la crocifissione di Mastella
La notizia shock di questa mattinata arriva verso le ore 11,30. Sono trascorsi pochi minuti dall'intervento, alla Camera dei Deputati, del ministro della Giustizia Clemente Mastella, che era lì per riferire sull'ordine del giorno dei lavori parlamentari, in particolare presentare la sua relazione sullo stato dell'amministrazione della giustizia. Invece Mastella ha parlato di tutt'altro. Con un tono di voce rotto dall'emozione (di facciata o reale è difficile a dirsi) informa l'assemblea che, a seguito dell'ennesimo attacco della magistratura alla sua persona, ma soprattutto dopo la comunicazione degli arresti domiciliari per sua moglie, Sandra Lonardo, presidente del Consiglio regionale della Campania, per l'ipotesi di reato di tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'Ospedale di Caserta (in concorso con altri, tra cui gli assessori regionali campani all'ambiente e al personale, due consiglieri regionali, tutti dell'UDEUR, e il sindaco di Benevento), il Guardasigilli rassegnava le sue dimissioni (http://www.camera.it/audiovideo/default.aspx?VideoType=wm&banda=1) affermando che "...tra l'amore per la famiglia e il potere scelgo il primo...Mi dimetto per senso dello Stato. Lo faccio senza tentennamenti. Mi dimetto per riaprire una grande questione democratica..." e prima della conclusione del suo intervento Mastella cita Fedro (non quello del Grande Fratello...): "Gli umili soffrono quando i potenti si combattono". Applausi scroscianti dell'aula di Montecitorio, un pò da tutti gli schieramenti, dichiarazioni di circostanza e di vicinanza (una sorta di "recita a soggetto") da parte dei vari schieramenti politici (non si sa mai un domani dovesse toccare a uno di loro...) e poi, di prammatica, incontro a Palazzo Chigi tra Mastella e Prodi. Naturalmente il primo ministro chiede al Guardasigilli di ripensarci. E lui: "Rifletterò". Fine della prima parte. Una piccola osservazione la voglio fare. Mastella sarà simpatico o meno, politicamente ondivago, litigioso o irritante, ma senza ombra di dubbio schietto e genuino. Quello che pensa dice. Le sue critiche (e il suo disegno di legge arenato) sulle intercettazioni telefoniche, e sull'uso improprio che se ne è sempre fatto, non sono piaciute a certe correnti della Magistratura, a certi giudici in particolare. L'arte della "crocifissione" mediatica e politica è stata appannaggio di alcuni politici del passato (Craxi in primis, a seguire Berlusconi e Previti, altri in itinere...) e in questo caso la spugna imbevuta di fiele la stanno passando sulle labbra del nostro eroe di Ceppaloni (e di sua moglie) che, dopo le polemiche per i casi De Magistris e Forleo, stavolta ha deciso (non so se tempestivamente o meno) di gettare la spugna, di prendersi i riflettori della scena del circo mediatico e di amplificare il suo "grido di dolore" già ampiamente fatto ascoltare, in passato, nelle trasmissioni televisive tipo Annozero e Ballarò. Ora, molto probabilmente, la congiuntura politica, l'approssimarsi di un eventuale referendum sulla legge elettorale, le pressioni istituzionali e in ultimo la richiesta di Prodi lo faranno ritornare sui propri passi, magari ritirerà le dimissioni. Però, almeno per una volta, il buon Clemente è stato il prototipo del buon padre di famiglia, del marito che ogni donna vorrebbe al suo fianco: di quelli, in buona sostanza, che tra le lacrime annunciano di farsi "crocifiggere" per il bene della famiglia e per il senso dello Stato. Suppongo che non ci siano tanti emuli di Mastella, oggi, nell'aula di Montecitorio...
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