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lunedì 19 maggio 2008

chi si rivede: Antonio Gava!


Ogni tanto ricicciano. Allo Stato italiano aveva chiesto 38 milioni come risarcimento di un processo per camorra durato tredici anni. E conclusosi con un'assoluzione. Ad Antonio Gava, ex potente ministro democristiano della Prima Repubblica, lo Stato dovrà restituire molto meno: centoquarantamila euro (che rappresenta comunque il più alto risarcimento mai riconosciuto in Italia per ingiusto processo). La decisione è della sezione Equa riparazione della Corte d'Appello di Roma che ha condannato il Ministero della Giustizia, «in persona del ministro in carica», al pagamento della cifra, oltre gli interessi legali. Il collegio (presidente Osvaldo Durante, consiglieri Annamaria Pennasilico e Daniela Blasutto) ha pure condannato il Ministero alla rifusione delle spese per complessivi 3.700 euro. Gava pretendeva dallo Stato oltre 38 milioni di euro. Una cifra obiettivamente enorme. E a chi glielo aveva fatto notare, l'ex ministro aveva argomentato: «Il processo a mio carico è durato troppo (tredici anni e due mesi) e poi l'Avvocatura dello Stato a me aveva chiesto mille miliardi di vecchie lire, dicendo che avevo leso l'immagine delle istituzioni ». Così nel suo ricorso l'ex leader della «Corrente del Golfo» aveva lamentato il mancato rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo a causa della lungaggine del processo penale. E aveva aggiunto di aver subito «gravissimi danni materiali e morali» derivanti dal processo. In particolare: aver sopportato un'accusa per reati infamanti (aver favorito la camorra).
Aveva visto respinte sia la richiesta di giudizio immediato che quella di stralcio della propria posizione processuale dal contesto del maxiprocesso, per poter essere giudicato dal tribunale e non dalla Corte d'Assise. L'ex ministro fu costretto infatti ad accettare di comparire in un'aula-bunker del carcere di Poggioreale insieme a camorristi e killer del Clan Alfieri- Galasso. Oltre ai danni morali Gava aveva presentato il conto anche per il danno patrimoniale. In particolare per non aver potuto più ricoprire cariche pubbliche durante tutta la durata del processo e per aver subito la sospensione cautelare dall'esercizio della professione di avvocato, di qui il conseguente danno patrimoniale. Infine, non meno importante, la denuncia di «gravissimi danni alla salute » (asportazioni di tumori, ictus, infarto e diabete) connessi, a suo avviso, allo stress e alla lunghezza del processo. Perciò suo nipote, l'avvocato Gabriele Gava, aveva chiesto tre milioni per il danno professionale, 10 milioni per quello biologico, altri 10 per il danno morale e 15 per quello all'immagine. Totale: 38 milioni e 300 mila euro. Il Ministero della Giustizia, come accade quasi sempre in questi casi, aveva resistito in giudizio, sostenendo che il ricorso era infondato soprattutto perché la durata del processo era giustificata dalla complessità del caso e dal coinvolgimento di oltre ottanta imputati. La Corte d'Appello di Roma ha invece ritenuto che, vista la complessità del processo, tra il primo grado e l'Appello non sarebbero potuto trascorrere meno di sei anni. Gava dev'essere quindi risarcito per i successivi sette anni di processo. Per il danno morale in senso stretto la Corte ha riconosciuto come equo un risarcimento di 5.000 euro l'anno: 35 mila euro globali. La stessa Corte ha invece ritenuto di non poter risarcire il danno da mancata chance professionale, mentre ha accertato in 35 mila euro il danno morale e in 70 mila quello biologico. Di qui la cifra complessiva di 140 mila euro da liquidare ad Antonio Gava. Come l'ha presa l'ex ministro dc? Non benissimo a quanto sembra. La sua difesa sarebbe intenzionata a proporre ricorso contro la decisione. La cifra liquidata non appare proporzionata all'ingiustizia subita. Le ragioni? Sette anni di processo non sono stati risarciti; viene accampata una disparità di trattamento tra il cittadino che quando calunnia è tenuto a pagare i danni allo Stato, mentre quest'ultimo quando accusa ingiustamente un cittadino non è tenuto a farlo. Infine - aggiunge il legale di Gava — chi paga i danni all'immagine dell'Italia quando viene a essere arrestato ingiustamente un ex ministro dell'Interno? E poi, perché l'Avvocatura dello Stato non chiede i danni alla magistratura? Insomma, il caso Gava è tutt'altro che chiuso.

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