l'incolmabile assenza di Enzo Biagi
Ho da poco terminato di seguire in tv, su RaiTre, il programma Chetempochefa di Fabio Fazio, interamente dedicato al ricordo e alla figura di Enzo Biagi ed ho deciso, seppur con la vista ancora inumidita da qualche goccia di sana commozione, di mettermi qui davanti al mio computer e ricordare, nel mio piccolo, il grande giornalista e il grandissimo uomo. Sembrerà strano, ma questa volta le parole da battere sulla mia tastiera (contrariamente a tutte le altre occasioni in cui ho scritto) mi vengono meno facilmente da scegliere e da visualizzare sul monitor. E questo, forse, proprio perchè inconsciamente la figura di Enzo Biagi incute un naturale timore reverenziale e un rispetto profondo in chi come me, avrebbe voluto nella vita fare (come lui a 13 anni) il giornalista, il testimone e il cantore dei fatti che accadono, ma che invece la vita ha costretto a fare tutt'altro. Forse questo blog mi sta dando parzialmente un risarcimento psicologico e personale di quanto mi ha impedito di fare realmente, connotandolo con questo post che sto dedicando al Maestro e che rimarrà sempre a mia disposizione (oltre per chi lo vorrà leggere) nel tempo, senza il rischio di vederlo ingiallire (come farebbe un ritaglio di giornale) o peggio ancora disturbato nelle immagini (come farebbe una vecchia videocassetta). Il primo ricordo che ho di Enzo Biagi risale agli inizi degli anni Settanta, quando io frequentavo il quarto ginnasio e in classe mi presentavo la mattina con un copia del Corriere della Sera nella cartella (ed ero l'unico del IV ginnasio sezione A che leggeva un giornale, e mi guardavano pure strano...) e durante l'intervallo mi leggevo, se c'era, un articolo del grande giornalista emiliano. Crescendo l'ho seguito dal 1981 al 1988 a la Repubblica e poi di nuovo al Corriere. Non mi perdevo le sue puntate su RaiDue di "Proibito" e poi "Film Dossier", "Spot", arrivando alla metà degli anni Novanta con la trasmissione più bella e più premiata (come hanno ricordato da Fazio stasera Loris Mazzetti, Marco Travaglio e Bice Biagi) dei cinquant'anni di storia della televisione: "il Fatto", un programma che dovrebbero far vedere all'infinito nelle scuole, per far crescere in maniera sana la coscienza dei giovani d'oggi. So che vi sto tediando con queste mie righe, e chiedo scusa se questa sera ho messo innanzi a tutto le mie emozioni ed i miei ricordi, ma non sono riuscito a rimanere imparziale e distaccato, sentendomi quasi bombardato nell'animo dal ricordo di una persona così speciale, così bella come rarissimamente è capitato nella mia vita. Mi fermo qui, perchè altrimenti starei tutta la notte a scrivere, ma so che non basterebbe ugualmente per riempire un vuoto incolmabile, per cercare di "sentire" ancora di più vicino a me chi ha lasciato un'eredità preziosissima di onestà, moralità e verità allo stato puro. Non inquinabile. Da nessuno.
2 Commenti:
Alle lunedì 31 dicembre 2007 alle ore 12:23:00 CET , Anonimo ha detto...
Non voglio essere adulatore,ma riconosco che questo articolo è bellissimo.Denota una capacità che io,anche se qualche volta intervengo nel tuo blog,non possiedo.Indubbiamente Biagi,insieme ad Eugenio Scalfari che leggo ininterrotamenta da trenta anni,rappresentano i due grandi del giornalismo italiano,almeno secondo il mio modesto parere.Posso comunque augurarti di continuare sempre cosi.Mauro.
Alle lunedì 31 dicembre 2007 alle ore 12:38:00 CET , nomadus ha detto...
Conoscendoti da tanti anni, sapendo che quello che mi scrivi è vergato con il cuore, riconoscendo la tua bontà intelletuale e spirituale, permettimi, caro MAURO, di abbracciarti fraternamente e di ringraziarti tantissimo per le parole strappaemozioni che hai lasciato sul mio blog. Auguro, ancora una volta e di più, un felicissimo 2008a te e alla tua famiglia, con l'auspicio sincero che il prossimo anno sia realmente foriero di tutte le cose belle e sane di cui hai bisogno e desiderio.
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