da che pulpito arriva la predica!
Non si smentisce mai. La vita gli riserva molteplici occasioni per evitare di fare brutte figure e lui niente: cocciuto e irrigidito, sul suo pulpito dorato, si mette a sparare (editorialmente parlando, per fortuna) a destra e a manca (più a manca che a destra), si erge a paladino degli irreprensibili e dei senza peccato e con nonchalance scaglia le sue pesanti pietre della diffamazione e dell'odio politico. Tuuto questo, ovviamente, con il placet del suo multimilionario (perennemente infoiato) editore e padrone di riferimento: il celodurista Silvio. Oramai non mi sorprendo più di tanto delle squallide uscite di Vittorio Feltri, noto voltagabbana bergamasco nonchè livoroso e meschino leccaculo delle preziose rotondità (si fa per dire) berlusconiane. L'attacco infamante di stamani su il Giornale contro il direttore di Avvenire (furbescamente tolto dall'edizione on line, http://www.ilgiornale.it/la_aut.pic1?ID=6113 ma rintracciabile comunque, http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=170011) ha ancora una volta consegnato il viscido Feltri alla storia meno nobile del giornalismo italiano. Permettersi di puntare il dito contro Dino Boffo per questioni inerenti la privata sfera sessuale, e nel contempo attaccare tutti coloro che fanno altrettanto (e a ragione) contro il suo altrettanto viscido padrone, è stomachevole e indegno. Ma ancor più stomachevole e indegno è sapere che lui ama omettere il suo non proprio cristallino passato costituito da: radiazione dall'Albo dei giornalisti (novembre 2001), su proposta dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia per aver divulgato, sulla prima pagina di Libero, i nomi di cittadini italiani sotto procedimento giudiziario per pedofilia; condanna a 1 anno e 6 mesi di carcere per diffamazione nei confronti dello scomparso senatore Gerardo Chiaromonte (febbraio 2006 ma i fatti risalgono al 1990); condanna a risarcire con 45.000 euro Rosario Bentivegna (agosto 2007, solita diffamazione a mezzo stampa). E uno come Feltri che, dulcis in fundo, ha la faccia come il culo (ai tempi di Libero) di intascare più di 5 milioni di euro dallo Stato per i finanziamenti di un giornale che non li avrebbe mai potuti avere non essendo organo di partito (ma lui ci è riuscito lo stesso spacciandolo per organo del Movimento Monarchico Italiano!) ci viene a fare la morale sulle preferenze sessuali del direttore di Avvenire? Ma vergognati Vittorio!
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