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mercoledì 24 giugno 2009

decadenza di un premier malato (di gnocca)


Ogni giorno che passa spero che arrivi la buona notizia, che molti italiani attendono. Non è certo quella dell'aumento delle pensioni o dei posti di lavoro, men che meno quella della Carfagna che si è fatta suora o di Calderoli beccato in atteggiamenti inequivocabili con Alfonso Signorini. No, niente di tutto questo: la notizia attesa da molti è quella delle dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Ecco, oggi lo voglio chiamare per nome e per cognome, senza soprannomi e senza appellativi ironici. La questione è tremendamente seria e va trattata con la dovuta serietà. A questo punto, francamente, suggerirei al presidente del Consiglio di attendere l'inizio del G8 abruzzese e di annunciare in mondovisione le sue dimissioni irrevocabili: sarebbe lo scoop del secolo, veramente. In questi giorni mi è capitato di discutere con colleghi di lavoro e con vecchi amici. Parecchi di loro mi hanno rivolto la medesima domanda: Silvio Berlusconi ce la farà a reggere di fronte agli attacchi che gli piovono addosso dai giornali e dai partiti dell’opposizione? Verrà costretto a dimettersi o sarà in grado di superare la bufera? Chi me lo chiedeva, cercava da me una risposta chiara. Dico subito che non sono stato capace di darla. Adesso provo a mettere in ordine quello che ho tentato di dire. E soprattutto quel che ho sentito. Cominciando dall’elenco delle armi che il Cavaliere ha per resistere a un’offensiva sempre più incalzante. L’arma più forte sono i tantissimi voti raccolti nelle ultime elezioni politiche. Questi voti hanno prodotto una maggioranza molto solida che gli consente di governare con sicurezza. Accanto a lui c’è un alleato, la Lega, che ha più pretese di un tempo, ma non sembra tentato di lasciarlo. Inoltre, Silvio possiede un carisma che nessun altro leader politico può vantare. Molti dei suoi elettori non si limitano a stimarlo: lo amano, lo considerano un alieno rispetto alla nauseante casta dei partiti, lo ritengono l’unico in grado di curare i mali del Paese e di cambiarlo in meglio. Infine il Cavaliere ha dalla sua la Costituzione. Non sarebbe possibile obbligarlo a dimettersi per cedere il passo a un governo di tecnici o fondato su una maggioranza diversa. Se lui decidesse di gettare la spugna, si dovrebbe formare un altro ministero di centrodestra. Come estrema possibilità ci sarebbe soltanto lo scioglimento delle Camere, seguito da nuove elezioni. Messa in questo modo, la faccenda è di una chiarezza solare. Silvio si trova in una botte di ferro. Difeso da una corazza infrangibile. Nessun complotto può abbatterlo. I poteri forti, i partiti e i giornali che gli sono ostili cercano in tutti i modi di abbatterlo. Possono intossicare l’aria, avvelenare i pozzi, scovare dieci, cento, mille squinzie disposte a raccontare i festini erotici di Palazzo Grazioli o del villone in Sardegna. Ma non riusciranno a mandarlo al tappeto. Però potrebbero vincere ai punti questa estenuante partita. A questo punto debbo confessare che mi sovviene una legittima domanda: Berlusconi è ancora in grado di essere questa guida, questo comandante, questo faro per questo Paese? La mia risposta è netta: temo di no. Lo dico senza infilarmi nella giungla dei retroscena. E senza affrontare il tema se la colpa sia sua o di chi guida da mesi la campagna contro di lui. Si può essere distrutti da un tir che t’investe senza che tu abbia fatto nulla per essere travolto. L’unico fatto a contare è che, dopo l’urto del tir, tu non sei più quello di prima. È questa la condizione odierna del nostro premier. I fucili dei cacciatori lo hanno colpito. E il tiro al piccione continuerà. Neppure Silvio sa quel che può accadere. A essere nel mirino è la sua vita privata. E nelle vite private di tutti ci sono angoli nascosti dove si cela il diavolo. Ma non tutti sono presidenti del Consiglio. In ogni nazione, di premier ce n’è soltanto uno alla volta. Se a fare il piccione è lui, il rischio si espande e riguarda l’intero Paese. Per questo la mia conclusione è quella naturale di chiedere al presidente del Consiglio di dimettersi, anche per sottrarsi alla pioggia di fango che prevedo gli continuerà a cadere addosso. Oggi questo mio consiglio credo sia diventato quasi un imperativo. Berlusconi deve preparare l’inevitabile transizione. Non ha mai voluto scegliersi un delfino, un successore. Vittima anche lui del complesso dei migliori , che di solito viene attribuito alle sinistre, non ha costruito una gerarchia di vice-leader in grado di prendere il suo posto. Un errore pesante, dovuto alla convinzione di essere l’unico grande della politica italiana. E anche di essere immortale, pur avendo paura della vecchiaia e della morte, come tutti del resto. Insomma, il Cavaliere deve lasciare Palazzo Chigi di sua volontà. Senza aspettare le calende greche. Soltanto così non distruggerà il Paese e il suo partito. Obbligando i milioni di elettori che l’hanno votato a pentirsi di averlo scelto come premier.

2 Commenti:

  • Alle mercoledì 24 giugno 2009 alle ore 18:56:00 CEST , Anonymous Anonimo ha detto...

    BUONASERA CARISSIMO.SECONDO IL MIO MODESTO PARERE NON CREDO CHE BERLUSCONI SI DIMETTERA'.HA FATTO TROPPO,ANCHE CON L'AIUTO DI MOLTI ITALIANI,PER CONQUISTARSI L'AMBITA POLTRONA DI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.L'OPPOSIZIONE,NEL FRATTEMPO,DEVE ESSERE PRONTA A CREARE UNA EFFICACE ALTERNATIVA SE QUESTO MOMENTO DOVESSE ARRIVARE.CARISSIMI SALUTI MAURO.

     
  • Alle mercoledì 24 giugno 2009 alle ore 21:08:00 CEST , Blogger nomadus ha detto...

    E allora facciamolo dimettere noi, caro MAURO. Noi, intendendendo gli italiani: protestiamo, sommergiamolo di email, spernacchiamolo ogni giorno, insomma facciamoci sentire. Magari ci fosse una protesta come quella di Teheran (civile ovviamente) dove con cartelli e fischietti tutti vanno sotto le finestre di Palazzo Chigi, facendo sentire il proprio dissenso. Vuoi che non si dimetta? Che peccato, però, che le mie parole siano solo per noi due. Del resto, gli appecoronati non ci sentono da questo orecchio...Un affettuoso saluto da Nomadus.

     

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