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mercoledì 28 maggio 2008

Berlusconi, Rete4 e la luna di miele in crisi


Tempi duri per gli innamoramenti politici. Nuvoloni di crisi sulla luna di miele tra maggioranza e opposizione. Il caso Rete4 ha svelato i vizi profondi del governo Berlusconi, il suo essere, cioè, non tanto e non solo un esecutivo conservatore, bensì un intreccio di interessi. Da difendere, costi quel che costi. Anche se ci si rimette la faccia, ma tant’è. E’ stata, dunque, una breve illusione, quella del dialogo? E’ probabile. Del resto, senza ovviamente offesa per la persona, l’avere scelto Paolo Romani come sottosegretario delegato alla materia delle comunicazioni, mi ha fatto capire tante cose. E’ anche vero che un’iniziativa così platealmente volta a tutelare la rete di Emilio Fede non era nel novero delle scelte, che persino il pessimismo della ragione poteva ritenere possibili. Eppure, l’emendamento al decreto di recepimento degli obblighi comunitari in discussione alla Camera (e il tira e molla tra le parti che sta avvenendo in queste ore) tratta proprio dell’ennesimo salvataggio della rete di Mediaset, che già anni fa fu considerata "eccedente". L’Europa, per voce della Commissione, ha messo in mora l’Italia per la legge Gasparri, in merito proprio alle frequenze. La Corte di Giustizia di Lussemburgo, dal canto suo, ha affermato che l’assegnazione delle frequenze così come è avvenuta in Italia non è conforme al diritto comunitario, mentre Europa7 continua a non avere opportunità tecniche. Ora il governo cerca il colpo di spugna, infilando di soppiatto un emendamento nella Comunitaria. Finalmente l’opposizione (in primo luogo Antonio Di Pietro) sta facendo la sua parte fino in fondo. E, mettendo a nudo gli spiriti "animali" del conflitto di interessi, ha fatto emergere che il "buonismo" di Berlusconi sembra proprio una recita. La vicenda Rete4 è una metafora del contesto in cui ci troviamo. Sia l’inizio di una stagione né massimalista né estremista, ma di tenace opposizione per prepararci ad un’altra fase. Qualche non troppo sottile commentatore ha voluto stigmatizzare la polemica in corso come acqua passata, archeologia, già visto. No. Si sbagliano i non troppo sottili commentatori, devoti al culto berlusconiano. Se non si sbloccano le frequenze vengono meno sia il pluralismo sia la transizione all’epoca digitale. Quest’ultima non può diventare la moltiplicazione all’infinito della concentrazione della televisione analogica. E, quindi, l’accesso dei nuovi soggetti va garantito a monte, prima che il sistema si chiuda definitivamente con tanto di lucchetti. Non è una battaglia di retroguardia, piuttosto il suo contrario. Si tratta di entrare nell’epoca della maturità mediatica. Un altro tormentone della destra è: il testo non c’entra con Rete4. Non è così, ovviamente. Però si tenti una estrema ratio: perché il governo, se ritiene davvero che il testo possa essere diversamente interpretato, non lo ritira? Per riscriverlo, tenendo conto delle obiezioni, dei dubbi e dei sospetti legittimi? Se non lo farà sarà chiaro il motivo. E passeremo dalle leggi "ad personam", alle leggi "ad retem"...

2 Commenti:

  • Alle mercoledì 28 maggio 2008 alle ore 18:53:00 CEST , Anonymous Anonimo ha detto...

    Buonasera,anche se i miei commenti,per motivi di tempo,sono meno frequenti,ti seguo sempre con assiduità.Per quanto riguarda il caso Franzoni,ritengo che la signora debba scontare la pena,non per giustizialismo,ma perchè non possono esistere persone che,mentre invocano la tolleranza zero per gli stranieri,sono pronte a trovare tutte le giustificazioni quando a delinquere sono gli italiani.

     
  • Alle mercoledì 28 maggio 2008 alle ore 23:38:00 CEST , Blogger nomadus ha detto...

    Buonasera a te, caro MAURO. Grazie per continuare a frequentare e commentare il mio blog. I tuoi interventi sono sempre molto graditi, oltre che puntuali e ineccepibili. Sul caso Franzoni ne sono state dette tante, forse troppe. Solo lei (probabilmente) conosce la verità. Il sipario comunque è calto, come pure per il processo agli assassini del piccolo Tommy. La giustizia (si spera) ha fatto il suo corso.

     

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