il grande simulatore
Se i miei ricordi scolastici sono ancora integri, non mi è difficile spiegare l'etimologia della parola simulatore che ho scelto per il titolo di questo post, dedicato ancora una volta (e me ne scuso ma non ne posso fare a meno) all'attuale presidente del Consiglio dei ministri. Fingere con arte ciò che realmente non è: così recita il dizionario etimologico italiano per spiegare il significato di simulatore. E credo sia proprio il termine esatto applicabile alla lettera al nostro grande simulatore del XXI secolo, quel grande comunicatore e incantatore degli italiani nato a Milano nel settembre di 72 anni fa. Le sue ultime dichiarazioni con effetti speciali sono quelle dedicate alla soluzione del problema casa (http://www.corriere.it/politica/09_marzo_07/berlusconi_piano_edilizia_niente_abusi_d93abca2-0b42-11de-a3df-00144f02aabc.shtml) ma tutti sanno che è solo fumo negli occhi. L'ennesimo fumo. Di un arrosto che oramai non c'è più. E sulla base di questa considerazione (unita a recenti fatti di cronaca) stavo notando che, nella dissipazione individuale delle esistenze, ci sono tanti modi per affrontare la grande crisi e provare a sopravvivere. Uno è quello scelto da una numerosa famiglia torinese che ha risolto in rissa e dieci arresti la contesa eredità della nonna, una catenina d'oro: soluzione non sempre praticabile, al di là delle conseguenze giudiziarie. Altro modo è quello di un trentenne italiano che a Milano ha rubato 50 euro a una studentessa, non prima di averla virilmente violentata nel bagno di un supermercato: soluzione maschil-consumistica. Una terza via d'uscita è l'idea degli industriali romani che propongono al sindaco Alemanno un sistema di telecamere a tappeto per sorvegliare l'intera città: soluzione securitar-produttivistica. E poi c'è chi vola più in alto, chi maneggia bilanci a molti zeri, illusionismi da giocolieri e potere incondizionato: per l'appunto il Pifferaio di Arcore. Con la sua consueta pratica degli annunci, il premier ha fatto sbloccare dal Cipe un po' di miliardi per le grandi opere che, fin dai tempi delle lavagne di Bruno Vespa, costituiscono (con barzellette e canzonette) uno dei suoi piatti forti. In buona parte denari già stanziati, cui ha aggiunto qualcosa soprattutto per avviare i lavori della piramide con cui intende passare alla storia, il ponte sullo stretto di Messina. Poco importa che sia un progetto che non regge (e non solo ambientalmente), che sarebbe una cattedrale nel deserto (prima e dopo, il nulla o quasi), né che l'avvio dell'opera non servirà economicamente a nulla (ma dallo sperpero Alitalia in poi tutto è lecito). Quel che conta, per il Pifferaio, è solo l'annuncio, la simulazione. Gli sprechi conseguenti sono secondari. Siamo dentro una crisi che nutre spavento e incertezza, lo sa chiunque fa i conti della spesa, nonostante le rassicurazioni del Caimano e del suo compagno di merende, l'ineffabile Tremonti. Non abbiamo ancora le file di disoccupati, o le frotte di informatici e manager, alla ricerca di un posto da elettricista che in soli quaranta giorni hanno fatto imbiancare i capelli di Barack Obama. Ma solo perché qui da noi i più se ne stanno chiusi in casa a deprimersi di fronte alla tv. Non avendo nessun posto di fronte al quale mettersi in fila. Eppure il governo continua allegramente ad alternare promesse, de profundis, rassicurazioni. Il suo obiettivo è la cortina di fumo, dietro cui gestire per via autoritaria (nei palazzi, nelle strade, nei parchi e nelle periferie cittadine) un rancoroso disseminarsi di conflitti individuali o di gruppo. Proponendosi come moderno feudatario che fa sfogare il disagio di chi teme di cadere in basso su chi in basso già si trova. O, più semplicemente, nella tradizione della forza che si fa diritto, su chi è più debole: materialmente, culturalmente, persino fisicamente più debole. Le tante catenine d'oro in forma di appalti che il Pifferaio di Arcore butterà giù da un ponte impossibile, rendono più umana e comprensibile persino una stupida rissa di famiglia per il ciondolo della nonna. Almeno quello esiste davvero e porta con sé un minimo di affetto.
6 Commenti:
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 11:34:00 CET , Anonimo ha detto...
Complimenti! Io propongo di continuare con tutto questo "abbondare internettiano" contro il Presidente Silvio Berlusconi. Più parlate, più Berlusconi diventa forte.. SALUTI...
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 11:55:00 CET , nomadus ha detto...
E pensi allora, esimio signor DARIO, se non ne parlassimo affatto! Si figuri quale sproporzionata potenza di fuoco (si fa per dire, naturalmente) avrebbe il Pifferaio di Arcore se anche la Rete, ed i bloggers in particolare, si autocensurasse omettendo fatti e misfatti del grande simulatore. Come dire: la Cina sarebbe più vicina...Ossequi.
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 12:34:00 CET , Anonimo ha detto...
sarebbe ora di smetterla.purtroppo per voi in questo paese la maggioranza non è di sinistra.quindi sbavate quanto volete
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 13:26:00 CET , nomadus ha detto...
Eccone un altro che ha avuto il lavaggio del cervello a forza di vedere il TG4 di FEDE e leggere il Giornale di Mario Giordano. E il bello è che è pure convinto di quello che dice...
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 13:51:00 CET , rossaura ha detto...
Sì, sì convinto ma anonimo ;-)
Mi piacerebbe trovarne tanti per strada che ammettano di aver votato Berlusconi, purtroppo quando si chiede tutti non lo hanno votato, che sarà?
Vergogna postuma, ma anche preventiva?
Io un'idea ce l'avrei!
Arriverà di nuovo primavera... ;-)
Un bacio al profumo di mimosa
Ross
Alle domenica 8 marzo 2009 alle ore 14:14:00 CET , nomadus ha detto...
E' un pò come la faccenda dei famigerati EXIT-Polls in cui buona parte degli elettori dicono di aver votato X ben sapendo che in realtà il voto l'hanno dato a Y. C'est la vie, mademoiselle ROSSAURA. Bisou!
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