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giovedì 18 giugno 2009

malato (terminale) di gnocca


Oramai non so più come comportarmi. Se non scrivo delle pulsioni erotiche del Pifferaio mi sento inadeguato e fuori tema, se dedico la maggioranza dei miei post alle sue avventure (politiche o boccaccesche) mi sento quasi come un cane segugio che lo segue passo passo. Che ci posso fare! Anche oggi mi tocca la razione testosteronica del presidente del Consiglio brillantemente evocata su alcune (non tutte, per sua fortuna) pagine di siti e quotidiani nazionali. Certo, i miei lettori più attenti si saranno accorti che non ho aspettato l'avvento della signora D'Addario (in arte Brummel) per lanciare una sorta di allarme politico-sociale: il Pifferaio di Arcore è un uomo sotto ricatto. L'ho scritto in passato (sia qui che su l'Antipatico), quando D’Alema non se n’era ancora uscito con quell’ipotesi della scossa (sfortunatamente per il premier niente a che vedere con quella famosa televisiva di Giovanna Civitillo ai tempi de L'Eredità di Amadeus). E poi bastava sapere dei cinquemila scatti fatti dal fotografo d'assalto Zappeddu e depositati da qualche parte nel mondo. Ora arrivano anche il registratore nella borsetta e la foto col telefonino. Francamente farei volentieri a meno di occuparmi di tutto questo questo festival della gnocca, ma come si può? Il nostro caro Silvio è il classico caso da studiare con la massima attenzione. I sintomi ci sono tutti: è proprio malato di gnocca. Veronica Lario diceva che era malato, senza scendere nei particolari. Adesso tutta l'Italia (anche quella devotamente berlusconiana) ha capito a cosa si riferiva. E forse proprio per questo tipo di malattia terminale (della gnocca, s'intende) che il premier è (o è stato) sotto ricatto: perché è ricattabile e perché al suo costume di vita non si applica nessuna delle regole di sicurezza e prudenza che accompagnano la vita di qualsiasi uomo di Stato, anche di rango molto inferiore al suo. I suoi estimatori lo amano proprio per questa sua allegra generosità e dissipazione di sé. Forse non hanno mai valutato i rischi, e lui s’è ritenuto erroneamente al di sopra di essi. Data la grande quantità e varietà delle ragazze invitate alle feste private del Pifferaio, era inevitabile che prima o poi qualcuna avrebbe tirato fuori particolari e racconti: la più smaliziata di loro, la più furba, la più stupida o la più bugiarda, lo sapremo presto. Che questa storia della D'Addario esca poi sulle pagine del Corriere della Sera cambia naturalmente tutto il quadro, vista la grande prudenza con la quale il direttore Ferruccio De Bortoli aveva affrontato il caso Noemi. Cade lo schema del PdL e del beato Silvio, secondo i quali tutta la vicenda sarebbe un complotto ordito da la Repubblica e dal Partito Democratico con l’appoggio di Murdoch (e una volta Libero mise nel gruppo perfino Barack Obama). Qui i complottardi cominciano a essere un po’ troppi, né l’inchiesta barese sul giro di prostituzione l’hanno inventata i giornali. L’ipotesi del Pifferaio utilizzatore finale di prostitute (infelice espressione discolpatrice del suo avvocato Niccolò "Mavalà" Ghedini) appare un tantinello azzardata, ma come diceva il buon vecchio Divo Giulio a pensar male si fa peccato....Ci fosse veramente l’evidenza dei riscontri (della cui esistenza ieri i Palazzi erano alquanto convinti), non rimarrebbe che lasciar libero il signore di Arcore di occuparsi dell’unica cosa che evidentemente gli interessa davvero. La gnocca!

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