le buoni abitudini non si dimenticano
A quanto pare nemmeno il successo editoriale fuori dal comune del libro "La Casta" di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (e le successive polemiche sui privilegi dei politici) ha dato l'auspicata lezione morale ai signori che siedono in Parlamento. Non è servito svelare altarini e segreti di natura economica dei parlamentari, mettere alla gogna i loro sproporzionati guadagni mensili e gli indegni benefits di cui godono. Credo proprio che abbiano tutti la faccia di gomma, per non dire altro. Una bella scrollatina di spalle, un'aggiustatina al nodo della cravatta ed eccoli nuovamente pronti per invadere le aule della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. E come si sono dati da fare per mettersi in prima fila l'altro giorno, quando si nominavano questori, vicepresidenti e segretari d'Aula! Una calca che sembrava quella dei morti di fame del Darfur, tutti insieme disperatamente per strappare un tozzo di pane. Ecco, i nostri cari rappresentanti eletti, invece, si stracciavano le vesti e si spintonavano per un posto da segretario, da commissario, da questore ed erano lì con le braccia alzate per strappare una nomina (ben remunerata) paracadutata dall'elicottero della "Casta". Questa è la scena che ha magistralmente descritto su Il Sole 24 ORE di oggi Mariolina Sesto, con un articolo intitolato "Bonus da 5 mila euro e 9 segretari" che vi vado a riproporre integralmente. Due "cda" ben remunerati e dotati di staff affollati e costosi. Anche Camera e Senato hanno i loro organi amministrativi: 18 poltrone alla Camera, 15 al Senato tra vicepresidenti, questori e segretari d'Aula. Posti appetibili sia per il ruolo centrale svolto nella vita dell'organo politico, sia per i privilegi connessi alle rispettive cariche. Un esempio? Un vicepresidente aggiunge allo stipendio da deputato e alle altre remunerazioni (diaria, rimborsi viaggi) un'"indennità di funzione" pari a quella di un ministro (5.149,50 euro lordi mensili) ed ha a disposizione uno staff fatto di 2 segretari particolari (che possono arrivare a 6), un addetto di segreteria (ma il numero può raddoppiare) e può chiedere il distacco di un dipendente della Camera. Insomma un pool di collaboratori che può contare fino a 9 persone. Analogo il trattamento per i questori che però hanno un'indennità equiparata ai sottosegretari: 4.642,63 euro lordi mensili. Un assegno che si riduce ancora nel caso dei segretari d'Aula (3.316,16 euro) i quali dispongono di un segretario particolare (ma se ne possono assumere fino a tre) e di 1-2 addetti di segreteria. Il solo staff forma insomma un esercito che va da un minimo di 80 persone a un massimo di 220. Personale di segreteria pagato con cifre di tutto rispetto. Anche qui qualche esempio: il segretario particolare di un vicepresidente guadagna 8.668 euro lordi al mese. Una cifra che può ridursi se il deputato o senatore decide di assumere più di 2 segretari (e può sceglierne fino a sei). L'addetto di segreteria si ferma invece a 5.779 euro lordi. Un pò meno pesanti, ma sempre ricche, le busta paga dei collaboratori dei segretari d'Aula. E meno male che la riduzione dei gruppi ne ha tagliato il numero: alla Camera i segretari d'Aula passano da 16 a 11. Ecco perchè una parte dei vecchi staff non verrà riconfermata. Tanta remunerazione per ricoprire comunque cariche nevralgiche. Almeno nel caso di questori e segretari d'Aula. Se, infatti, i vicepresidenti presiodono l'assemblea in caso di assenza del presidente e lo suppliscono nelle commemorazioni, i questori tengono la cassa delle due Camere e ne redigono i bilanci. E anche i segretari d'Aula hanno un ruolo di primo piano: nell'ufficio di presidenza, infatti, votano in anteprima il progetto di bilancio, le variazioni degli stanziamenti e il conto consuntivo, si occupano dei ricorsi presentati alle Camere e decidono sulle sanzioni proposte dal presidente. Ecco perchè i Radicali chiedevano posti da segretari d'Aula in cambio della vicepresidenza: da lì, confidano, si controllano meglio i costi dell'istituzione e si possono condurre battaglie incisive, prima fra tutte quella per debellare la pratica dei pianisti, magari istituendo il sistema delle impronte digitali.
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