutti, quindi anche all'eventuale distribuzione di dolciumi e di carbone da parte del ministro con la scopa. Dolciumi non credo ne distribuirà. Con il carbone, invece, sono sicuro che ha rempito già tutte le sue calze. Carbone, carbone e ancora carbone. Per i dipendenti pubblici, il nuovo anno non promette nulla di buono e il ministro Renato Brunetta si annuncia come una delle peggiori Befane mai viste. Al di là della propaganda profusa a piene mani, il 2008 si è chiuso con ingiustizie più che palesi. Tutti gli impiegati hanno ricevuto con il contratto circa 40 euro netti in più al mese (neanche 4 pizze), mentre i soli dipendenti della Presidenza del Consiglio (che include anche il dipartimento guidato dal ministro) si sono visti recapitare sotto l'albero un pacco da sogno: ben 600 euro mensili in media di aumento, in cambio di due ore di lavoro in più alla settimana. Per non parlare delle forze di polizia, per le quali il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha preannunciato un bel «bonus» di almeno 100 euro. Si parla tanto di «casta», «lotta ai fannulloni» e «meritocrazia», ma finora questo governo non ha efficientato un bel nulla. Gli uffici pubblici (soprattutto le strutture sanitarie) restano spesso disorganizzati, lenti e caotici, mentre pochi privilegiati hanno ricevuto le solite prebende. Il «contropaccotto», comunque, è già pronto: una serie di scioperi, a cominciare da quello Cgil del 13 febbraio, indetto insieme alle tute blu. Ma i più inguaiati di tutti restano, come al solito, i precari. Il 2009 porterà con sé una vera e propria emergenza, finora inedita per un settore da sempre abituato ad assorbire personale, e che fino a qualche anno fa era visto come il luogo simbolo del posto garantito. La Cgil calcola che usciranno dal pubblico impiego almeno 60 mila persone, tutti i precari che Brunetta ha deciso di non stabilizzare e ai quali non vuole neanche rinnovare il contratto. E' bastato un tratto di penna sulla legge Nicolais, figlia del governo Prodi, che d'accordo non risolveva il problema, ma se non altro permetteva di prorogare i contrattisti o di assumere, attraverso concorsi, buona parte di loro. Brunetta, insomma, per i cococò e i lavoratori a termine si preannuncia più deleterio (e più brutto) della crisi e della Befana. E dire che persino il Centro studi della Confindustria, nell'ultimo report di previsioni per il 2009 (gli «Scenari economici» diffusi a metà dicembre), metteva in guardia il governo su possibili licenziamenti senza criterio: i precari, si evidenziava nella nota, sono la parte più aggiornata e produttiva, e se verranno messi alla porta molti uffici pubblici rischieranno il blocco. Sportelli al collasso, quindi? Per gli italiani sarebbe una vera novità...
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