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lunedì 20 marzo 2006

sull'orlo di una crisi di nervi


La migliore definizione, a mio giudizio, sull'attuale situazione del presidente del consiglio dei ministri, l'ha data sabato sera il patron della Fiorentina e dell'impero delle calzature Tod's, ossia Diego Della Valle, che a conclusione dell'inverecondo show del premier davanti alla platea vicentina degli industriali ha detto testualmente: "Sono dispiaciuto, il premier non ha rispettato Confindustria. A giudicare dall'approccio che ha avuto con me ho l'impressione che è un uomo stanco, sull'orlo di una crisi di nervi. Ha bisogno di riposo. La famiglia dovrebbe fermarlo qualche mese per restituirci una persona lucida con cui parlare". Parole durissime, ma condivisibili. E in aggiunta il vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, non certamente l'ultima ruota del carro nel panorama italiano, ha marcatamente sconfessato e censurato l'intervento del premier, fatto come al solito senza rispettare le democratiche regole concordate con tutti gli altri relatori intervenuti nei giorni precedenti (le avvisaglie si erano viste nel confronto tv con Prodi...) e senza minimamente avere la benchè recondita remora nell'affermare l'inaffermabile, nell'attaccare i vertici industriali, tacciandoli indecorosamente di sinistrismo acclarato e di teste vuote che nascondono scheletri negli armadi, non sapendo che i suoi armadi oramai traboccano di teschi e ossa raccolti negli ultimi venticinque anni, ossia dal suo avvento con le tv private nel 1980. Una delle affermazioni di Pininfarina contro il premier recita testuale: "E' stato un intervento antidemocratico, illiberale e, mi permetto di aggiungere, gravemente offensivo della dignità delle persone". Che dire? Non mi sembra ci sia molto da evidenziare dopo questi interventi autorevoli di Della Valle e Pininfarina. Seppur con la gamba claudicante e offesa da una misteriosa lombosciatalgia (sembrava il rappresentante della Zoppas...) il premier è riuscito nell'impresa più ardua e meno canonica: quella di farsi fischiare e censurare dai suoi colleghi imprenditori, perchè, se qualcuno se ne fosse dimenticato, il premier è pur sempre imprenditore, con radici da chansonnier certo, ma sempre industriale delle televisioni rimane. Anche se vuole fare il politico a tutti i costi...ahinoi...Intanto il count-down della liberazione ci dice meno 20...

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