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lunedì 14 gennaio 2008

buon compleanno


Il 14 gennaio 1976 usciva nelle edicole italiane il numero 1 di un nuovo giornale, nato il 30 luglio 1975 con un patto editoriale tra Eugenio Scalfari, Carlo Caracciolo e Giorgio Mondadori. Il quotidiano si chiama la Repubblica, la sede è in piazza dell'Indipendenza, 11/a a Roma. I fondatori sono, oltre ad Eugenio Scalfari, Sandro Viola, Rolando Montesperelli, Giorgio Forattini, Mario Pirani, Giorgio Signorini, Franco Bevilacqua, Fausto De Luca, Andrea Barbato, Amedeo Massari, Gianni Rocca e Gianluigi Melega. Una nuova voce, libera ed indipendente, entra a far parte, quindi, del coro nazionale dell'informazione, in un periodo storico non propriamente felice, due anni dopo la crisi energetica che fece andare l'Italia a piedi (o in bicicletta) e con le targhe alterne. Politicamente la situazione era molto critica a causa del famoso "scandalo Lockheed", per le tangenti di "Antelope Cobbler" sulla fornitura di aerei americani. Il quotidiano di Eugenio Scalfari si fece subito notare per la durezza e l'asprezza delle critiche rivolte ai politici dell'epoca invischiati in quello scandalo (Gui, Tanassi, Rumor, etc...), per i servizi e le inchieste che denotavano un modus giornalistico totalmente diverso rispetto alle altre testate, a cominciare dal paludato e quasi istituzionale Corriere della Sera dell'epoca. Con l'andare del tempo, il giornale romano prende parte alla battaglia delle idee, portando in primo piano le sue passioni e la sua ricerca intellettuale, con la convinzione (legittima) che in quella fase la battaglia culturale veniva prima della battaglia politica. Con le idee, il giornale fornisce strumenti ai lettori, in maggioranza giovani, per orientarsi in realtà complesse. Stimola i partiti ad approfondire le grandi questioni, al di là della politica contingente del giorno per giorno. Questo spiega anche la particolarità de la Repubblica. La partecipazione di ogni singolo giornalista ad un'avventura intellettuale e civile (oltre che professionale) che rende la redazione profondamente diversa da un semplice luogo di lavoro. Il lettore è molto diverso da un semplice cliente, ha un sentimento di appartenenza fortissimo (e probabilmente unico) e una partecipazione molto alta (nelle lettere, nelle mail, nelle telefonate al giornale) denotata in ogni momento cruciale della vita nazionale, con una reciproca capacità d'influenza (tra lettore e giornale) e con uno scambio continuo e alla pari, che alla fine è una testimonianza di identità e persino di rappresentanza. E nel mio piccolo, come piccolo rappresentante dei lettori de la Repubblica, faccio i più sinceri e sentiti auguri di buon compleanno a tutta la redazione e al direttore Ezio Mauro, oltre che al fondatore Eugenio Scalfari, dedicando loro una puntata speciale de La Storia siamo noi (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=551) . Cento di questi giorni.

2 Commenti:

  • Alle martedì 15 gennaio 2008 alle ore 08:08:00 GMT+1 , Anonymous Anonimo ha detto...

    E'mio dovere unirmi agli auguri.La Repubblica,ormai da trenta anni,mi accompagna ogni volta che voglio approfondire ogni argomento.Gli editoriali dei suoi giornalisti raramente mi trovano in disaccordo.Anche se è un giornale schierato ha sempre mantenuto una radicata autonomia di giudizio.Lunga vita,quindi,a La Repubblica.Mauro

     
  • Alle martedì 15 gennaio 2008 alle ore 09:33:00 GMT+1 , Blogger nomadus ha detto...

    E lunga vita ai lettori come te, carissimo MAURO. Ce ne fossero di lettori "partecipativi" come te, che non si accontentano di leggere e basta, ma scandagliano e rivoltano la notizia letta accompagnandola con il proprio pensiero, con la giusta valutazione e la leggittima critica (ove ce ne fosse la ragione), finalizzando la lettura alla costruzione di quel rapporto "simbiotico" tra giornale e lettore, come ho già ampiamente argomentato nel mio post. Piccola citazione anche per mio fratello: è grazie a lui (che acquistò la prima copia in quel 14 gennaio 1976) se anch'io sono diventato un assiduo lettore del quotidiano fondato da Scalfari. Quindi un grazie doveroso anche a lui.

     

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