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lunedì 12 maggio 2008

Vittorio Sgarbi, da trombato ad arruolato




Succede sempre così. Uno viene trombato da un sindaco di una metropoli per non aver fatto bene il proprio lavoro, per non aver ubbidito a degli ordini e poi si ritrova precettato da un altro sindaco (un neo sindaco) di un'altra metropoli, che invece crede in lui, lo adula, lo circuisce e lo riempie di complimenti e di attenzioni. E così è successo. Vittorio Sgarbi, ex assessore alla cultura del comune di Milano licenziato la scorsa settimana da Letizia Moratti, viene ora assunto (con la qualifica di superconsulente alla Cultura per il sindaco) da Gianni Alemanno che non va troppo per il sottile, anzi, a lui gli spaccamarroni gli sono sempre piaciuti, quasi ci si riconosce. Quindi, chi più di Sgarbi per questo nuovo incarico? Detto fatto. E subito il buon Vittorio se ne esce con una pomposa intervista a la Repubblica (edizione Roma) dove annuncia la distruzione della teca che ricopre l'Ara Pacis e altre iniziative stile sgarbiano, ovviamente. Eccovi l'intervista al critico d'arte realizzata da Paolo G. Brera e pubblicata a pagina 3 di Repubblica Roma. Vittorio Sgarbi sarà il super consulente alla Cultura del Campidoglio. Il sindaco Gianni Alemanno lo ha confermato. E' pronto? "Quando nel suo primo intervento il sindaco ha parlato della teca dell'Ara Pacis mi hanno telefonato in mille: =Vittorio, è la tua vendetta=. E' stata una delle mie grandi battaglie perdute, andai persino in America a parlare con Meier. Mi vedevo le ruspe buttare giù l'edificio del '38 firmato da Morpurgo...Una follia. Come sottosegretario bloccai tutto per un anno, poi mi cacciarono. Vede? Sono il consulente naturale di Alemanno". Il sindaco pensa a un referendum. "Gli do un consiglio: niente referendum, sarebbe un altro errore. Quell'opera ha violato l'elemento della compatibilità, lo dicono tutti gli architetti e gli studiosi di destra e di sinistra salvo un paio di zucche vuote". Quindi? "L'altro giorno gli ho detto: buttiamo giù una piccola parte del muro, quella che copre le chiese". E lui? "Ha risposto che era un'idea su cui lavorare". Ancora le ruspe? "Se vieni dal Tevere vedi le chiese barocche tagliate a mezzo da un muretto inutile". Ma è il segno di Meier. "Quel muro non è brutto in sè. Mi va anche bene, ma fallo in un altro punto della città. Se Fontana ha fatto un taglio commendevole a una tela gli si può consentire di tagliare anche un Caravaggio?". Qui è lei che vuole tagliare. "Cominciamo col pulire gli elementi di ingombro visivo, un atto illegale di totale mancanza di gusto. Manfredi Nicoletti, grande architetto, dice che tagliare il muretto costa 500mila euro. Così dài il segnale che certe cose non si possono fare: non tagli Caravaggio neanche se ti chiami Fontana". Passiamo oltre. Ha idee già pronte? "Antonio Tamburrino con Italia Nostra mi ha presentato un progetto molto complesso per il ripristino del Porto di Ripetta. Non gli ho risposto, prima voglio un incarico che mi consenta di impedire che vengano realizzate cose come la montagnola di Franco Zagari, che ha deturpato Montecitorio, o San Cosimato con quell'orribile mosaichetto davanti a una chiesa paleocristiana". Detti la linea. "Il vero intervento è pulire, sistemare. Nel centro di Roma non bisogna riqualificare ma riparare e riordinare. Come una giacca, quando hai finito il lavoro il rammendo non si deve vedere. Meier non può riqualificare il Tridente, ma come gli viene in mente?". E la nuvola di Fuksas? La blocca? "Mah, è un mio grande amico...Non so cosa ha in mente Alemanno, ma mi vorrei riservare la consulenza sul Centro Storico, non posso rompere le scatole su tutta la città". Rompa le scatole in centro, allora. "Trovo molto modesto l'allestimento del Marco Aurelio, si poteva tenere all'esterno l'originale. E' una statua di bronzo rimasta fuori duemila anni, non rischia nulla e hanno fatto una copia orripilante. Se Alemanno avrà il coraggio di riportare fuori il cavallo farà un'ottima cosa". Altrimenti? "Altrimenti si può fare ripatinare la copia, per renderla simile all'originale evitando polemiche". Che altro farà a Roma? "Belle mostre, come le ho fatte a Milano. Ma mi interessa di più evitare orrori come la pavimentazione radicale di Montecitorio, quella di San Lorenzo in Lucina o di piazza Risorgimento". Si farà aiutare? "Chiamerei Raniero Gnoli, uomo straordinario. Vorrei fare una commissione con personalità come Alvar Gonzales Palacios, una sorta di commissione Attali per l'estetica della città più bella del mondo. Faccio un altro nome: Francesco Scoppola, potrebbe farci da ponte tra ministero e comune. Roma va trattata con intelligenza". Torniamo alle mostre. "La mostra del Quattrocento che avevo iniziato a curare può essere l'inizio. E posso trasportare quella per il centenario del Futurismo (20 febbraio 1909) il cui punto di mediazione tra Milano e Roma era Umberto Croppi. Ci legano antichi rapporti di lavoro e amicizia. Roma avrà l'arrosto che corrisponde al suo fumo". La sua consulenza costerà cara? "Prendevo talmente poco, come assessore di Milano, che ci metteremo d'accordo".

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