in ricordo di un giudice lasciato solo
Ho deciso di scrivere questo mio post per ricordare, a 32 anni di distanza dall'evento, la tragica morte del Sostituto Procuratore della Repubblica di Roma Vittorio Occorsio, trucidato la mattina del 10 luglio 1976, all'angolo tra via del Giuba e via Mogadiscio, dalle raffiche di mitra sparate dal neofascista Pierluigi Concutelli.
Il delitto è "firmato" da Ordine Nuovo: Concutelli, dopo aver trafugato dall'auto del giudice i fascicoli riguardanti il processo in corso d’istruzione, lasciò un volantino di rivendicazione: "La giustizia borghese si ferma all’ergastolo, la giustizia rivoluzionaria va oltre. Il tribunale speciale del MPON ha giudicato Vittorio Occorsio e lo ha ritenuto colpevole di avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica perseguitando i militanti di Ordine nuovo e le idee di cui essi sono portatori. Vittorio Occorsio ha, infatti, istruito due processi contro il MPON, al termine dei quali, grazie alla complicità dei giudici marxisti Battaglini e Coiro e del barone DC Taviani, il Movimento politico è stato sciolto e decine di anni di carcere sono stati inflitti ai suoi dirigenti. L’atteggiamento inquisitorio tenuto dal servo del sistema Occorsio non è meritevole di alcuna attenuante: l’accanimento da lui usato nel colpire gli Ordinovisti lo ha degradato al livello di un boia. Ma anche i boia muoiono! La sentenza emessa dal tribunale del MPON è di morte e sarà eseguita da un nucleo operativo. Avanti per l’Ordine Nuovo!". Un volantino tragicamente farneticante.
Vittorio Occorsio, già pubblico ministero nell’indagine sul SIFAR e, quindi sul Piano Solo del generale De Lorenzo, fu anche magistrato inquirente nella questione del rapporto Manes e dei suoi omissis; indagò anche sui possibili collegamenti tra le logge massoniche, le organizzazioni sovversive e la criminalità organizzata presente nella capitale. Occorsio, inoltre, indagò sui rapimenti di alcuni figli di personaggi noti - Bulgari, Ortolani e Danesi – ad opera del Clan dei Marsigliesi con la copertura della Banda della Magliana; egli fu sempre convinto che la cifra pagata per i riscatti dei rapimenti fu utilizzata per l’acquisto della sede dell’OMPAM (Organizzazione Mondiale del Pensiero e dell'Assistenza Massonica, fondata da Licio Gelli). Ad inizio degli anni Settanta Occorsio fu anche il pubblico accusatore contro Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale che già lo avevano classificato come un nemico da abbattere "perché era lui che faceva cadere la scure che vuole smantellare la destra".
Per l’omicidio del giudice Occorsio verranno condannati all’ergastolo Pier Luigi Concutelli, comandante militare di Ordine Nuovo ed esecutore materiale, ed a vari anni di reclusione Clemente Graziani, capo del gruppo, Elio Massagrande, ideologo e responsabile del settore politico, Paolo Signorelli, Stefano Delle Chiaie e Giuseppe Pugliese. Il giudice Occorsio è stato anche insignito della medaglia d'oro al valor civile (http://www.quirinale.it/onorificenze/DettaglioDecorato.asp?idprogressivo=4469&iddecorato=4048). La trasmissione di Giovanni Minoli, vale a dire La Storia siamo noi, lo ha ricordato stamani su RaiTre con un ottimo servizio giornalistico che vi consiglio di rivedere (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=539), anche per tenere viva la memoria di un giudice senza colorazione politica, coraggioso, servitore fedele dello Stato e della legalità. Per non dimenticarlo. Mai.
Il delitto è "firmato" da Ordine Nuovo: Concutelli, dopo aver trafugato dall'auto del giudice i fascicoli riguardanti il processo in corso d’istruzione, lasciò un volantino di rivendicazione: "La giustizia borghese si ferma all’ergastolo, la giustizia rivoluzionaria va oltre. Il tribunale speciale del MPON ha giudicato Vittorio Occorsio e lo ha ritenuto colpevole di avere, per opportunismo carrieristico, servito la dittatura democratica perseguitando i militanti di Ordine nuovo e le idee di cui essi sono portatori. Vittorio Occorsio ha, infatti, istruito due processi contro il MPON, al termine dei quali, grazie alla complicità dei giudici marxisti Battaglini e Coiro e del barone DC Taviani, il Movimento politico è stato sciolto e decine di anni di carcere sono stati inflitti ai suoi dirigenti. L’atteggiamento inquisitorio tenuto dal servo del sistema Occorsio non è meritevole di alcuna attenuante: l’accanimento da lui usato nel colpire gli Ordinovisti lo ha degradato al livello di un boia. Ma anche i boia muoiono! La sentenza emessa dal tribunale del MPON è di morte e sarà eseguita da un nucleo operativo. Avanti per l’Ordine Nuovo!". Un volantino tragicamente farneticante.
Vittorio Occorsio, già pubblico ministero nell’indagine sul SIFAR e, quindi sul Piano Solo del generale De Lorenzo, fu anche magistrato inquirente nella questione del rapporto Manes e dei suoi omissis; indagò anche sui possibili collegamenti tra le logge massoniche, le organizzazioni sovversive e la criminalità organizzata presente nella capitale. Occorsio, inoltre, indagò sui rapimenti di alcuni figli di personaggi noti - Bulgari, Ortolani e Danesi – ad opera del Clan dei Marsigliesi con la copertura della Banda della Magliana; egli fu sempre convinto che la cifra pagata per i riscatti dei rapimenti fu utilizzata per l’acquisto della sede dell’OMPAM (Organizzazione Mondiale del Pensiero e dell'Assistenza Massonica, fondata da Licio Gelli). Ad inizio degli anni Settanta Occorsio fu anche il pubblico accusatore contro Ordine Nuovo ed Avanguardia Nazionale che già lo avevano classificato come un nemico da abbattere "perché era lui che faceva cadere la scure che vuole smantellare la destra".
Per l’omicidio del giudice Occorsio verranno condannati all’ergastolo Pier Luigi Concutelli, comandante militare di Ordine Nuovo ed esecutore materiale, ed a vari anni di reclusione Clemente Graziani, capo del gruppo, Elio Massagrande, ideologo e responsabile del settore politico, Paolo Signorelli, Stefano Delle Chiaie e Giuseppe Pugliese. Il giudice Occorsio è stato anche insignito della medaglia d'oro al valor civile (http://www.quirinale.it/onorificenze/DettaglioDecorato.asp?idprogressivo=4469&iddecorato=4048). La trasmissione di Giovanni Minoli, vale a dire La Storia siamo noi, lo ha ricordato stamani su RaiTre con un ottimo servizio giornalistico che vi consiglio di rivedere (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=539), anche per tenere viva la memoria di un giudice senza colorazione politica, coraggioso, servitore fedele dello Stato e della legalità. Per non dimenticarlo. Mai.
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