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giovedì 8 dicembre 2005

informazione & comunicazione


Non mi aspettavo una visita nel mio blog da parte di Carlo Odello (comunicazioneimpresa.com) moneta pregiatissima nel mondo delle comunicazioni, del marketing e delle pubbliche relazioni. I suoi interventi, seppur brevi, a proposito dell'articolo di Alberoni sul Corriere della Sera e in relazione al mio post "regalo di fine anno", hanno provocato in me una pruriginosa curiosità intellettuale nel cercare di conoscere un ambiente (professionalmente elevato ma non certo esente da paludose polemiche di settore) in cui svariate volte chi scrive si è immancabilmente ritrovato, vuoi per le mie strette e private conoscenze giornalistiche (retaggio professionale degli anni '80) vuoi per necessità lavorative intrise di frequentazioni assolutamente evitabili e noiosette...Sono andato a trovarlo (virtualmente s'intende) ed ho trovato un ambientino niente male, commenti ben appropriati e divertenti al tempo stesso, rimandi professionali e lavorativi degni di una partita a Wimbledon, chiacchierate informali e pseudo-tecnologiche da far girar la testa. Una di queste interessanti disquisizioni, "giornalisti che non trovano risposte" del 23 ottobre scorso condito da ben 16 commenti (anche se i commentatori erano 4...), ha attirato la mia acerba attenzione di bloggista, sempre pronto a seguire eventi e commenti di comunicazione ed informazione (tema appunto della suddetta tavola rotonda virtuale) visto e considerato il mio orgoglio ferito di giornalista mancato, mai totalmente sopito nè rimosso. Secondo voi, che confine c'è tra un giornalista professionista ed una free-lance, ossia una che non ha fatto praticantato nè quindi esami di Stato per diventare professionista pur essendo pubblicista? Sembrerebbe un rompicapo, un rebus irrisolvibile, invece (secondo il mio modesto parere) la border line è praticamente invisibile (almeno agli occhi a volte attenti a volte distratti dei lettori) in quanto tutte e due le categorie possono scrivere, chi regolarmente ed istituzionalmente, chi meno...ma alla fine il risultato è scrivere la verità, assicurare a chi legge la teca della trasparenza dei fatti separata dalle opinioni personali, destinate (le opinioni) a fare da contorno, seppur rispettabili, di piatti informativi potenzialmente cotti a vapore, nella pentola della informazione libera ed obiettiva.

5 Commenti:

  • Alle lunedì 12 dicembre 2005 alle ore 21:56:00 CET , Anonymous Anonimo ha detto...

    Caro nomadus,

    sono un giovane addetto stampa, ma l'esperienza degli ultimi due anni ha fatto maturare in me una convinzione profonda: giornalista è seleziona un degno di essere segnalato come notizia e che apporta un'utilità al lettore (almeno in senso cognitivo: vale a dire che gli permette di imparare qualcosa di nuovo).
    Una nota personale sulla possibilità di un'informazione libera e obiettiva: si ha soltanto quando la fonte è dichiarata e se ne conoscono in modo esplicito le posizioni. Solo così si tracciano i confini tra fatti e commenti. Peccato che in molti giornalisti questa definizione dei contorni sia carente.

     
  • Alle martedì 13 dicembre 2005 alle ore 18:50:00 CET , Blogger nomadus ha detto...

    Sono veramente contento del tuo intervento, Carlo, e mi onoro della tua frequentazione su questo blog, seppur sporadica; volevo tornare a ribadire il mio concetto (già ampiamente espresso nel post in questione) sul tema "giornalismo" che mi sta particolarmente a cuore (si è capito, eh?) soprattutto sula tua definizione "un'informazione libera ed obiettiva si ha soltanto quando la fonte è dichiarata e se ne conoscono in modo esplicito le posizioni"...Proprio su questo punto io la penso esattamente al contrario: se si conosce in modo esplicito la "posizione", secondo me si evidenzia (nel contempo) la sottolineatura diciamo così "politica", vale a dire se l'On. Tizio (del partito X) dichiara che il giocatore Di Canio della S.S. (nessuna velata allusione, per carità...) LAZIO ha fatto bene a salutare i tifosi del LIVORNO con il braccio e la mano ben stesi si capisce da che parte sta l'onorevole. Così come se l'On. Caio (del partito Y)commenta lo stesso gesto, ma deducendone che il giocatore ha commesso un GRAVE atto pubblico, si capisce da che parte sta...Quindi, per farla breve, ribadisco che il VERO giornalista è colui il quale, senza remore nè condizionamenti editoriali e politici, scrive che il giocatore Paolo Di Canio ha salutato i tifosi con il braccio teso punto e basta, senza aggiunte nè colorazioni di comodo. Io la vedo così, sbaglio?...Il dibattito è aperto.

     
  • Alle martedì 13 dicembre 2005 alle ore 19:16:00 CET , Anonymous Anonimo ha detto...

    Intendo dire che se io leggo un articolo di un tale giornalista e so da che parte è schierato, almeno epuro l'articolo dall'ideologia di cui è condito e cerco di risalire ai fatti.
    Stessa cosa con i comunicati stampa (mi riferisco a questi perché essendo un addetto stampa ne scrivo e ricevo un certo numero): se so che viene da una certa azienda, posso capire che "taglio" vogliono dare alla questione.
    Insomma: dichiarando le posizioni si fa capire agli altri da che prospettiva si guardano i fatti. E quindi cosa si prende da questi per metterli nelle notizie.
    E' chiaro che il mio è un ragionamento estremo, mai potrà esserci una totale trasparenza delle posizioni. Ma in alcuni casi, come in quello dei comunicati stampa, è applicabile.

     
  • Alle martedì 13 dicembre 2005 alle ore 19:57:00 CET , Blogger nomadus ha detto...

    Sarà pure come dici tu, Carlo, a proposito della frase riguardante i comunicati stampa, ma permettimi, io parlavo di GIORNALISMO in senso generale, e tanto per esser chiari, mi sembra che negli anni '80 e '90 non ci fossero tanti esempi di articoli "epurati dall'ideologia di cui è condito" come affermi tu, anzi, in verità, i corsivi al veleno di un certo FORTEBRACCIO (il compianto Melloni) su Paese Sera, erano e resteranno sempre connotazioni di ideologia politica applicata alla satira e al costume, un pò come ha seguitato a fare FORATTINI sulla Repubblica prima e su la Stampa poi...insomma, non se ne esce fuori, a parte i comunicati stampa (di cui tu degnamente ti occupi) che NON hanno bisogno di trasparenza, mi sembra che leggere articoli, elzeviri, vignette e fondi editoriali, comunque senza appiccicarvici post-it di colore giallo o rosso o azzurro, risulterebbe come vedere in tv la tavola rotonda politica del compianto Jader Jacobelli a colori, piuttosto che in bianco e nero (com'era originariamente)e la cosa, permettimi, stonerebbe un pochino...

     
  • Alle mercoledì 14 dicembre 2005 alle ore 23:31:00 CET , Anonymous Anonimo ha detto...

    Forse non sono riuscito a spiegarmi. Non esistono secondo me articoli senza ideologia, ma se conosco l'ideologia di chi scrive, capisco meglio dove va a parare l'intero articolo. E forse riesco a risalire a un briciolo di verità. Vale a dire che articolo - ideologia (se conosciuta da chi legge) = avvicinamento alla realtà dei fatti.

     

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