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martedì 10 giugno 2008

intercettazioni SI', NO, forse...


La questione "intercettazioni" che sta tenendo banco in questi giorni ha, come era facilmente prevedibile, scatenato un balletto di dichiarazioni e prese di posizioni che è molto vicino ad un "valzer" (come lo ha simpaticamente definito l'Antipatico nel suo blog, http://l-antipatico.blogspot.com/2008/06/il-valzer-delle-intercettazioni-non.html) non propriamente bello da vedere. Un pò tutti gli addetti ai lavori, chi più chi meno, dal ministro della Giustizia, al presidente del Consiglio, si sentono autorizzati a fare un bel giro di "valzer delle intercettazioni" per far conoscere all'opinione pubblica il loro punto di vista, non sempre totalmente condivisibile. Si parla di limitazione nei poteri investigativi degli apparati giurisdizionali, si invoca la tutela dell'onnipresente "privacy", si cerca di mediare tra le esigenze di indagini che debbono ricorrere alle intercettazioni (altrimenti non caverebbero un ragno dal buco) e le naturali "difese" di chi non vuole essere "ascoltato" mentre parla di cose private al telefono con l'amante o magari con il "trans" amico di vecchia data. Ma una cosa è certa: senza le abituali intercettazioni uno scandalo come quello dei "furbetti del quartierino" o degli inciuci tra gli "scalatori" e il buon vecchio Antonio Fazio non l'avremmo mai saputo. Delle manovre dei DS nell'estate 2005, degli scambi tra Berlusconi e Saccà nel dicembre 2007, di Moggiopoli - che sembrava il male peggiore e che poi è stato surclassato da altre telefonate - e dello scandalo Vallettopoli (con un pecoreccio Vittorio Emanuele, un allupato ex portavoce di Fini e con tante soubrettes e miserie varie targate RAI) non avremmo mai sentito parlare. Tutto questo, e molto altro, non avremmo saputo senza le intercettazioni, che ora il governo vorrebbe abolire. Ma se è vero che spesso erano penalmente irrilevanti, è altrettanto innegabile che ci hanno svelato anche miserevoli picchi di malaffare, di illegalità, di reati. Regalandoci (anche se ne avremmo fatto volentieri a meno) sempre e comunque uno spaccato antropologico di un'Italia meschina, violenta e affarista, oltre ogni nostra già pessimistica previsione. Potremmo mai rinunciare a tutto ciò? Io credo di no. Quindi, tanto per fare il verso alla canzone di Arbore, "...evviva le intercettazioni...". Con buona pace del cavaliere e del suo "Angelino" custode...

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