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lunedì 23 giugno 2008

questo insano disprezzo per la vita


L'agghiacciante fatto di sangue accaduto ieri pomeriggio in un quartiere-bene di Roma (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=26375&sez=HOME_ROMA), che ha visto la morte di due giovani di 24 e 25 anni, a seguito di un presumibile omicidio-suicidio, mi ha lasciato letteralmente stordito e incapace di cercare una motivazione (seppur ipotetica e lontana) che desse un senso, una parvenza di logicità ad un accadimento di per sè insano e illogico. Per quanto mi sia sforzato di capire cosa possa spingere due ragazzi poco più che ventenni a togliersi la vita, ancora oggi, a distanza di ventiquattro ore dal tragico fatto, mi è impossibile capirlo e accettarlo. Capirlo proprio no, perchè non c'è nulla che si possa capire quando la mente (forse offuscata, malata, comunque non certo lucida e funzionante) di una persona nel fiore dei suoi anni si mette in moto in un cortocircuito cerebrale così maniacale e letale da portare alla tragica extrema ratio di togliere la vita alla propria compagna e successivamente di togliersi la propria. Una vita talmente disprezzata e calpestata da non capire che non è una nostra nuda proprietà, che non abbiamo un diritto di prelazione o di priorità che ci permetta di deciderne il destino e la eventuale conclusione della stessa. Un dono divino, ricevuto per interposta persona (nostra madre), che niente e nessuno potrà mai pensare di rifiutare, di abiurare, di lacerare con un atto autolesionistico. E che nessuna motivazione di "mal di vivere", di difficoltà esistenziali o finanziarie, di delusioni amorose o familiari potrà mai giustificare o tendenzialmente "approvare" al di là dell'umana pietà. Capire e apprezzare la ineguagliabile fortuna di avere una vita a disposizione per osservare un tramonto, per guardare negli occhi chi vogliamo bene, per goderci tutti gli attimi che il Signore ci ha regalato e continua a regalarci, non ha prezzo, non ha valutazione che tenga. E' un dono immenso che ognuno di noi dovrebbe gelosamente custodire e centellinare per ogni mattino in cui abbiamo la fortuna di riaprire gli occhi. E vivere. Ringraziando di poterlo fare.

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