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martedì 17 marzo 2009

un gradito ritorno (almeno per me)


Debbo confessare che attendevo con impazienza il ritorno in video dell'ex presidente del Consiglio (e vero spauracchio del Pifferaio di Arcore) Romano Prodi, ospite domenica sera da Fabio Fazio nel programma Chetempochefa su RAITRE (http://www.chetempochefa.rai.it/TE_videoteca/1,10916,1096505,00.html). Il ritorno di Romano Prodi sulla scena mediatica è, a mio modesto avviso, un fatto largamente positivo per il PD, anche perché segnala un più generale ritorno di attenzione. Nel Prodi che si reiscrive e dà a Franceschini attestati di fiducia possono identificarsi molti altri simpatizzanti democratici che vivono le medesime sensazioni. Al di là delle sue responsabilità, Veltroni era diventato negli ultimi tempi un catalizzatore negativo, soprattutto per ciò che rappresentava agli occhi di una parte del suo vecchio partito (i DS e non solo i dalemiani) e dei suoi vecchi compagni di passione ulivista (Prodi e i prodiani, per l'appunto). Franceschini è da questo punto di vista vergine, ha già offerto al partito un terreno comune per battersi nelle prossime sfide elettorali . Quel che resta da vedere (e anche qui i segnali positivi ci sono) è se tra gli elettori democratici si stia riattivando lo stesso meccanismo di fiducia che si riscontra nel corpo del PD. Guardando alla prospettiva, vale la pena di tornare su quella che sarebbe altrimenti una comprensibile ma limitata rivendicazione personale, quando Romano Prodi ricorda (con una malcelata punta di rammarico) motivi e modi della crisi del proprio governo. Non fa mistero della causa principale del fallimento, attribuiendone la responsabilità alla scelta veltroniana di "correre da soli". L’impressione è che Prodi, nella ricostruzione storica, scambi le cause con gli effetti. Non è l’unico, e questo autorizza alcuni commentatori ad ipotizzare un PD neo-ulivista con l’intenzione di tornare sulla strada delle larghissime coalizioni per battere la destra. Quando l’ex presidente del consiglio cita Mastella come il birillo che Veltroni fece vacillare per primo, mettendo a repentaglio l’intera maggioranza di allora, cita appunto la causa della crisi del suo centrosinistra, non l’effetto dell’avvento veltroniano. Furono appunto i Mastella, i Pecoraro Scanio, i Diliberto, i Di Pietro, e il dover star dietro a tutti questi personalismi in una legislatura che al Senato era appesa a meno di due voti a incrinare senza speranza l’efficacia del lavoro di governo e il rapporto dell’Unione con gli italiani. Quando arrivarono il PD e Veltroni, questo danno era già stato fatto, aveva già portato il centrosinistra persino sotto la soglia dei suoi attuali consensi, e i dirigenti democratici che salivano in processione al Campidoglio speravano casomai di porre rimedio a questo dramma. Una corretta ricostruzione storica è essenziale perché certi sbagli non si ripetano. Il tema delle alleanze non si pone ora in vista delle Europee, che sono iper-proporzionaliste. Per quando si porrà, più che una improbabile nostalgia unionista vale il primissimo impegno assunto da Franceschini: a quel tipo di coalizione unionista non si torna. Se l’espressione disturba si può evitare di ritirare in ballo la vocazione maggioritaria. Ma sulla validità di certi alleati hanno detto la loro gli elettori un anno fa, e i flussi in allontanamento dal PD (voti che Franceschini sta cercando di recuperare per un partito riformista, e non per un centrosinistra generico) non testimoniano affatto di una nostalgia unionista. Ma comunque, a parte tutto, personalmente ha fatto piacere rivedere il Professore in tv. E non mi dispiacerebbe un suo più coinvolgente impegno politico nel PD, non limitandosi al solo rinnovo della tessera di partito.

2 Commenti:

  • Alle mercoledì 18 marzo 2009 alle ore 19:24:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    Buonasera,anche io ho gradito il ritorno di Prodi.Anche perchè è stato l'unico a battere due volte il Cavaliere.Naturalmente,il PD sarebbe dovuto nascere sulle orme de l'Ulivo e raccogliere le migliori tradizioni del centrosinistra italiano,nessuna esclusa.Con questo discorso,però,escluderei tutti gli opportunisti come Mastella e soci.Comunque non trascurerei la politica delle alleanze,certamente in modo serio e con un programma fattibile ed attuabile.Certamente per le prossime politiche e non ora.MAURO.

     
  • Alle mercoledì 18 marzo 2009 alle ore 20:47:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    Concordo con te, caro MAURO: un'accorta ed intelligente politica delle alleanze (con gente seria però), coadiuvata da una piattaforma programmatica inattaccabile, potrebbe far cambiare radicalmente il vento. Almeno credo (e spero)...Un affettuoso saluto.

     

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