adesso viene il bello...
Non vorrei sempre ripetermi, ma passata la sbornia mediatica e apostolica del Pifferaio di Arcore in visita ai suoi discepoli, seppur terremotati, adesso mi viene da pensare (e da scrivere) su che cosa farà il nostro beato Silvio. Quali miracoli starà predisponendo per mantenere fede (e speranza) ai suoi soliti proclami? Debbo confessare, ad onor del vero, che anche il più antiberlusconiano d’Italia dovrà ammettere che l'operazione Abruzzo del premier fino ad oggi è riuscita (o quasi). Ma anche il più berlusconiano d'Italia dovrà riconoscere che il difficile viene adesso. La presenza del capo del governo nei luoghi colpiti dal sisma sembra abbia convinto gli italiani della sua sincera commozione, della sua capacità di leadership di fronte all’emergenza, della vicinanza concreta delle istituzioni al dramma degli sfollati. Ma fino ad oggi il governo si è limitato a sfilare nei luoghi del disastro, a stringere mani, a promettere aiuto. Ha dovuto decidere poco o nulla e, credo, non basterà l’eventuale presenza quasi quotidiana del presidente del consiglio in loco per risolvere una montagna di problemi, infinitamente più alta di quella di Napoli. La prima uscita del governo sul 5 per mille già dimostra la difficoltà di passare dalle intenzioni ai fatti. La possibilità di inserire una voce dedicata specificatamente al terremoto (nella dichiarazione dei redditi), non solo non garantisce entrate sicure (e comunque insufficienti) ma finirebbe per danneggiare quel settore che invece andrebbe coinvolto in prima linea nella ricostruzione dell’Abruzzo. Dubito che anche una lotteria ad hoc o un aumento delle tasse sul Gratta e vinci possano essere risolutive. Di soldi in cassa ce ne sono pochi e l’esame di leadership del Pifferaio di Arcore non è ancora arrivato. Arriverà quando il premier smetterà di accontentare tutti; quando deciderà, quando sceglierà, quando dividerà gli italiani. Cioè, per esempio, quando deciderà se privilegiare il Ponte sullo stretto o l'Expo 2015 a Milano, se strizzare l'occhio agli elettori del Sud o quelli della Lombardia, se alzare le tasse ai redditi più alti o tagliare scuola e sanità, se inserire gli aiuti all’Aquila tra le voci del 5 per mille o dell’8 per mille. Se già dal prossimo Consiglio dei ministri (già rinviato al 24 aprile) il Caimano metterà mano al piano casa, approvando le misure antisismiche a lungo annunciate ma mai approvate, credo che dovrà anche inevitabilmente mettere mano al portafoglio per adeguare alle regole una parte degli edifici pubblici italiani. L’uomo del fare in Abruzzo ha parlato molto. In nome dell’unità nazionale una parte degli italiani gli ha scontato qualche gaffe sui terremotati e ha chiuso un occhio di fronte all’inutile passerella dei ministri nei luoghi del disastro. Ma già dal prossimo vertice di palazzo Chigi si capirà se il governo fa sul serio, se è capace di decidere e che cosa. Personalmente mi auguro che la stampa lo aspetti al varco e ne verifichi il passaggio dalle promesse alla realtà, anche rischiando di turbare il clima di solidarietà collettivo che nessuno oggi osa mettere in discussione. Quando le luci delle telecamere si spegneranno, per gli abruzzesi sarà ancora notte fonda. E per il Pifferaio verrà il bello. O il brutto. Staremo a vedere...
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