Bassolino e gli eco-fondamentalisti
C'è voluto il pesante editoriale di ieri mattina, a firma di Eugenio Scalfari su la Repubblica, per far uscire allo scoperto Antonio Bassolino, attuale presidente della Regione Campania ed ex Commissario governativo negli anni 2000-2004. Il quasi sessantunenne presidente campano (è nato ad Afragola, Napoli, il 20 marzo 1947) si è sentito in dovere di rispondere a mezzo stampa (con una lettera pubblicata stamattina in prima pagina dal quotidiano di Ezio Mauro con il titolo "Bloccato da vescovi e eco-fondamentalisti) alle pesanti accuse, e richieste di dimissioni, piovutegli da ogni parte per la sua evidente incapacità di soluzionare il problema rifiuti della Campania. Nella sua autodifesa, Bassolino scarica (come nella migliore tradizione italica) le responsabilità su chi lo ha preceduto (nella presidenza alla Regione, ma anche come Commissario governativo) affermando che anche gli altri esponenti politici non sono riusciti, in passato, a porre rimedio a questa tragedia napoletana: come dire, mal comune mezzo gaudio. Ha chiamato in causa l'ex presidente ed ex Commissario Antonio Rastrelli, l'ex prefetto Catenacci, il capo della protezione civile Bertolaso, l'attuale prefetto Pansa. Una chiamata di "correità" politica ed istituzionale che certo non contribuisce ad aumentare la stima e la considerazione in Bassolino, che addirittura punta il dito anche contro l'ostracismo di vescovi, disoccupati organizzati, camorra, comitati civici e delinquenti comuni che non gli avrebbero permesso di mettere in pratica i suoi progetti per lo smaltimento dei rifiuti e per la costruzione di termovalorizzatori. Addirittura c'erano anche gli "ambientalisti-fondamentalisti", una sorta di talebani della monnezza, che invece dei kalashnikov e delle cinture esplosive usavano (per fortuna) rastrelli, scope e cassonetti per impedirgli di lavorare e di operare nell'interesse della comunità partenopea. Credo proprio che questa autodifesa sia proprio fuori luogo e anche irritante, soprattutto perche fatta da una persona che in questi anni ha avuto a disposizione mezzi e denaro pubblico per risolvere il problema, e che invece ha sperperato più di tre milioni di euro per la creazione di un inutile e improduttivo "call center" che riceveva la media di una telefonata a settimana per dare informazioni eco-ambientali. In più (come documentato da una recente inchiesta di Report su RaiTre) il figlio di Bassolino, Gaetano, è stato "scelto" da papà per effettuare "vantaggiose" operazioni economiche per la Pubblica Amministrazione campana, in virtù del suo ruolo di consulente finanziario della banca svizzera UBS, con un danno stimato (dalla Corte dei Conti) di 28 milioni di euro, che graveranno anche sulle gestioni future. Come si può notare, il caro Antonio non mi sembra che sia esente da macchie o da responsabilità implicite o personali, anzi. Le richieste di dimissioni, avanzate nei giorni scorsi da Antonio Di Pietro, reiterate nell'editoriale di Scalfari, e ancor più sollecitate ieri da Pierferdinando Casini, mi sembrano lo stimolo più che sufficiente per indurre Bassolino ad un atto di coraggio e di pulizia politica e personale. Non è mai troppo tardi, in questi casi.
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