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domenica 24 maggio 2009

se anche l'azienda del Pifferaio sciopera...


Una premessa è d'obbligo: la notizia che ha ispirato questo odierno post non l'ho letta (purtroppo) su Libero di Feltri o su il Giornale di Giordano. E nemmeno su altri quotidiani, diciamo così, meno vicini al Pifferaio di Arcore. No, questa notizia l'ho pizzicata su un giornale comunista, il manifesto, ma credo che la fonte sia più che attendibile. Si sciopera anche nell'azienda del Grande Capo. La stampa non ne parla, è un tabù per le televisioni (soprattutto quelle del Biscione), ma l'altro ieri la Videotime di Roma (400 dipendenti Mediaset) si è fermata: Forum di Rita Dalla Chiesa non è potuto andare in diretta, ma è stato registrato il giorno prima; le varie edizioni del TG5 sono state messe in onda grazie ai quadri, che per una volta hanno sostituito il personale semplice; anche per Matrix si è fatto ricorso a una puntata di magazzino. La protesta è stata organizzata dai tre sindacati CGIL, CISL e UIL (dunque non dalla sola organizzazione di Epifani, per cui uno sciopero anti-Pifferaio sarebbe stato più scontato...), che parlano di un'adesione al 90 per cento. I 400 lavoratori di Videotime Roma sono un decimo dei circa 4000 di Mediaset (a loro volta divisi in 4 società: Rti, Elettronica Industriale, Endemol e, appunto, Videotime). Coprono gli aspetti tecnici di tutte le trasmissioni di intrattenimento e dei telegiornali in tre centri: Palatino, Cinecittà ed Elios, sulla Tiburtina. La causa dello sciopero? I dipendenti di Videotime non reggono più: le condizioni di lavoro sono sempre più aspre a causa di una pressione multipla esercitata da almeno tre categorie che convivono negli studi accanto a loro. Innanzitutto ci sono i tanti professionisti-consulenti che ruotano attorno alle cosiddette star televisive: a quanto afferma il sindacato, la parrucchiera personale di conduttrici come Rita Dalla Chiesa e Barbara D'Urso può arrivare a guadagnare dai 700 fino ai 1.300 euro al giorno. Mentre il salario mensile di un dipendente Videotime (tecnici, operatori di ripresa, produzione) va dai 1.200 euro base fino ai 1.500 se si aggiungono le maggiorazioni e gli straordinari. Ma non basta: alla base della piramide Mediaset, dunque nell'altro emisfero rispetto al privilegio delle star, c'è il vero popolo degli sfruttati, quelli che non hanno potuto neanche scioperare perché non hanno voce, e il cui utilizzo sempre più intenso sta contribuendo a mettere da parte il personale dipendente. I cosiddetti servizi esterni, fatti di troupe di operatori e specializzati di ripresa, fino agli stessi parrucchieri (ma quelli che truccano gli ospiti più sfigati), per 10 ore di lavoro possono costare all'azienda dai 50 ai 100 euro al giorno, in partita Iva o con appalti che applicano i più svariati contratti, dunque all'insegna del grande risparmio (niente ferie, niente diaria, niente tredicesime, premi di produttività o integrativi). Infine, c'è la terza categoria di concorrenti alla Videotime, ma la gran parte di loro fa parte della stessa Mediaset. Si tratta dei dipendenti della Endemol, la società di Marco Bassetti che offre prodotti già pronti ai canali del Pifferaio, come il Grande Fratello. Ma ci sono anche la Corima (ex società di Corrado Mantoni), la Fascino (di Maria De Filippi), la Triangle (di Paola Perego): tutte con personale proprio, che in produzione viene affiancato o che oramai sostituisce in studio quello di Mediaset. Insomma, da mesi i sindacati chiedono risposte alla dirigenza perché gli accordi stipulati non vengono rispettati, come a volte gli orari, e gli interni sono sempre meno utilizzati: «Da tempo non si assume più e il personale interno non viene praticamente più formato o viene sottoutilizzato - spiega un rappresentante della RSU che preferisce mantenere l'anonimato - temiamo che via via si voglia ridurre il personale per far sempre più ricorso a esterni e precari». Dalla CISL arriva più esplicita la parola licenziamento, un tabù per il Pifferaio di Arcore, che si è sempre vantato del fatto che «a Mediaset non si sciopera mai nè si licenzia». «Per ora- spiega Roberto Crescentini della Fistel CISL - ci sono quelli che noi chiamiamo "licenziamenti bianchi" e cioè sottoutilizzare il personale, farlo stancare della situazione affinchè molli, non sostituire chi va in pensione. Certo, se si continuerà a esternalizzare a questi ritmi, temiamo un ridimensionamento molto più drastico». La goccia che ha fatto traboccare il vaso e a indire lo sciopero è stato l'episodio dello stampone per la puntata di Matrix del 1° maggio scorso. Lo stampone è il piano turni che viene esposto ogni venerdì, e vale per tutta la settimana successiva. L'azienda ha prima chiesto ai lavoratori di fare lo straordinario per il primo maggio, pubblicando di conseguenza lo stampone con i turni per la Festa del lavoro; ma dopo, il martedì successivo, ha deciso che la puntata non si sarebbe più fatta e, senza dire nulla, ha esposto un nuovo stampone con la puntata del 1° maggio cancellata. «Potrà sembrare un episodio di poco conto - spiega sempre il delegato CISL - ma sono mesi che facciamo incontri per protestare del sempre minor rispetto nei nostri confronti. I lavoratori e le RSU sono ogni giorno sempre più marginalizzati, mentre vengono utilizzati appalti e precari senza regole; inoltre, così facendo, si creano pericolosi precedenti per il rinnovo del contratto». Altro esempio di malumore? Un dipendente, di cui è sempre meglio non citare il nome per ovvie ragioni, spiega di lavorare da 23 anni per Mediaset. Nel 2001 è stato trasferito da Palermo a Roma, e nel 2003 ha avuto un'operazione al cuore con pace maker. Nonostante la sua invalidità, l'azienda non accetta di riportarlo a Palermo, e ogni week end è costretto a viaggiare per rivedere le figlie. «Intanto - spiega l'anonimo dipendente - hanno accordato due trasferimenti da Roma a Milano, ma al sottoscritto non lo considerano proprio. Anzi, stanno facendo di tutto per spingermi a dimettermi: per anni mi hanno tenuto su una sedia senza farmi fare nulla». Ebbene sì, cari lettori, anche questa è Mediaset. Miglior spot di questo...

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