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mercoledì 9 settembre 2009

gli ultimi colpi di coda (di un premier finito)


Non ci sono più dubbi. Dopo l'attacco alla stampa indigesta, dopo le accuse ai cattocomunisti e soprattutto a seguito degli incubi notturni della scadenza del 6 ottobre, con la possibilità che sia cancellato lo scudo rappresentato dal lodo Alfano, l'ultimo colpo di coda (estremamente velenoso) del presidente del Consiglio trombatore è rappresentato dall'attacco (l'ennesimo) alle procure di Milano e di Palermo, colpevoli di lesa maestà solo perchè hanno ancora voglia di indagare sulle malefatte del Pifferaio di Arcore. Il Berlusconi furioso continua imperterrito a minacciare tutto e tutti ed è la classica risultanza di un uomo disperato e solo, giunto oramai al capolinea di una lunga e (solo per lui e per i suoi sgherri) luminosa carriera. Vederlo in tv mentre vomitava insulti contro tutta la stampa e nel contempo assestava colpi di maglio alla magistratura mi ha trasmesso la sensazione di trovarmi di fronte a un uomo che si sente braccato e che reagisce tentando di intimidere tutto l'universo a lui ostile. Vedendolo e sentendolo così livido e gonfio mi sono tornate alla mente le parole oramai quasi dimenticate di Veronica che, con grande dolore, puntava il dito contro gli pseudo amici che continuavano a eccitare suo marito che (essendo malato) avrebbe avuto invece bisogno di amorevoli cure e, possibilmente, di soggiorni coatti in cliniche disintossicanti (per la troppa topa).
Gli attacchi berlusconiani di questi ultimi giorni, anzi ore, potrebbero apparire deliri di un uomo ferito ma forse (questa almeno è la mia modesta interpretazione) sono solo il frutto di un lucido disegno che tende a spostare altrove l’attenzione collettiva; le urla e le minacce di queste ore hanno la funzione di una sorta di bombardamento preventivo, quello che deve indebolire il nemico, seminare il caos, preparare il terreno al colpo finale che sarà rappresentato, per usare le parole del presidente della Camera, da una vera e propria campagna di killeraggio politico contro gli organismi costituzionali ed istituzionali. Pensandoci bene a rivelare questo piano (e a renderlo ancora più esplicito) è stato qualche tempo fa Gasparri, sempre più distante da Fini e sempre più vicino al Pifferaio, il quale ha sostanzialmente anticipato che se e quando la Corte Costituzionale dovesse mai decidere (il prossimo 6 ottobre) di colpire anche solo in parte il famigerato lodo Alfano, si troverà pur sempre "...un Ghedini o un Ghedone che si inventerà il cavillo necessario". Più chiari di così! In altre parole la vera ossessione del premier strappamutande è rappresentata dalla prossima decisione della Corte e dalla possibilità di dover comparire in un aula di tribunale per rispondere alle domande dei giudici sullo scottante caso Mills. Chi meglio di Berlusconi può sapere quanto insidiosi potrebbero rivelarsi quei quesiti rispetto alle dieci domande che la Repubblica continua a rivolgergli invano? Il bombardamento preventivo di natura politica e mediatica, predisposto dalle truppe cammellate berlusconiane, si propone in buona sostanza di minacciare la Corte, di indurla a prendere tempo, di condizionare le scelte e comunque, ove la decisione ci sarà, dovrà essere bollata come una sentenza emessa da toghe rosse. Quelle toghe rosse (sembra il titolo di un film) che vogliono mettere in galera un uomo buono e giusto. E magari anche onesto. Sembra di assistere davvero al finale del film il Caimano di Nanni Moretti, quando il condannato, fingendosi martire, chiama il popolo alla rivolta contro i giudici e contro la Costituzione. Ritengo quindi che sarebbe rischioso catalogare gli sfoghi berlusconiani solo e soltanto spacconate, fanfaronate o, al limite, minacce mediatiche destinate a sgonfiarsi subito dopo lo spegnimento delle luci della ribalta. Con questi ultimi colpi di coda il Caimano ferito si sta preparando allo scontro finale e lo farà ricorrendo a tutti i mezzi possibili (più o meno leciti), pronto a travolgere anche i garanti della Costituzione. Magari con un attacco diretto ed esplicito al ruolo e alla funzione del Presidente della Repubblica. Prepariamoci a fronteggiarlo questo attacco. Ne va della libertà e della democrazia del nostro Paese. E facciamoci sentire il 19 settembre a Roma, a piazza del Popolo.

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