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domenica 9 dicembre 2007

la morte non ha colore


L'incendio di mercoledì notte, avvenuto nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, ha provocato 4 morti che sono state catalogate (dalla stampa, spero non dall'opinione pubblica) come morti bianche, intendendo con questo termine le vittime di "incidenti" sul lavoro ed ha riportato all'attenzione di tutti (in particolar modo del presidente del Consiglio) una piaga sociale ed umana talmente evidente da essere stata segnalata (poco tempo fa) addirittura dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che si era speso in parole, discorsi ed accorati appelli affinchè si intervenisse, con strumenti legislativi e di controllo, per porre fine a questo scempio che non ha precedenti. Le cifre parlano chiaro: nei primi 8 mesi di quest'anno ci sono stati 811 morti sul lavoro (esemplificativa la puntata di Speciale TG1, http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/stream.srv?id=25943&idCnt=65559&pagina=1&path=RaiClickWeb^Home^Notizie^Archivio+^SPECIALE+TG1#1) e 1 milione di infortuni. E tutto ciò, come se non bastasse, ha provocato (oltre all'umano cordoglio per le famiglie delle vittime) un danno economico alla collettività (vale a dire a noi) di 40 miliardi di euro, tra risarcimenti e danni alla produzione. E' proprio il caso di dire che la morte non ha colore. Non può essere nè bianca nè gialla nè nera: quando muore un operaio in una fabbrica per mancanza dei mezzi di sicurezza, quando muore una donna sulle strisce pedonali falciata da un rom ubriaco o quando muore una ragazza di 14 anni per colpa della malasanità no, non ci possiamo limitare al colore della morte, perchè la morte non ce l'ha. O meglio, il colore (purtroppo) è uguale per tutti, senza distinzioni nè di età nè di condizione sociale ed economica. Le morti dell'acciaieria torinese fanno rabbrividire ancor di più se si pensa che molti degli operai che vi lavorano hanno denunciato le condizioni di insicurezza e di stress, dovuto a quella folle corsa al ribasso dei costi e degli investimenti, dovuti per una qualsiasi azienda (in particolare nei settori dell'edilizia e della siderurgia), sacrificati sull'altare della competività e del risparmio, a fronte delle continue minacce di riduzione dei posti di lavoro, fino allo smantellamento totale. Con buona pace dei sindacati di categoria, arma spuntata ed inoffensiva, nelle mani ormai di un neocapitalismo dal volto feroce e dal cuore di pietra. E senza colore.

2 Commenti:

  • Alle lunedì 10 dicembre 2007 alle ore 08:24:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    Mi hai anticipato.Avevo anche io intenzione di scriverti un pezzo a proposito degli operai morti a Torino.Purtroppo in questi tempi futili la condizione in cui devono lavorare alcune categorie di persone non fa piu notizia.Le Istituzioni,le forze politiche e sindacali sembrano occuparsi di tutt'altro.Non vorrei essere nostalgico,ma ricordo con tristezza quando c'erano partiti e sindacati che ponevano con fermezza al centro della loro azione la difesa dei diritti delle classi più disagiate.Mauro

     
  • Alle lunedì 10 dicembre 2007 alle ore 09:24:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Infatti, caro MAURO, la difesa dei diritti dei lavoratori, delle classi più disagiate e, soprattutto, l'assoluta mancanza di tutela per i lavoratori precari, ha fatto sì che la tua "nostalgia" nel ricordare partiti e sindacati di una volta si associ all'insoddisfazione e alla rabbia della pubblica opinione, profondamente delusa dall'insipienza (umana e politica) dei degli attuali rappresentanti sindacali.

     

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