un dolore lancinante
La vittoria di Gianni Alemanno nel ballottaggio alla carica di sindaco di Roma ha provocato in chi scrive una fitta al cuore, un dolore lancinante, una sensazione fisica di intensa sofferenza. Non prevista. E non gradita. Purtroppo l'inimmaginabile si è avverato. Lo scenario apocalittico si è palesato. I timori della vigilia (stoltamente sottovalutati) si sono trasformati in crudeltà del giorno dopo. L'onda lunga berlusconiana ha spazzato anche l'ultimo argine di sinistra, ha costretto alla resa gli ultimi "barricaderi" della Roma piaciona e salottiera, quella che in nome del cinema e della cultura, dell'ospitalità e del buonismo, aveva per quindici anni dato la sensazione dell'isola felice. Di un'oasi di legittimità e di governabilità al di fuori degli schemi politici precostituiti o sbandierati come icone dal partito di plastica del cavaliere. Da oggi la Città Eterna cambia faccia. E forse cambia anche il modo di porsi agli occhi del mondo. I saluti romani con il braccio destro teso, i cori da stadio del "chi non salta comunista è è", i clacson rumorosi e spaccatimpani dei tassisti dal cuore nero, saranno da oggi le icone e le caratterizzazioni riconoscibili di una Roma meno solare e più nera, più crepuscolare. Una Roma meno festaiola e più "squadrata", meno cinematografica e più Istituto Luce (o Duce). Insomma una Roma molto diversa rispetto a quella che il mondo ha ammirato in questi ultimi tre lustri, anche se il neo sindaco afferma che nulla cambierà, che sarà il sindaco di tutti, che sarà una città più sicura e via dicendo. Una città che difficilmente potrà continuare a piacermi se, come temo, lo stravolgimento e la cura di Alemanno e dei suoi camerati porterà la Città Eterna a indurirsi nei confronti dei non graditi (magari con la pelle dal colore diverso) o dei meno abbienti (magari con un reddito insufficiente per soggiornare nella Capitale). Una serie di prospettive non certo gradevoli, almeno a mio modo di vedere, che si preparano per i prossimi anni, per questa svolta storica inaspettata e retrodatata, per un ritorno alla cultura del Littorio e delle camicie nere, per un'inversione di tendenza che destinerà alla Storia una Roma non più piaciona, ma una Roma dal volto duro e mascellare che farà più paura a quanti erano abituati a vederla specchiarsi nel Fontanone...
2 Commenti:
Alle mercoledì 30 aprile 2008 alle ore 16:48:00 CEST , Anonimo ha detto...
Buonasera carissimo.Smaltita la delusione bisogna cominciare a ragionare a mente fredda.Il doppio risultato di Rutelli e Zingaretti a Roma citta' dimostra che,forse,il primo non era il candidato giusto.Come giustamente afferma Diamanti su La Repubblica,la sconfitta di Roma e la vittoria in alcune citta' del nord,tra cui Vicenza,dimostrano che il Partito Democratico deve radicarsi nelle varie realta'locali,rispondere ai bisogni dei cittadini,senza assecondarne le spinte irrazionali e xenofobe.
Alle mercoledì 30 aprile 2008 alle ore 17:20:00 CEST , nomadus ha detto...
E' proprio così, caro MAURO. Bisogna rimboccarsi le maniche, deglutire questa amarezza (doppia) e pensare al futuro. Cert, col senno di poi è facile dire che RUTELLI non rappresentava esattamente il "nuovo" che avanza, sempre di minestra riscaldata (seppur gustosa e digeribile) si trattava, ma il cuoco in quel momento aprendo la dispensa quella aveva a disposizione, da proporre. I palati "fini" dei Romani avevano altre esigenze e si sono accontentati di una pietanza immangiabile, della serie dovemo magnà lo stesso. Ora spero che VELTRONI, aiutato dai suoi fidi consiglieri, riesca a trovare il bandolo della matassa, riannodare i fili e ripartire con più forza e volontà di prima, soprattutto per contrastare l'armata berlusconiana. E senza bisogno di anticipare il Congresso, basta solo ragionare e mettere in campo le forze giuste e necessarie per riprendere il cammino interrotto.
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