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venerdì 14 dicembre 2007

le tragedie annunciate




Ho notato in questi giorni come la tragedia di Torino, della ThyssenKrupp con i quattro operai morti nell'incendio, abbia non solo sconvolto l'opinione pubblica, non soltanto inondato giornali e telegiornali con foto, interviste, inchieste (le ultime trasmissioni di Matrix, L'Infedele e annozero sono state interamente dedicate alla sciagura torinese) e quant'altro, ma hanno (e questa è la cosa fondamentale, a mio avviso) scosso e risvegliato le coscienze intorpidite di molti cittadini, e di qualche raro politico. Certo, credo sia un crudele paradosso attendere le morti (molto spesso annunciate) in un cantiere o in un'acciaieria per indignarsi, protestare e chiedere immediati provvedimenti nei confronti dei responsabili, che non hanno osservato le più elementari norme di sicurezza, magari per risparmiare sui costi o per un maggiore profitto. Ma, in questi casi, la responsabilità non va solo scaricata sugli altri, come se fossero un corpo estraneo alla società, ma va più razionalmente e giustamente addebitata a noi stessi, a tutti noi: alla comunità nella sua interezza. La sufficienza, il pressapochismo, l'ignavia, il menefreghismo sono tarli ormai annidiati nella società moderna e ci accompagnano nei nostri pensieri e nei nostri comportamenti. Non basta, purtroppo, spendere una lacrima o una preghiera cristiana per i morti (quasi 900 dall'inizio dell'anno) sul lavoro o per le migliaia di feriti (che si porteranno per sempre questa cicatrice nel cuore). No, non è sufficiente questa scrollata di coscienza interessata e tardiva. Serve una partecipazione e una condivisione dei problemi da affrontare e delle risoluzioni da trovare; serve una delega morale dei cittadini nei confronti della classe politica, che si faccia carico della situazione e pensi a legiferare e controllare nel modo più opportuno, affinchè tragedie annunciate, come quelle della ThyssenKrupp e di molte altre, non si ripetano mai più. Per non dover piangere altri morti. Evitando così anche inutili ed imbarazzanti lacrime da coccodrillo!

2 Commenti:

  • Alle venerdì 14 dicembre 2007 alle ore 13:12:00 CET , Anonymous Anonimo ha detto...

    E'vero,molte volte il Nostro Paese sembra assopito,attento alle cose futili,ma disattento sulle problematiche che dovrebbere essere affrontate per renderlo più civile.Per certi aspetti la diagnosi del New York Times non mi sembra del tutto esagerata.Molte volte,anche io,ho la sensazione di vivere in un Paese malato e anche schizofrenico.Pretendiamo che gli altri rispettino le regole,mentre noi ne siamo insofferenti.Mauro.

     
  • Alle venerdì 14 dicembre 2007 alle ore 13:34:00 CET , Blogger nomadus ha detto...

    Infatti, caro MAURO. Ed oltre ad essere un Paese malato e schizofrenico (depresso nell'accezione americana ripresa dal presidente della Repubblica e contestata da Grillo stamani)è anche un Paese scollato dalla realtà e dai sentimenti reali, di umana condivisione e di vicinanza nei confronti del prossimo. Purtroppo l'era tecnologica, delle chat, degli sms, delle e-mail e quant'altro, ha di fatto divaricato la forbice esistente tra i cittadini di diversa estrazione sociale, economica e culturale, allargandone ancor di più la distanza e l'interesse comune. Praticamente non comunichiamo più. Anche se, paradossalmente, ci sembra di comunicare ogni minuto...

     

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