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domenica 10 maggio 2009

la colonna (leghista) infame


C'è poco da esultare, secondo me, come sta facendo negli ultimi giorni il ministro leghista dell'Interno, razzista nell'animo e nella mente. La gestione di Roberto Maroni del problema dei clandestini, ma soprattutto dell'ultimo ping-pong con la Libia per rispedire quei disperati e stremati cittadini dalla pelle diversa dalla nostra e solo per questo meritevoli, secondo il Maroni-pensiero, di non accoglienza sulle nostre italiche coste. E' proprio vero, l'Italia sta vivendo una tragedia. Perché da un lato il presidente del Consiglio offre materia da avanspettacolo e i suoi avvocati in tv ne difendono il diritto ai lazzi; dall'altro il suo ministro dell' Interno dà al Paese un volto feroce che getta la gente nel pianto. Quello che è avvenuto sulle due motovedette della Marina che andavano a scaricare i profughi in Libia, e che gli stessi militari hanno raccontato (ma uno di loro ha detto che mai oserà raccontarlo ai suoi figli), scrive una pagina d'infamia nella storia del nostro Paese. Ha detto uno dei protagonisti che è stato l'ordine più infame che abbia mai eseguito. Ora deve essere chiaro che questa infamia non ricade tanto su chi ha eseguito gli ordini, e non è nemmeno solo della Lega, che quegli ordini ha voluto e impartito, ma ricade su tutto il Paese: perché la Lega non solo è al governo, ma ha le chiavi del governo, è una sola cosa per confluenza di interessi col presidente del Consiglio, ha il comando delle forze dell'ordine, sia militari che civili, ed esprime pertanto al massimo grado la politica italiana, non nella sua continuità, ma nel suo cambiamento, avendo lo stesso ministro Maroni definito come una svolta storica l'eroica operazione navale del Mediterraneo. Per questo cambiamento bisogna trovare una parola nuova, tanto è nuova una politica che nell'Italia repubblicana mai aveva tirato su qualcuno per schiacciarlo, mai aveva atrocemente ingannato degli infelici che credevano di essere stati salvati, mai aveva infierito su uomini vinti, donne incinte e bambini innocenti reduci da cinque giorni d'inferno senza acqua né cibo su barconi diretti ma mai arrivati in Europa. La parola che accompagna questa nuova fase della politica italiana (che non si attua solo per mare) è crudeltà. Vuol dire che la nostra politica non solo è inadeguata, fatua ed ingiusta, ma sta diventando crudele. E sta diventando crudele proprio perché è inadeguata, frivola ed ingiusta: perché lascia che l'Italia si impoverisca senza fare niente; perché non difende e nemmeno prende in considerazione il diritto al lavoro; perché non gliene importa niente di chi non ha casa; perché promette miracoli ai terremotati ma i soldi non li dà perché li aspetta dalle lotterie e non dalle tasse; perché butta fuori dalle scuole che non sono dell'obbligo i giovani clandestini preferendoli sui marciapiedi piuttosto che in classe. E tutto ciò crea un senso di insicurezza e di malessere nei cittadini, fomenta l'idea che sia dato agli stranieri quello che hanno perduto loro e scatena la guerra tra poveri. Per questo motivo dovrebbero andare insieme politiche di sviluppo e politiche di accoglienza. E dove il diritto non è ancora in grado di comprendere le nuove realtà, è la politica che lo deve fare. E questo chiama in causa l'Europa. Perché i migranti, i richiedenti asilo che si affidano al mare è in Europa che vengono. Se noi li respingiamo, è l'Europa che li respinge. Dice Fassino che è proprio questo che vuole l'Europa. Ma allora bisogna cambiare l'Europa, per questo sono importanti le elezioni europee. Dovrebbe essere lei la prima a sanzionare e a impedirci comportamenti lesivi dei diritti umani degli stranieri. E questi dovremmo smettere di chiamarli extra-comunitari, cioè di definirli mediante un'esclusione, un non-essere. Se l'unità europea divide gli esseri umani in comunitari ed extracomunitari, vuol dire che essa stessa non è una comunità, è un bantustan, una fortezza, una sorta di apartheid. Se abbiamo fatto un mondo globale, l'Europa non si può salvare da sola. Se si fa conoscere come crudele, subirà crudeltà; se non farà giustizia agli altri non troverà giustizia per sé.

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