parliamo di stipendi?
Ancora una volta lo spunto per questo mio post lo attingo dall'ascolto (discreto ma continuo) delle conversazioni tra operatori, vera fucina di ispirazioni giornalistiche e bloggistiche, a tal punto da dover fare anche delle repentine virate di argomentazione. Mi spiego: da circa dieci giorni i conti correnti bancari e postali degli operatori/ici del servizio 1288, si sono degnamente rimpinguati a seguito dell'accredito dello stipendio relativo al computo delle competenze dal 1° al 31 ottobre. Orbene, chi vi scrive ha notato una leggera soddisfazione sui volti, prontamente surclassata da un moto di indispettito sentore di non repetita, a causa dell'aumento del numero di operatori assunti recentemente. L'anonimo che l'altro giorno, nel suo commento, ha vergato le concise e caustiche righe chiedendo se gli stipendi siano o meno equiparabili a quelli dei calciatori (sic!) mi ha solleticato un recondito interesse per l'equazione stipendio di call center uguale stipendio di fame (si avvicina il Natale, siamo tutti più buoni...), equazione non sempre applicabile, visto e considerato che molte operatrici viaggiano a bordo di automobili di un certo livello e vestono non certo tute da metalmeccanico...Ora due sono le mie sensazioni: o che qualcuno/a non ha propriamente un tenore di vita da Cipputi, oppure che lo stipendio del 1288 può tranquillamente assimilarsi a quello di un secondo lavoro. Quindi certe lamentele mi appaiono leggermente fuori luogo e fuori tempo, massimo.
2 Commenti:
Alle martedì 6 dicembre 2005 alle ore 20:04:00 CET , Anonimo ha detto...
E no, scusa. Chi scrive vive in casa coi genitori e la paga di Atesia (retribuzione di un lavoro senza il quale l'azienda e i suoi profitti non esisterebbero: nessuno "mi dà da mangiare", per inciso) se la fa bastare e avanzare senza troppi problemi. Anche perché spera di trovare presto qualcosa di meglio, che gli consenta, magari, di provare a vivere da solo e, pensa un po', a risparmiare qualcosa per la pensione. Aspirazioni improponibili con il lavoro attuale. Certo, non per colpa (solo) dell'azienda, ma di un sistema-paese che ha un bisogno disperato di riforme profonde, pena un impoverimento del quale si vedono chiari i sintomi. Ma anche se nessuno ambisce a stipendi da calciatori, figurarsi, si ambirebbe, invece, a uno stipendio in senso stretto. Un vero contratto di lavoro dipendente, con il tfr, la malattia, le ferie, contributi decenti, le festività, gli straordinari... Che alla fine del mese non lascerebbe forse in busta paga una somma netta troppo diversa dal pagamento a gettone (ammesso e non concesso), fiore all'occhiello del colosso di via Lamaro. Ma con i vantaggi (o sono privilegi?) citati sopra tale somma non costituirebbe altro che il dovuto, indipendentemente dal fatto che chi lavora sia vecchio o giovane, studente o casalinga, desideroso di un secondo lavoro o sfaticato, padrone di casa o locatario, cipputi o rockfeller. Il dovuto.
Ad ogni modo, complimenti per l'idea opportuna del blog, anch'io sono saltato sulla sedia leggendo le enormità di nolavoro. E complimenti anche per la prosa.
Alle venerdì 9 dicembre 2005 alle ore 17:18:00 CET , nomadus ha detto...
Ti volevo ringraziare pubblicamente per aver dato (seppur in forma anonima) una svolta INTELLIGENTE a questo blog, orfano fino al tuo ingresso mediatico di commenti appropriati, seppur rispettabilissimi...
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