tpi-back

domenica 14 marzo 2010

la solita ossessione di Vittorio Feltri


Come si dice, a forza di andare con lo zoppo s'impara a zoppicare. Vittorio Feltri non da oggi ha una certa simpatia per Silvio Berlusconi. E' da molti anni che lo circuisce con frasi di circostanza, messaggi di riverenza e con articoli dettati dalla voglia di accaparrarsi la compiacenza di Sua Emittenza. Dopo aver fatto fuori il direttore di Avvenire, reo di essere stato troppo critico sulle inopportune scivolate di comportamento e di morale ad opera del presidente del Consiglio; dopo aver avallato gli articoli contro Di Pietro siglati da quei prototipi di giornalismo d'alto lignaggio che sono Alessandro Sallusti e Nicola Porro e dopo aver scritto di cotte e di crude sulla sinistra, adesso il buon Littorio persegue un'unica strada: quella di demonizzare e denigrare uno dei nemici più potenti che attualmente alimentano gli incubi notturni del Cavaliere, vale a dire Gianfranco Fini. Il direttore lecchino fa scudo con il suo giornalino per evitare che le frecciatine e le dissociazioni continue ad opera del presidente della Camera depauperino troppo le resistenze politiche e umane del beato Silvio. Non perde giorno, l'impomatato e occhialuto direttorino, nello scrivere peste e corna nei riguardi della terza carica dello Stato, senza il minimo riguardo e senza vergogna. L'ultima perla della serie è l'editoriale di questa mattina (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=214299) con il quale addirittura si cala nei panni di un novello Mago Otelma: fa le previsioni per il futuro. Dice che Fini sta preparando un nuovo partito (scissionista) che dovrebbe mangiarsi quel che resta del PdL. Oramai siamo arrivati a livelli di cannibalismo politico, stante ciò che la fervida (e malata) mente di Feltri partorisce. Per fortuna che c'è chi può rispondere per le rime alle stravaganze giornalistiche del sommo Littorio. E' Filippo Rossi che, dalle colonne di Fare Futuro Webmagazine, gli dedica un articolo che praticamente riduce in poltiglia ciò che resta della risicata credibilità del direttore del Giornale. Godetevi questo pezzo d'alta scuola giornalistica di Filippo Rossi, una specie di rumorosa pernacchia (stile Eduardo De Filippo) all'indirizzo del lecchino di fiducia di Berlusconi. Oggi è nato ufficialmente un tipo di giornalista tutto nuovo. Bravissimo, non c'è che dire. Impeccabile nei suoi racconti, preciso nei particolari. Un giornalista che si vanta di essere un cronista, che svela retroscena, che riesce a mettere in relazione avvenimenti che agli occhi dei più appaiono distinti e separati. Un giornalista un po' Marco Travaglio e un po' Milena Gabanelli. Un po' Dylan Dog e un po' Martin Mystere. E sì, perchè il giornalista in questione è troppo bravo per accontentarsi di quel che è avvenuto, di quel che è stato. Deve allargare il suo sguardo là dove nessuno sa vedere. Non gli basta spiegare il dove, il come, il perchè, il chi, il quando. Deve fare di più. E allora ecco la trovata: da un po' di tempo il suo QUANDO si applica al futuro. Non nel modo più scontato, ovviamente. Perchè non è da lui cercare di prevederlo (quel futuro) analizzando il presente e il passato. Troppa fatica. No, lui va più per le spicce: è fatto così, non guarda in faccia a nessuno. E così ha deciso di utilizzare una sorta di macchina del tempo, come quella del film "Ritorno al futuro". Solo che lui non racconta quel che è stato, ma quel che sarà. Le sue sono vere e proprie CRONACHE DAL FUTURO, alla stregua di un Isaac Asimov. Perchè lui ha visto cose che noi umani potremo vedere solo quando avverranno veramente. E le vedremo senz'altro, ce lo garantisce lui. D'altra parte lo ripete sempre, a ogni evenienza: "Io racconto notizie". E' il suo mantra, la sua giustificazione ultima, il suo credo estremo. Ma le notizie devono essere talmente nuove, sempre più nuove, che alla fine è quasi ovvio che il nostro giornalista abbia deciso di raccontarci quelle che devono ancora materializzarsi. Che poi hanno anche un altro pregio: nessuno le può smentire fino in fondo. Perchè nessuno ha potuto vedere (ancora) quel che solo lui ha intravisto nella sua personalissima sfera di cristallo. Questione di fede. E di preveggenza: un po' Mago Merlino, un po' Maga Magò. Altro che FARE FUTURO. Lui il futuro lo racconta direttamente. P.S.: solo un consiglio. A questo punto potrebbe cambiare nome al quotidiano che fu del grande Indro Montanelli. Potrebbe chiamarla direttamente LA GAZZETTA DEL PROFETA.

4 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page