bisonti sulla strada (e nell'animo)
Come si poteva ampiamente prevedere, questo sciopero dei camionisti, iniziato lunedì scorso e che sembra andrà avanti nonostante la precettazione del ministro Bianchi, sta raccogliendo solo proteste e ire da parte dei cittadini, alla ricerca di un goccio di benzina o del latte fresco che non si trova oramai più. La categoria dei cosiddetti "padroncini", vale a dire i proprietari degli stessi mezzi di trasporto su gomma adoperati per la consegna in tutta Italia delle varie merci, sta protestando (non troppo civilmente, a quanto pare) per le difficoltà economiche che incontrano nel loro lavoro. Si lamentano del caro-gasolio, delle troppe tasse da pagare e dell'effetto (nefasto per loro) delle liberalizzazioni volute dal ministro Bersani (e secondo me questo è il vero "tallone d'Achille" della categoria) per permettere una più ampia deregulation nel settore del trasporto merci, fino ad ora vero e proprio "fortino" corporativo presidiato dai camionisti, nella loro totalità di categoria. I cosiddetti bisonti della strada (e autostrada) quasi mai sono stati simpatici agli automobilisti in genere, forse a causa del loro modo non proprio oxfordiano di guidare in autostrada, infischiandosene delle più elementari regole di civiltà (sia del codice della strada che di quello del comportamento tout court) e di rispetto nei confronti degli altri utenti della strada. Molti incidenti sono stati proprio addebitati al modo inurbano dei camionisti di sfidarsi in gare di velocità tra di loro, a scapito dell'incolumità degli automobilisti, con risultati perlopiù tragici. Ora, con questo blocco (camuffato da sciopero) selvaggio, stanno alienandosi ancora di più le poche simpatie rimaste a loro disposizione: la vera ragione di tutto ciò non è tanto la lamentela del prezzo del gasolio o delle tasse da pagare (il discorso vale per tutti i cittadini che circolano sulle strade) ma, a mio giudizio, dalla percezione della categoria dei bisonti di aver perso, a seguito delle liberalizzazioni, quel potere di contrattazione ricattatoria nei confronti del governo (come nel passato) quando si discuteva di rinnovi e di contratti. La corporazione dei camionisti, come tutte le altre che finora hanno scioperato tipo tassisti, medici, piloti e altri ancora, ha eretto un fortino virtuale pensando di reggere anche contro la precettazione del governo, facendo intendere che loro sono forti, duri e puri. Insomma sono dei bisonti anche nell'animo: non sanno che forse questa volta le corna se le potranno rompere per davvero e che difficilmente ricresceranno...E questa volta gli automobilisti non saranno tanto dispiaciuti.
2 Commenti:
Alle mercoledì 12 dicembre 2007 alle ore 14:52:00 CET , Anonimo ha detto...
Sono Mauro.Non voglio essere ripetitivo,ma è difficile non condividele quello che tu scrivi.Non è concepibile che esistano delle categorie che si fanno forza del loro potere ricattatorio per mettere in ginocchio una nazione.Le gesta dei camionisti mi ricordano,pur con tutte le differenze storiche,quelle degli autotrasportatori cileni che contribuirono ad affossare il governo legittimo di Salvador Allende.
Alle mercoledì 12 dicembre 2007 alle ore 17:10:00 CET , nomadus ha detto...
Grazie del tuo intervento, caro MAURO. Non ho voluto appositamente sottolineare, nel mio pezzo sui camionisti, la inquietante assonanza del modus operandi tra oggi e l'ottobre del 1972, quando un certo Leon Vilarin (capo dei camionisti cileni) diede la spallata decisiva al governo di Salvador Allende, prima del famoso, tragico golpe di Pinochet. Non vorrei dire, ma l'impressione che una forza oscura (mica tanto, in fondo) e reazionaria sia dietro le quinte dei vari scioperi selvaggi, di camionisti quanto di tassiti o simili, è quanto meno palpabile. Spero di sbagliarmi...
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