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venerdì 1 maggio 2009

la Dynasty di Arcore


Volevo ritornare sulla questione Veronica. La polemica intestina alla famiglia del presidente del Consiglio in carica credo sia scaturita dall'attenta lettura che ambedue i coniugi hanno fatto di un lungo e articolato pezzo di una professoressa dell'Università di Bologna, non troppo conosciuta (almeno fino all'altro giorno). Lei si chiama Sofia Ventura (solo omonima della signora della tv), autrice di questo articolo (http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.asp?VisImg=S&Art=1432&Cat=1&I=immagini/Foto/tacco_int.jpg&IdTipo=0&TitoloBlocco=Politica&Codi_Cate_Arti=27) che deve aver fatto scattare nel Pifferaio la voglia di candidare un pò di letteronze e veline, così, tanto per dare uno schiaffo morale alla professoressa e far capire che lui le famose quote rosa le ha veramente a cuore. Eccome! Ed ecco allora che Lady Veronica, dopo la lettura dell'articolo della Ventura e le anticipazioni dei giornali sulle candidature riferibili al ciarpame mediatico che aleggiava intorno all'Imperatore, è uscita per la seconda volta in due anni allo scoperto, con quelle dichiarazioni al vetriolo che hanno infastidito, e non poco, il suo legittimo consorte. Ma che nel contempo hanno anche provocate le risentite rimostranze dell'occhialuto bellicapelli direttore irresponsabile di Libero, che addirittura ha rispolverato dal cassetto dei ricordi in bianco e nero le foto della Veronica con le tette di fuori sul palcoscenico di un teatro milanese, pubblicandole ieri in prima pagina. Quelle stesse tette che all'epoca fecero sussultare gli ormoni dell'allora palazzinaro di Milano 2, 3 etc...attuale premier con gli stessi ormoni in continua attività, seppur coadiuvati da pillole di colore blu. Riflettendo a mente fredda su questa sorta di Dynasty meneghina, mi viene in mente che forse l'uscita della sciura Veronica è stata furbescamente calcolata per far sì che il maritino non pensi sempre e solamente alle tette e alle cosce delle sue letteronze e veline, ma che ogni tanto si dedichi anche alle future incombenze delle strategie aziendali dell'impero Fininvest, con tanto si spartizione della megatorta da 8 miliardi di euro da far pappare ai cinque figli del Pifferaio, sia i due di primo letto (Piersilvio e Marina) sia quelli direttamente usciti dal ventre della sciura Veronica (Barbara, Eleonora e Luigi). Il problema è cosa succederà ora. I soldi, va detto, non sono tutto. Ma nonostante ciò Silvio e Veronica non la pensano allo stesso modo sulla spartizione dell'impero: il Pifferaio vorrebbe dividerlo a metà (il 50% a Marina e Piersilvio e il 50% agli altri), mentre la Lady dalle tette che ammaliano spinge per distribuire il 20% a testa, regalando il controllo ai propri figli. La vera bomba ad orologeria, che spiega forse il nervosismo di questi mesi, è però un'altra: i piccoli Caimani crescono. I 18 anni li hanno passati da parecchio (senza il padre alla festa di compleanno, ha fatto sapere Veronica). E più che il denaro si preparano a chiedere un posto nelle aziende di famiglia. Su questo fronte la situazione è un po' più complessa. Marina in Mondadori e Piersilvio in Mediaset - dopo essersi fatti le ossa sotto le ali di Maurizio Costa e Fedele Confalonieri - sono oggi in pratica i capi delle due società. Difficile insomma trovare un posto al sole per altri. Non solo. Nelle loro rare esternazioni pubbliche, i tre fratelli minori hanno dimostrato, in merito, di aver già le idee chiare. E non sempre si tratta di concetti in linea con lo status quo di Arcore. "Fosse stato per noi, avremmo venduto da tempo le tv di casa a Murdoch", hanno dichiarato nel 2004 Barbara (24 anni e autocandidata a un posto in Mondadori) ed Eleonora (22). Il ventenne Luigi, che pareva volersi occupare solo di Milan e di fede ("ogni volta che lo cerco al telefono mi dicono di richiamare perchè sta pregando", ha raccontato qualche anno fa il premier), ha iniziato a camminare con le sue gambe: studia alla Bocconi, gestisce i soldi delle sorelle, è entrato nel CdA di Mediolanum e - ha già fatto sapere di voler lavorare nel gruppo. Non solo: il suo primo investimento autonomo (5 milioni) l'ha fatto in un fondo della Sator di Matteo Arpe, l'ex amministratore delegato di Capitalia, uscito dalla banca romana dopo uno scontro al calor bianco con Cesare Geronzi. Peccato che il 73enne presidente di Mediobanca sia il banchiere di fiducia del Pifferaio e il regista dell'ingresso di Fininvest in Piazzetta Cuccia, il salotto buono da cui il premier può monitorare con discrezione dossier caldissimi come Rcs-Corriere della Sera, Telecom e Generali. Come si può notare, la Dynasty meneghina è alquanto incasinata. Si prospettano sviluppi e tensioni da non sottovalutare. Anzi, da non perdersi assolutamente. Proprio come una intrigante fiction targata Mediaset...

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