il difensore d'ufficio
Chissà, forse me lo sentivo. Non ho voluto scrivere alcunchè sulla storica elezione di Barack Obama a 44° Presidente degli Stati Uniti d'America (dopo averne seguito con alcuni post la lunga cavalcata snodatasi attraverso i vari caucases della scorsa primavera e nello scontro con la Clinton lo scorso agosto) proprio perchè avevo sentore che qualcosa, prima o poi, lo avrebbe detto il nostro eminente presidente del Consiglio. E così è stato. Anzi, è successo di più: tenuto conto del vespaio di polemiche scaturite dalle dichiarazioni del Cavaliere, è sceso in campo anche il suo difensore d'ufficio. Che non è il solito trombone Bonaiuti e nemmeno il dinoccolato titolare Ghedini. Nossignori, il difensore d'ufficio notoriamente acclamato e regolarmente stipendiato dal Pifferaio di Arcore è l'occhialuto bellicapelli Vittorio Feltri da Bergamo Alta che anche questa volta, mosso dal sacro furore di pugnace combattente e velenoso corsivista, ha deciso di sua sponte di metter bocca (più precisamente di picchiettare sul suo notebook il solito stucchevole ed evitabilissimo editoriale pubblicato, ahinoi, sulla prima pagina odierna del suo giornalino pseudo Libero, http://rassegnastampa.formez.it/rassegnaStampaView2.php?id=111976) il giorno seguente le aspre e giustificate polemiche alle indecorose battutacce da Bagaglino che il suo mentore (e padrone riconosciuto) ha inopinatamente tirato fuori per commentare l'elezione del primo presidente di colore nella storia degli USA. Francamente mi sembra alquanto inutile tornare sulle dichiarazioni in terra sovietica dell'attuale (purtroppo) nostro primo ministro nonchè primo rappresentante cabarettistico prestato alla politica. Il settuagenario leader del Popolo della Libertà non ha più bisogno di presentazioni o di riferimenti storici del passato. Le sue gaffes sono ormai state già state ampiamente censite e catalogate in una sorta del meglio del peggio di Sua Emittenza; manca poco che qualche gruppo editoriale decida di metterlo in vendita con dvd allegato, tanto per riproporre il suo variegato campionario di dichiarazioni, atteggiamenti, boccacce e corna deliberatamente evidenziate. Un campionario di becere battute e di disdicevoli figuracce fatte di fronte all'opinione pubblica mondiale che sarebbe bastato per far ritirare qualunque leader politico in un qualsiasi sperduto monastero di montagna, pur di farsi dimenticare sopraffatti dalla vergogna. Non nel caso del cavaliere, naturalmente. Anzi, lui ne esce addirittura inorgoglito da questa sua performance da nave da crociera o da villaggio turistico per palati non proprio sopraffini. E altrettanto orgoglio mette in campo il lecchinoso Feltri che se la prende (ma guarda un pò) proprio con il giornale più indigesto al cavaliere (la Repubblica) censurando aspramente l'editoriale uscito ieri sullla prima pagina del quotidiano romano a firma di Curzio Maltese ("L'immagine peggiore") che ha letteralmente fatto a pezzi, con la solita garbata ed intelligente ironìa, il primo ministro italiano. Ma censurare e indignarsi per un pezzo giornalistico di alta scuola è sinonimo, a mio avviso, di ottusa e demente senilità intellettiva, rapportata alla stolta e cementata supponenza di esser titolari dell'assoluta verità politica e sociale, nonchè giornalistica, attualmente in vigore nel nostro Paese. Non rendendosi conto, il Pifferaio di Arcore e il suo difensore d'ufficio bergamasco, di trovarsi al centro del palcoscenico nazionale (e a volte inconsapevolmente anche di quello internazionale) dove va in scena il ridicolo, il trash, l'inguardabile. In una parola l'osceno. E il bello è che ne vanno anche fieri...
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