l'importante è volare
Lo sapete oramai. Sono un tipo che poi si affeziona. E così questa sera torno a scrivere e a parlare dei voli dell'Air Silvio One, una delle più frequentate compagnie aeree degli ultimi tempi. Frequentata da nani e ballerine (e cantastorie) come dice Di Pietro, ma pur sempre una compagnia che permette di raggiungere, senza troppe spese e senza fare troppa fila per il check-in, luoghi di villeggiatura non troppo affollati dal popolino. E poi vuoi mettere il fascino che emana potersi sedere su quelle poltroncine così ambite? Quel fascino del volo blu. Tutti ci cascano, da tempo immemorabile (si fa per dire). Come le sirene di Ulisse, gli aerei di Stato sono una tentazione che non conosce colore politico. Ma, al contrario dell'eroe omerico, il nostro premier, i ministri, i vice ministri e i vippaioli vari non ci pensano proprio a farsi legare ad un palo per non cadere in tentazione. Tutt'al più cambia il grado di ipocrisia. Per esempio il Pifferaio di Arcore può ben dire di non avere nulla da nascondere. Il suo fedele amico Mariano Apicella è stato pizzicato mentre scende da un velivolo dell'aeronautica diretto alla villa sarda del Cavaliere? Tutto ok: appena pochi mesi dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, il beato (e scaltro) Silvio ha varato una nuova direttiva (in sostituzione di quella più restrittiva del suo predecessore Prodi) che consente, di fatto, a chiunque di essere trasportato a spese dello Stato attraverso una formulazione tanto vaga da lasciare ampi margini di discrezionalità. La leggina ad personam recita testuale: «In via del tutto eccezionale, e previa rigorosa valutazione, è consentito l'imbarco a persone estranee alla delegazione ma accreditate al seguito dall'autorità in relazione alla natura del viaggio, al rango delle personalità trasportate, alle esigenze protocollari e alle consuetudini internazionali». Ora, non vorrei infierire ma a mio avviso sul rango della personalità (un menestrello napoletano) e sulla natura del viaggio (una specie di orgia di Capodanno) avrei qualche perplessità. Boh. Non basta. Non solo vengono messi a disposizione gli aerei dell'aeronautica, ma anche tutti quelli della Difesa. Più aerei per tutti, insomma, alla faccia della crisi economica. Il governo del Caimano-ter, tra le tante cose, è in perfetta continuità con il Caimano-bis. Nel periodo 2002-2005, il costo per i voli blu è stato costantemente in crescita, fino a toccare il record di 65 milioni di euro. Un vero crescendo, dai 23 milioni nel 2002, ai 41 nel 2003, fino ai 52 nel 2004, con un via vai di ministri per le vancanze estive o per i week-end con la famiglia. Sono proprio curioso di conoscere al più presto i costi relativi al 2008, ma alla luce delle ultime notizie c'è da stare poco allegri, anche se il più berlusconiano dei parlamentari provenienti dalle fila di AN, Maurizio Gasparri, ha sottolineato con l'enfasi che gli è propria: «Conoscendo lo stile di Gianni Letta, secondo me le nuove regole tendono a restringere la platea». Immagino volesse fare una battuta e comunque chissà se la pensa ancora così. Sarà che l'occasione fa l'uomo ladro, ma la Casta con le ali ha una storia alquanto lunga e non sarebbe giusto dare la croce addosso al solo Pifferaio e ai suoi passeggeri. Memorabile, infatti, resta la delegazione che nel 1986 l'allora premier Bettino Craxi si portò in visita ufficiale in Cina: c'erano parenti, amici, amici degli amici che riempirono l'airbus di Stato fino all'ultima poltrona, tanto che Andreotti (all'epoca ministro degli Esteri) sull'aereo commentò: «Andiamo in Cina con Craxi e i suoi cari...». Seguirono polemiche (famosissima quella in tv da Baudo ad opera di Beppe Grillo), nulla più. Belli quei tempi, gli anni della Milano da bere. A Remo Gaspari (signor 88mila preferenze in Abruzzo, DC) andò un po' peggio: finì sotto inchiesta per l'uso a scopo privato degli elicotteri di Stato, ma già correvano gli anni 90. Poi è arrivata Mani Pulite; e sono arrivate le finanziarie lacrime e sangue di Giuliano Amato e la tassa per entrare in Europa. Successo qualcosa? Macché, niente: il fascino dei voli blu non conosce crisi. E così, più recentemente, sotto i riflettori sono finiti i viaggi di Fausto Bertinotti nelle vesti di presidente della Camera: con l'aereo di Stato si è recato in visita ai monaci del Monte Athos; in vacanza con la moglie a Quiberon, sulla costa bretone; al matrimonio parigino di Clotilde D'Urso, nipote del banchiere Mario, con un rampollo della nobiltà francese. E che dire dell'uso a dir poco disinvolto che dei mezzi dell'aeronautica ha fatto l'ex comandante generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale? Oggi deputato del PdL, Speciale non ha esitato a farsi portare sulle Dolomiti, con aerei militari, aragoste e spigole fresche. Ed è stato un volo blu-galeotto che, si può ben dire, ha dato la mazzata finale al già traballante governo Prodi. Trattasi dell'ormai famoso volo a Monza, al Gran Premio di Formula Uno, dell'allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, accompagnato dal figlio. A bordo c'era anche il vice-premier Rutelli e tal Riccardo Capecchi, collaboratore di Palazzo Chigi, che si dimise dall'incarico. L'inchiesta seguita per abuso d'ufficio è finita con un'archiviazione, ma il fuoco delle polemiche, nel pieno del furore contro la Casta, ha contribuito a minare dall'interno il già fragile esecutivo, con Mastella e Di Pietro che si beccavano come due galli in un pollaio. In un estremo tentativo di salvarsi, Prodi emanò una direttiva assai restrittiva che in sostanza limitava i voli di Stato alle alte cariche (presidente della Repubblica, presidenti di Camera e Senato, ex capi di Stato, presidente del Consiglio) e solo per motivi istituzionali. I ministri dovevano dimostrare che non ci fossero voli di linea disponibili e viceministri e sottosegretari erano sostanzialmente esclusi; mentre per i giornalisti veniva introdotto l'obbligo di pagare il biglietto. Risultato: nel 2007 il costo dei voli blu era stato drasticamente ridotto a 35 milioni di euro. Però, sempre troppi: e infatti, Prodi ha perso la poltrona. Perché il paradosso è proprio questo: meno un aereo vola più sale il prezzo, perché i costi fissi sono, appunto, fissi. Che sia per questo che il Pifferaio di Arcore, appena tornato a Palazzo Chigi, ha modificato, allargandole, le regole di imbarco sulle limousines volanti?
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