tpi-back

martedì 22 aprile 2008

Luca Telese NON è più il figlioccio del cavaliere...


Faccio pubblica ammenda. Mi ero sbagliato. Avevo definito Luca Telese il nuovo figlioccio del cavaliere, e solo perchè aveva seguito un comizio berlusconiano a Palermo, prima delle elezioni, esaltandone le virtù taumaturgiche di catalizzatore delle folle, in un articolo scritto per il Giornale di famiglia di Arcore. Luca Telese ieri mi ha scritto, dopo aver letto il mio post che lo riguardava (http://tpi-back.blogspot.com/2008/04/luca-telese-il-nuovo-figlioccio-del.html), io gli ho risposto, mi ha lasciato anche gentilmente il suo numero di cellulare (ho provato a chiamarlo, senza risultato) ed ora sono qui a ribadire che il tono del mio scritto era ironico e sfruculiante, per un giornalista che stimo, che è stato dalla mia stessa parte politica e che oggi voglio ringraziare riproponendo all'attenzione dei lettori del mio blog un suo articolo (molto ben scritto) sulla corsa di Francesco Rutelli e Gianni Alemanno al Campidoglio, pubblicato sul quotidiano milanese. Buona lettura e ancora un saluto cordiale a Luca. Si inseguono l’un l’altro senza tregua, da una capo all’altro della città, da un tiggì all’altro, da una polemica a quella successiva, dalla stanza di Totti al Vaticano, sullo stesso terreno, marcatura «a uomo». Gianni Alemanno insegue Rutelli: ma adesso anche Francesco Rutelli insegue Gianni Alemanno, dopo il risultato sorprendente (del centrodestra) al primo turno, che ha ribaltato le orbite gravitazionali fra i due. Duello vero, duro, senza esclusione di colpi, a partire alla sicurezza. «La facile ricerca di consensi sarà un boomerang per il mio avversario», polemizza Rutelli. E il candidato del centrodestra, duro: «Rutelli mente sapendo di mentire. Le responsabilità prevalenti, se non esclusive - conclude Alemanno - sono del suo governo». È vero, tutte le campagne elettorali concentrate nel territorio si combattono corpo a corpo: ma stavolta, per la poltrona di primo cittadino di Roma accade qualcosa di particolare e forse nuovo, un testa a testa senza rete. Alemanno, per esempio, ha già sfidato anche Walter Veltroni, ma allora qualcosa rendeva quel duello fair, più sereno. Al punto che quando Veltroni fu ricoverato d’urgenza in ospedale, il candidato del centrodestra andò a trovarlo, e con un sorriso autoironico sciorinò una delle sue migliori battute: «Che bello, così, dopo questa campagna stressante, mi faccio dare un lettino e dormo vicino a Walter...». La sfida televisiva che era già concordata senza problemi saltò proprio per quel malore, stavolta invece Rutelli ha rifiutato il match finché non ha avuto la certezza del ballottaggio (i due per ora si sono incontrati solo una volta, all’Ordine degli architetti). Anche per questo, il faccia a faccia che sarà ospitato questa sera da Giovanni Floris a Ballarò è anch’esso parte di una piccola «caccia». Solo a ricordare la sfida con il leader del Pd Alemanno conquista buon umore in questa con Rutelli: «Allora erano tutti veltroniani! Disse che votava per il candidato del centrosinistra finanche Lando Buzzanca, un attore da sempre a destra... Quando vidi che lo stesso faceva donna Assunta, grata per i mazzi di rose che riceveva da Walter, mi misi le mani nei capelli». Ma il clima è cambiato. Rutelli ha preso 60mila voti in meno delle sue liste, meno voti di Veltroni alle politiche (lo stesso giorno!), meno voti della sua coalizione alle comunali. Veltroni sconfinava nel campo avverso, Rutelli perde punti nel proprio, e così la sfida si gioca sul filo di lana. Racconta Alemanno che lui e il ministro dei Beni culturali si conoscono da una vita, da quando Rutelli era ancora radicale. Per questo lo ha stupito l’atteggiamento glaciale con cui Rutelli lo ha accolto alla fine del primo turno quando si incrociarono alla Rai per la registrazione delle tribune regionali: «Mi alzai e gli andai incontro sorridendo con la mano tesa, lui rimase con la bocca sigillata e non la strinse». Così, pur sfiorandosi i due hanno iniziato la marcatura a uomo. Per esempio, con il capitano giallorosso: Alemanno va a trovare Francesco Totti, per «sanare» la polemica di Berlusconi. All’uscita dichiara: «È stato un incontro molto simpatico, gli ho detto che rispetto le sue opinioni, infatti la mia presenza a Villa Stuart è finalizzata a fare pace e per mettere una pietra sopra alle polemiche». Salvo poi strappare un ottimo compromesso: «Mi ha detto che vuole molto bene a Roma - aggiunge - e continuerà a impegnarsi nella solidarietà a prescindere da chi sarà il nuovo sindaco. Gli ho augurato una pronta guarigione». Passano solo 24 ore, e al capezzale dei crociati che fanno sognare i romani arriva anche Rutelli: «Dovevo ringraziarlo per la sua affettuosità e per la sua amicizia, qui conta il riconoscimento a un’icona di Roma». Rutelli collega la visita a Villa Stuart alla propria campagna elettorale. «Era giusto stare con lui e “battergli il cinque” - aggiunge -: ci siamo confermati un reciproco in bocca al lupo». E che dire del Papa? Appena tornato dagli Usa è omaggiato da Alemanno: «Nell’augurargli il più sincero bentornato dal suo impegnativo viaggio - dice - esprimo profonda gratitudine per il suo magistero americano, fonte di preziose indicazioni etiche». Ma stavolta Rutelli va addirittura «a prenderlo» a Ciampino, per poi dire (con l’entusiasmo papalino di un ex anticlericale): «È stato bellissimo, il Papa mi ha stretto la mano per un minuto. È stato un gesto molto affettuoso. Che ci siamo detti? Non si dice, tante cose». Ovviamente i colpi più duri sono sul terreno della sicurezza. Alemanno inizia la sua campagna chiedendo l’espulsione di 20 mila immigrati pregiudicati, Rutelli lo scavalca con il «braccialetto di sicurezza» per le donne. Ma Alemanno lo controscavalca «a sinistra»: «Per le donne è umiliante». Poi lo stupro della studentessa del Lesotho riaccende le polveri: «Alemanno dimostrerebbe molta più civiltà se si unisse a me nelle lotta alla criminalità», riattacca Rutelli. «Il suo governo - gli ribatte l’altro - ha esteso anche agli extracomunitari la possibilità di entrare in Italia con un visto turistico. Loro poi rimangono». Forse, l’unica cosa davvero impossibile, in questa sfida che ribalta tutti gli assi cardinali, è che Rutelli superi Alemanno «a destra» sulla sicurezza.

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