chapeau per la Fedrigotti
Era da un pò di tempo che non accompagnavo i miei articoli con la riproposizione di una bella prima pagina di uno dei maggiori quotidiani italiani (per la verità il più diffuso nelle vendite). Ero stato francamente distolto dalla Dynasty della brughiera, ma adesso rimedio subito: vi ripropongo l'editoriale scritto da una donna (a memoria credo sia la prima volta) e pubblicato sul Corriere della Sera del 30 aprile scorso. Il titolo è I nostri figli senza maestri, l'autrice è la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti (http://www.corriere.it/editoriali/09_aprile_30/bossi_fedrigotti_nostri_figli_senza_maestri_5a0211de-3544-11de-92cb-00144f02aabc.shtml). A mio giudizio questo editoriale ha del memorabile e per almeno tre motivi. Primo: mentre tutte le prime pagine dell’altra stampa traboccavano di commenti di vario genere sulla vicenda della dignità delle donne, gravemente minacciata dal sospetto di candidature nelle elezioni europee per puri meriti d'immagine, il Corriere faceva firmare il proprio fondo da una donna. Una prima assoluta, se non vado errato, per questo quotidiano e comunque un modo concreto non di parlare solo della dignità della donna ma di riconoscerla concretamente con i fatti. Secondo. Nuovo, per il fondo del quotidiano di via Solferino, anche l’argomento: non la consueta, più o meno pensosa, e comunque maschilissima analisi economica, sociologica, politica, che è nella sua tradizione, bensì il tema, caldo, umanissimo, della disperazione di una generazione, quella di tanti nostri giovani, anche di famiglie normali, che la cronaca ci rivela spesso sprofondati in una disperazione cieca, gelidamente indifferente e amorale, che li spinge a stuprare, accoltellare, rapinare, aggredire, senza rispetto per niente e per nessuno: amici, fidanzate, parenti o estranei che siano. Infine, il terzo motivo: nuova mi è suonata anche l’analisi, corroborata anche dalle ragioni denunciate come causa del fenomeno. Cupi, soli, violenti, indistinguibili (dall’esterno) l’uno dall’altro, riconosce dolorosamente Isabella Rossi Fedrigotti, molti dei nostri giovani non hanno desideri: perché non si può aver desideri senza avere speranze. Di questo li abbiamo privati, Di poter sperare in qualcosa o in qualcuno: politica, religione o famiglia che sia. Vivono, i nostri ragazzi, in famiglie troppo spesso dimezzate, in cui manca la presenza equilibratrice dei due genitori (che la natura, o Dio per chi ci crede, non a caso ha voluto diversi e complementari). Si è anche spezzata, lamenta la scrittrice, l’antica alleanza educativa fra genitori e educatori (specie quella con il parroco) perché il proprio figlio ha sempre ragione per i padri e specie per le madri, specie quelle sole (e son tante). E anche la pur rispettabilissima scelta di tante famiglie di escludere i figli dall’educazione religiosa, nota l’autrice, sta avendo penose ricadute sul triste fenomeno di una società, la nostra, che si specchia in un mondo giovanile che, non avendo speranza, guarda comprensibilmente smarrito al proprio futuro. Insomma, un’analisi che anche io potrei completamente sottoscrivere. Trovare sponda là dove mi era parso spesso di non trovarla, per di più su uno dei temi che a me è sempre stato particolarmente caro, è una novità che non può che rallegrarmi; trovarla poi in un fondo scritto per la prima volta da una donna su un quotidiano orgogliosamente laico non può che farmi piacere. L’emergenza educativa di cui si va da molto tempo discutendo all’interno della comunità cristiana con interventi anche poderosi e con l’offerta di esperienze interessanti sta evidentemente guadagnando nuovi testimonial, a riprova dell’assoluta gravità del fenomeno. Che su di esso si allarghi la consapevolezza è, nel grigiore dei nostri tempi, una bella e inaspettata speranza. Chapeau, quindi, per Isabella Bossi Fedrigotti!
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page