Azouz perde il pelo, non il vizio...
I vecchi adagi popolari non sbagliano (quasi) mai. "Il lupo perde il pelo ma non il vizio" e "Chi nasce tondo non può morire quadrato (e viceversa)" sono quantomeno applicabili alla notizia dell'arresto di Azouz Marzouk per spaccio di stupefacenti. Il tunisino, salito agli onori della cronaca e della ribalta mediatica a causa della strage di Erba del dicembre dello scorso anno, a cui si deve l'umano rispetto e doglianza per la perdita della moglie, del figlio di due anni e della suocera, è incappato nell'indagine della Guardia di Finanza su un giro di droga nel comasco e zone limitrofe, che vede coinvolto anche il fratello e che andava avanti dal 2002. Azouz ultimamente si limitava al ruolo di intermediario nella vendita degli stupefacenti: prendeva telefonicamente nota delle richieste e le girava agli spacciatori. Ma precedentemente, sempre secondo le indagini, effettuava lui stesso la vendita diretta della droga, almeno fino al dicembre 2006, quando fu costretto ad interrompere la lucrosa attività, a causa del già citato tragico avvenimento di Erba. E ora come la mettiamo con le passate polemiche scaturite dal troppo spazio, giornalistico e soprattutto televisivo, dato al tunisino che era diventato quasi una star del tubo catodico, contattato addirittura dall'altrettanto indagato Lele Mora per entrare a far parte della sua scuderia gossippara? Come si giustificheranno i vari Vespa, Mentana e compagnia cantando sull'uso smodato di acquiescenza televisiva adoperato in occasione del dopo strage di Erba? Ecco, in questo caso sì che ci starebbe bene una bella richiesta di risarcimento danni. Del telespettatore nei confronti della RAI e di Mediaset, per averci imposto modelli televisivi non propriamente ineccepibili e cristallini, non certamente icone popolari da cui prendere esempio e che oggi ritroviamo con meno pelo e più vizio...
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