un caleidoscopio di nome Maurizio
Come incipit di questo post che mi accingo a scrivere uso un personalissimo ricordo di qualche tempo fa. In qualità di giovane conduttore radiofonico di una semisconosciuta emittente privata romana, vengo incaricato dal direttore della testata giornalistica di contattare e possibilmente intervistare quello che era considerato il re delle interviste, colui il quale aveva inventato il talk-show, l'uomo dello sgabello, l'uomo senza collo della camicia con i baffi: in una parola dovevo incontrare Maurizio Costanzo. A distanza di anni conservo ancora gelosamente quel nastro magnetico (attualmente convertito su cd) contenente la mia intervista ad uno dei miti viventi del giornalismo (e non solo) che nel lontano 1985 mi intrattenne piacevolmente per una mezzoretta dietro le quinte del Teatro Parioli, disquisendo di televisione, di carta stampata (l'unico suo vero cruccio fu il fallimento alla direzione de l'Occhio nel 1980) e di cinema, piuttosto che di politica e di teatro, svariando da un tema all'altro con la leggiadrìa e la intelligente consapevolezza di una farfalla alla ricerca del nettare della vita. Da questo ricordo personale sono ritornato alla realtà dell'altra sera quando Giovanni Minoli ha dedicato uno speciale de La Storia siamo noi al poliedrico giornalista, conduttore, sceneggiatore e chi più ne ha più ne metta. Una puntata che ho seguito tutta d'un fiato (http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo640480.aspx?id=598) e che mi ha fatto riscoprire, ancora una volta, l'uomo che incarna perfettamente un caleidoscopio di arguta intelligenza, bonaria predisposizione allo sfottò e sorniona curiosità nei confronti del mondo. Costanzo ha davvero attraversato la storia degli ultimi quarant'anni della radio e della televisione; ha riscoperto (e ha fatto riscoprire) il gusto dell'intervista unica e plurima, del confronto delle idee senza trucchi e senza inganni, coinvolgendo a pieno titolo il pubblico (in sala o davanti al teleschermo) quasi sempre partecipe ed entusiasta. Quello stesso pubblico che ne ha decretato il successo, più che meritato, frutto di anni di lavoro certosino e mai banale. Un lavoro che dovrebbe essere additato come vero esempio (per le nuove generazioni di giornalisti figli del web e delle nuove tecnologie) di scuola della comunicazione, di scienza delle opinioni a confronto, di modello di caleidoscopio umano che risponde al nome di Maurizio Costanzo.
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