a proposito di "numeri primi"
Con l'imminente inizio della tre giorni aquilana per il summit dei Grandi della Terra, mi è venuta in mente una riflessione a proposito dei numeri uno. O almeno di chi si crede un numero uno. Ma nel contempo l'inizio di questo ragionamento (che vedrò di sviluppare nei prossimi giorni) è stato soppiantato da un altro che ha invece a che fare con i numeri primi. Sembrerà strano e casuale, ma tutto è partito dopo aver letto il bellissimo libro di Paolo Giordano (fortunatamente nessuna parentela con il direttore de il Giornale...) intitolato "La solitudine dei numeri primi" che ha vinto (giusto per ricordarlo) il Premio letterario Strega dello scorso anno. Il romanzo narra la storia di due giovani, Alice e Mattia, resi diversi fin dall’infanzia da esperienze traumatiche, causate da regole e comportamenti imposti dai genitori. Essi viaggiano solitari nel mondo duro e spietato dei giovani di oggi e, pur amandosi, non riescono a comunicare fino in fondo e conducono quindi vite parallele, come quei numeri primi che in matematica vengono definiti gemelli, numeri via via più rari e un pò misteriosi, destinati ad essere sempre separati da altri numeri.
Ho pensato in maniera inaspettata (perchè in un primo momento non vedevo la consecutio mentis) anche a due grandi registi morti nel 2007, nello stesso giorno (il 30 di luglio), stranamente a poche ore di distanza: Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman, che nei loro splendidi film misero in risalto il problema dell’incomunicabilità. Mentre nelle loro opere, tuttavia, la solitudine dell’anima veniva messa in risalto dalla lentezza dell’azione, dagli sguardi angosciati, dai lunghi silenzi, dalle frasi brevi ed essenziali, nei giorni nostri la gente si agita molto, parla tanto, ma alla fine (non essendo più predisposta all’ascolto) comunque non stabilisce una vera comunicazione. Si viaggia molto per lavoro o vacanze, s’incontrano numerose persone, si chatta a dismisura su Internet, ma s’instaurano sempre più rapporti spersonalizzati e mediati. La percezione della realtà attraverso le immagini è diventata comunicazione di massa, superficiale, vuota, epidermica. Auto, aerei, treni veloci, cellulari, posta elettronica , annullano in qualche modo le distanze e dovrebbero quindi farci sentire più vicini, facilitare comunicazione ed interazione, ma purtroppo ciò non accade: la tecnologia super avanzata non ci aiuta, perché non possiamo condividere più le semplici gioie e nemmeno le difficoltà della nostra vita quotidiana. Travolti dai ritmi frenetici e caotici, spesso imposti e non scelti (che non ci permettono di fermarci almeno per un attimo), non riusciamo più a riflettere e a confrontarci veramente con i nostri simili. Così, mascherati da mille ipocrisie, pregiudizi e apparenze, ci allontaniamo dagli aspetti più sinceri ed umani, dall’empatia, dal senso di solidarietà verso gli altri.
La solitudine nelle nostre grandi città è terribile, soprattutto per i più deboli: i poveri, gli immigrati, i bambini, i vecchi, i malati, e ora anche per le persone oneste che non si adeguano all’attuale sistema corrotto e clientelare. Quelli che ne fanno parte (quelli si!) sono invece sempre aggregati, forti, uniti nei loro egoistici obiettivi, invincibili, mai soli.
L’inciucio, il pettegolezzo terra terra, lo spiare nella vita degli altri, la superficialità, la corsa al risultato facile conquistato col supporto di amici potenti e sbattuto in faccia al parente o all’amico meno fortunato, o semplicemente più onesto, che non si è mai venduto (nemmeno per procurare un posto di lavoro ai figli...), hanno sostituito quei valori del passato ai quali alcune persone non potevano mai e poi mai rinunciare, anche a costo di grandi sacrifici.
Oggi forse i numeri primi, i diversi, sono proprio le persone semplici come tanti di noi che lottano disperatamente contro corrente per conservare la propria onestà. Persone che rifiutano l'omologazione e la corruzione e che alla fine restano sole. Branchi famelici, attratti dal denaro, dal potere e dal protagonismo, purtroppo, li separano da altri numeri primi che percorrono vite parallele in tante parti del mondo e che diventeranno sempre più rari col passare del tempo se l’umanità non si sveglierà dal letargo in cui è caduta. Scusatemi se questa sera sono stato un pò pesante, ma ogni tanto qualche riflessione val bene una critica.
Ho pensato in maniera inaspettata (perchè in un primo momento non vedevo la consecutio mentis) anche a due grandi registi morti nel 2007, nello stesso giorno (il 30 di luglio), stranamente a poche ore di distanza: Michelangelo Antonioni e Ingmar Bergman, che nei loro splendidi film misero in risalto il problema dell’incomunicabilità. Mentre nelle loro opere, tuttavia, la solitudine dell’anima veniva messa in risalto dalla lentezza dell’azione, dagli sguardi angosciati, dai lunghi silenzi, dalle frasi brevi ed essenziali, nei giorni nostri la gente si agita molto, parla tanto, ma alla fine (non essendo più predisposta all’ascolto) comunque non stabilisce una vera comunicazione. Si viaggia molto per lavoro o vacanze, s’incontrano numerose persone, si chatta a dismisura su Internet, ma s’instaurano sempre più rapporti spersonalizzati e mediati. La percezione della realtà attraverso le immagini è diventata comunicazione di massa, superficiale, vuota, epidermica. Auto, aerei, treni veloci, cellulari, posta elettronica , annullano in qualche modo le distanze e dovrebbero quindi farci sentire più vicini, facilitare comunicazione ed interazione, ma purtroppo ciò non accade: la tecnologia super avanzata non ci aiuta, perché non possiamo condividere più le semplici gioie e nemmeno le difficoltà della nostra vita quotidiana. Travolti dai ritmi frenetici e caotici, spesso imposti e non scelti (che non ci permettono di fermarci almeno per un attimo), non riusciamo più a riflettere e a confrontarci veramente con i nostri simili. Così, mascherati da mille ipocrisie, pregiudizi e apparenze, ci allontaniamo dagli aspetti più sinceri ed umani, dall’empatia, dal senso di solidarietà verso gli altri.
La solitudine nelle nostre grandi città è terribile, soprattutto per i più deboli: i poveri, gli immigrati, i bambini, i vecchi, i malati, e ora anche per le persone oneste che non si adeguano all’attuale sistema corrotto e clientelare. Quelli che ne fanno parte (quelli si!) sono invece sempre aggregati, forti, uniti nei loro egoistici obiettivi, invincibili, mai soli.
L’inciucio, il pettegolezzo terra terra, lo spiare nella vita degli altri, la superficialità, la corsa al risultato facile conquistato col supporto di amici potenti e sbattuto in faccia al parente o all’amico meno fortunato, o semplicemente più onesto, che non si è mai venduto (nemmeno per procurare un posto di lavoro ai figli...), hanno sostituito quei valori del passato ai quali alcune persone non potevano mai e poi mai rinunciare, anche a costo di grandi sacrifici.
Oggi forse i numeri primi, i diversi, sono proprio le persone semplici come tanti di noi che lottano disperatamente contro corrente per conservare la propria onestà. Persone che rifiutano l'omologazione e la corruzione e che alla fine restano sole. Branchi famelici, attratti dal denaro, dal potere e dal protagonismo, purtroppo, li separano da altri numeri primi che percorrono vite parallele in tante parti del mondo e che diventeranno sempre più rari col passare del tempo se l’umanità non si sveglierà dal letargo in cui è caduta. Scusatemi se questa sera sono stato un pò pesante, ma ogni tanto qualche riflessione val bene una critica.
2 Commenti:
Alle mercoledì 8 luglio 2009 alle ore 19:43:00 CEST , Anonimo ha detto...
Buonasera carissimo.Leggendo questo articolo mi hai anticipato,come avviene spesso.Anche io avrei voluto scrivere della solitudine che si prova,in tutti i campi della vita,avendo l'onestà come valore fondante della propria vita,del rifiuto dell'ostentazione a tutti i costi.Ti ringrazio di cuore Mauro.
Alle mercoledì 8 luglio 2009 alle ore 20:14:00 CEST , nomadus ha detto...
Sono io che ringrazio te, carissimo MAURO. Lo sai che i miei blog hanno la forza delle idee (le mie) ma l'indispensabilità delle tue letture e dei tuoi commenti. Grazie ancora per seguirmi con tanta costanza e affetto. Un sincero saluto.
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