tpi-back

martedì 1 settembre 2009

la congregazione dei diffamatori


L'affare Boffo mi sta facendo sbellicare (con rispetto parlando per il direttore di Avvenire) ogni giorno di più. Mi spiego. L'anatema giornalistico lanciato da quel sant'uomo di Vittorio Feltri, con il preciso intento di scomunicare chiunque avesse intenzione di criticare ulteriormente l'irreprensibile vita privata del suo padrone editore, ha dato il via a una serie incontrollata di interventi (degni del campionato nazionale delle barzellette e delle battute a doppio senso) che giorno dopo giorno mi permettono di mantenere in allenamento i miei oramai induriti muscoli facciali. Assistere, per esempio, agli editoriali televisivi sul TG4 del magno leccaculo di Silvio (parlo di Fede ovviamente) impegnato a pulire con la saliva del cortigiano le particelle di infamia depositate sul capo pseudotricotico del suo Capo (soave opera che solo Emilio è in grado di portare a termine), mi favorisce incredibilmente la secrezione di insulina: i dati numerici della macchinetta Lifescan sono incontrovertibili. Ascoltare poi le dichiarazioni rilasciate da Daniele Capezzone (dette più per amore della verità che non per devozione nei riguardi del suo datore di lavoro) mi permette di non usare il lassativo la sera dopo cena. Ma il picco d'ilarità incontrollabile lo raggiungo quando leggo Libero e il relativo pezzo di apertura del suo neodirettore, come quello di stamattina (http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=170865), formidabile esempio di equidistanza e di indipendenza giornalistica da proporre come lectio magistralis per aspiranti pennivendoli. L'acme dello sbellicamento l'ho raggiunto quando ho letto questo passaggio del Belpietro pensiero: "Nessuna obiezione della CEI sarà infatti in grado di far capire, o dimenticare, lo stridente contrasto tra il ruolo richiesto a Boffo e la sentenza che egli ha subìto..." (!?) Che dire di più, cos'altro aggiungere di cerebralmente motivante per rendere ancora più spassoso uno come Belpietro che ha tutte le carte in regola (http://www.articolo21.info/5462/editoriale/caso-welby-belpietro-condannato-per.html) per non rendere stridente il contrasto tra il ruolo richiesto a lui (un giornalista super partes che non scrive sotto dettatura) e la sentenza che ha subìto? Cari miei diletti lettori, dobbiamo rassegnarci. Prima o poi una gigantesca risata seppellirà il potere berlusconiano, seppellendo definitivamente la congregazione dei diffamatori con allegato club dei pennivendoli. Che Dio li abbia in gloria.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page