forti e gentili sì, fessi no!
"Forti e gentili sì, fessi no!". E' stato questo l’efficace slogan con cui ieri circa un migliaio di aquilani arrivati a Roma hanno protestato contro le bugie del governo e del Pifferaio di Arcore in particolare. La frase racchiude bene uno stato d’animo che, come un’epidemia, sta rapidamente contagiando la popolazione colpita dal terremoto dello scorso sei aprile. Un misto di indomita voglia di lottare, riconoscenza per tutti quelli che in Abruzzo ci stanno mettendo l’anima e soprattutto tanta indignazione per un esecutivo che promette e promette ma i soldi alla fine se li tiene ben stretti. Si sono svegliati presto ieri i tanti aquilani desiderosi di far sentire al premier la loro voce non proprio flautata. Hanno preso il pullman, sono arrivati a piazza Venezia e da lì hanno fatto un pezzo di via del Corso per arrivare davanti a Montecitorio verso le due di pomeriggio, dove hanno dato vita a un coraggioso sit-in sfidando un impietoso solleone e una canicola a livelli agostani. Lì hanno potuto finalmente dare sfogo a tutta la frustrazione e la rabbia accumulate negli ultimi giorni. Hanno gridato al Parlamento la paura di non veder più rinascere la propria città, il timore di non uscire più dalle tende. Hanno chiesto il salvataggio del centro storico, la ricostruzione anche delle case dei non residenti. E hanno preteso trasparenza nella gestione dei soldi pubblici: ogni centesimo che passa in Abruzzo deve essere rendicontato. Tutto però con dignità e soprattutto con una legittima speranza. La speranza di poter ancora cambiare le carte in tavola, convincere la maggioranza di governo a modificare il decreto Abruzzo. Perché, come si legge in uno dei volantini distribuiti, «verba volant, sisma manent». Lì a pochi metri di distanza l’aula della Camera dei Deputati poteva tendere una mano a gente fiaccata da due mesi e più di difficoltà. Poteva. I parlamentari della maggioranza a metà pomeriggio bocciano con una raffica di no ogni emendamento migliorativo presentato dall’opposizione (tanto per fare una cosa nuova...). Quindi niente contributo statale al cento per cento per le seconde case e niente tassa di scopo per finanziare la ricostruzione. Il decreto, per ora, non cambia. E non cambierà più, se anche nei prossimi giorni non passerà neanche una delle 130 modifiche presentate dai gruppi dell’opposizione. Cosa peraltro fortemente voluta sia da PdL e Lega che dallo stesso governo, per ammissione del sottosegretario Menia. Un muro invalicabile, che getta subito nello sconforto i tanti sindaci e amministratori locali che hanno accompagnato la loro gente nella trasferta romana. Il presidente della provincia, Stefania Pezzopane, urla tutta la sua delusione: «E' un vero schiaffo al territorio, un'offesa insanabile per tutti gli aquilani. Una doccia fredda per chi ha manifestato». I manifestanti appunto. Non ci stanno a essere trattati così, a essere snobbati dopo mesi di sfilate mediatiche. S’infuriano. Prima di tornare ai pullman bloccano via del Corso, si dirigono verso palazzo Grazioli, la residenza romana del Pifferaio, al grido «gli sfollati vi aspettano al G8». La polizia li blocca e loro vanno a piazza Venezia, dove fanno un ultimo girotondo di protesta. Una protesta contro un premier che a L’Aquila promette e a Roma se ne frega. Per la prima volta il Caimano rischia che il sisma abruzzese, gestito bene nella fase emergenziale, si ritorca contro di lui. Del resto sa bene che è finita la luna di miele, che è giunta l’ora di mettere i soldi (e pure tanti) in Abruzzo. Ma i soldi non ci sono. Tremonti è già alle prese con un bel rompicapo: come recuperare 4 miliardi in meno di entrate. Una cifra importante, tanto che si riparla di scudo fiscale. Ma se anche questo condono non servirà a reperire i fondi per L’Aquila, ai terremotati cosa andrà? Come verranno coperte le promesse berlusconiane? Oggi il premier sarà nel capoluogo abruzzese, per la solita visitina mediatica e propagandistica. E oggi forse si capirà quanto c’è di vero nel sogno che il Pifferaio di Arcore ha finora saputo abilmente vendere agli sfollati della terra d'Abruzzo. Sempre che ci sia qualcosa di vero...
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