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sabato 31 gennaio 2009

la discriminante dell'età


Chi, come il sottoscritto, ha superato da qualche tempo la fascia d'età contraddistinta dagli "enta", non ha soverchie difficoltà nell'ammettere che la ricerca di un nuovo posto di lavoro (nella malaugurata ipotesi della relativa perdita) oggi come oggi presenta insormontabili difficoltà. Ne ho parlato recentemente con i miei colleghi di ufficio (in maggioranza donne e mamme) che avvertono i morsi della crisi e della paura di restare senza lavoro, seppur considerando lo spessore aziendale, non certo di poco conto, nel quale sono (siamo) inseriti. Ma il discorso vale per tutti (purtroppo), sia piccole che grandi imprese. L'attuale recessione fa aleggiare su tutti noi lo spettro del licenziamento o della cassa integrazione o della riduzione di stipendio. A maggior ragione il discorso si fa ancor più spinoso e difficile se chi deve trovarsi un nuovo lavoro ha più di quarant'anni e paradossalmente (invece di essere considerato pieno di esperienza) scartato dal mondo del lavoro. O comunque non più tenuto nella debita considerazione. Ed ora provate ad immaginare la vostra reazione se, scorrendo le offerte di lavoro, ne leggeste una così: "Azienda pubblica ricerca urgentemente impiegato amministrativo. Appartenente religione cattolica, no ebrei, no musulmani". Oppure: "Si ricerca addetto segreteria. Fisico integro, al massimo piccola menomazione". O infine, più semplicemente: "Ragionieri cercansi, solo uomini, astenersi donne". Ne sareste (immagino) giustamente indignati e, con ogni probabilità, offerte così non verrebbero neppure pubblicate, perchè contrarie alla legge. E, più ancora, a quella sensibilità comune che mal sopporta discriminazioni tanto evidenti. La stessa attenzione (e una simile ribellione interiore) ancora non scatta, invece, di fronte alle tante discriminazioni per età che è possibile riscontrare nelle offerte di lavoro sui giornali, nelle bacheche di agenzie per il lavoro e persino sui siti di enti pubblici. C'è da dire che la prima norma sulla parità di trattamento nel lavoro, fra uomini e donne, risale al 1977 (con la legge 903) e che quindi ha avuto più di 30 anni per sedimentarsi, quantomeno, nei comportamenti formali degli operatori del mercato del lavoro. La direttiva europea che riguarda, inoltre, la non discriminazione per età (a parte religione, convinzioni personali, orientamento sessuale, handicap e quant'altro) risale invece al 2000, e solo dal 2003 è stata recepita da una legge italiana (la 216). Sei anni, comunque, dovrebbero essere un tempo perlomeno sufficiente affinchè chi si occupa in maniera professionale di far incontrare domanda e offerta di lavoro la applichi in maniera integrale. E soprattutto convinta. Invece i casi di violazione sono molteplici: sia in maniera diretta ed esplicita (come quando in un'inserzione si parla di "età massima 40 anni"), che indiretta e subdola (come quando si scrive che "il candidato ideale deve avere un'età compresa tra 25 e 35 anni" escludendo di fatto uno che ha 38 anni, ad esempio). Insomma, a volte, un quarantenne lo si ritiene già in partenza troppo vecchio per una certa mansione (come è capitato recentemente a un mio amico, classe 1960, alla ricerca di un posto da fattorino per il recapito della corrispondenza). A parte ciò, in sintesi, quello che meraviglia e disarma è il pregiudizio culturale e ideologico che colpisce i quarantenni appena sorpassata la fatidica soglia anagrafica. Nella vita di relazione vengono considerati poco più che ragazzotti; nell'immaginario collettivo delle imprese, invece, sembrano avviati sul viale del tramonto. Senza più energie. Senza nulla di nuovo da dire (o da fare) per un'azienda. Così l'età, purtroppo, sta assumendo i connotati di un vero e proprio stigma sociale doppiamente pericoloso: sia perchè favorisce l'espulsione precoce dalle imprese di chi si trova a metà della vita lavorativa, sia perchè penalizza ulteriormente gli stessi over 40 rendendogli oltremodo difficoltoso il rientro nel circuito produttivo. Già solo sul piano psicologico l'effetto di certe inserzioni è di per sè devastante. L'idea di non essere più utili lavorativamente parlando, ma solo e semplicemente degli obsoleti e superati ex lavoratori, spinge dritto dritto alla depressione. Il pensiero di non poter più provvedere alla propria famiglia (o finanche a se stessi), perchè "nessuno vuole un 45enne" nel cinico mercato del lavoro, fa scattare nella mente del disoccupato un cortocircuito mentale dai risvolti a volte tragici, da cronaca nera. Per evitare ciò (o tentare almeno di farlo) basterebbe a volte un pò di umanità e di buon senso da parte dei tagliatori di teste aziendali, di quelli, in buona sostanza, che hanno il lugubre potere di poter decidere con una semplice firma il licenziamento di un lavoratore. A volte riconosco di essere un ingenuo, soprattutto quando scrivo queste cose. Ma il cuore mi suggerisce così. L'umana indole che coltivo dentro di me (unitamente alla splendida educazione che ho ricevuto da mia madre) mi portano inevitabilmente nel paese di Alice delle meraviglie. Ma a volte è meglio sognare, piuttosto che lasciare aperti gli occhi su questa orrenda realtà dei giorni nostri.

2 Commenti:

  • Alle sabato 31 gennaio 2009 alle ore 14:25:00 GMT+1 , Blogger rossaura ha detto...

    Hai ricevuto davvero un'ottima educazione da tua madre, si riconosce lontano un miglio, ma devo dirti che davvero sei ingenuo se pensi che chi ha il potere di licenziare un gruppo di lavoratori sceglierà i più giovani o i più di recente assunzione per lasciarli a casa.

    Questo non è il mercato del lavoro, questa è buonsenso e umanità come dici tu e purtroppo non va mai d'accordo con le esigenze aziendali.

    Ricordo di aver capito di aver superato l'età "papabile" quando nel mio vecchio posto di lavoro ho visto il dirigente fare la ruota alla giovane nuova assunta, cercando di coinvolgermi nelle moine. Atteggiamento che in precedenza aveva tenuto con le mie colleghe più grandi e con più anzianità quando ero entrata io nella "grande famiglia".
    Ti confesso che forse non ho ricevuto la tua stessa buona educazione ma un cazzotto sul naso glielo avrei tirato sia prima che dopo il salto del confine.
    Però capisco che in questo caso il problema è ben più grave, non è solo un problema di cattivo gusto, ma un problema vitale.
    La crisi costringe chi ne soffre di più di cambiare i termini della loro esistenza. Proprio per questo si è persa la solidarietà, ognuno pensa a sè e tiene stretto quello che ha senza impicciarsi dei fatti altrui.
    Troppa gente over 40 e 50 non sa dove sbattere la testa, anche perchè generalmente sono proprio queste persone che hanno responsabilità di famiglia, figli, mutui da pagare, di depressione e di serie difficoltà di adattarsi ad ambienti nuovi e a rapportarsi con nuove tecnologie.
    Hai toccato il cuore del problema, ma in un periodo di crisi e con i tempi che verranno nessuno può dirsi sicuro e chi ha un'età più importante lo sarà meno degli altri.
    Credevo avessi preso un periodo di riflessione ;-) ma mi fa piacere che tu sia tornato, altrimenti mi sento un pò orfanella
    Ciao Ross

     
  • Alle sabato 31 gennaio 2009 alle ore 14:46:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Cara la mia "orfanella", mi fa piacere anzi estremamente piacere che tu abbia apprezzato il mio ritorno al post, in special modo con un argomento che ci tocca molto da vicino, sia per l'età che ci accomuna, sia per la precarietà (percepita e non) del mondo del lavoro nel quale ambedue navighiamo. Non mi è nuova la storia della "ruota" che ogni depositario pavonesco del potere aziendale applica scientemente sulle nuove (e belle) assunte. Si sa, carne fresca fa buon sangue (non era proprio così il vecchio adagio...) e nell'era tecnologica delle sensazioni "touch screen" o 3D, il tatto (intendimi al volo cara ROSS) vuole la sua parte. Certi dirigenti aziendali vogliono "toccare con mano", un pò alla San Tommaso, le attitudini professionali e lavorative delle neo assunte. Noi maschietti, al contrario, potremmo invero ricevere attenzioni e proposte (indecenti) dalle nuove donne in carriera (poche per la verità) al vertice delle piramidi aziendali di tutta Italia. Avrei comunque delle perplessità (sia fisiche che morali) nel dover sottostare a qualche avance di un mio eventuale capo in gonnella dalla dentatura removibile e dalla fiatella pronunciata (oltre che dal decadimento fisico naturale in una over 65). Perplessità dettate dal fatto che la "ruota", da chiunque venga fatta - donna o uomo che sia - non la reputo l'atteggiamento idoneo per far risaltare le capacità professionali e decisionali di un vero capo d'azienda. Conscio del fatto di esser andato un pò fuori tema con questo mio commento, ti saluto e ti abbraccio affettuosamente. Senza "ruota". Ma con un sorriso e con una carezza. Sperando che non ti metta a disagio...

     

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