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mercoledì 3 novembre 2010

uno sporcaccione che piace (agli italiani come lui)


Non posso esimermi da qualche altra considerazione sull'argomento del giorno, della settimana, probabilmente dell'anno. Vale a dire sulle zozzerie compiute, con una frequenza che ha dell'incredibile, dal presidente del Consiglio del nostro Paese. Parto da una considerazione personale: a mio avviso Berlusconi ha tutte le caratteristiche (fisiche, morali, caratteriali e altro ancora) sintomatiche del classico vecchio sporcaccione che trovavamo nei bar di una volta. Una sorta di decrepito avanzo del maschio vissuto prima dell'avvento del femminismo; un maschio (se così vogliamo chiamarlo) che, con il potere dei soldi, costringe quelle donne scevre da ribrezzo e con lo stomaco forte, a sottostare a ripugnanti orge che generano (credo) schifo, sdegno e raccapriccio in tutte quelle persone normalmente dotate di sensibilità e di buona creanza. Ma non lo generano di certo in tutti gli emuli (gonfi di invidia) del trapanatore di Arcore. Il punto, purtroppo, è proprio questo. Paradossalmente, l'impatto simbolico di questa triste e squallida vicenda di sesso, droga e bunga bunga è inversamente proporzionale alla consuetudine di una regola non scritta ma di ragionevole applicazione. Quella cioè che, in un Paese democratico e adulto e sessualmente civilizzato, un uomo evidentemente fuori controllo (com'è in questo momento il premier) riscuote ammirazione e seguito da quella fetta (deteriorata) del Paese medesimo. Questo perchè, a mio modo di vedere, decenni di tv spazzatura, di reality e di macelleria pornografica (a base di sesso e omofobia) hanno sedimentato qualcosa di marcio e di pericoloso nei cervelli (e negli animi) degli uomini e delle donne alle quali sciaguratamente così a lungo la tv ha parlato. Sono tanti i giovani che si propongono ogni qualvolta parte una chiamata per partecipare a un programma spazzatura o che si appassionano nel seguire quegli squallidi format pomeridiani che mettono in scena il mercato dei sentimenti e della guerra tra i sessi. Mancano (a livello sociale, istituzionale e familiare) dei punti di riferimento forti per quello che riguarda l'universo adulto maschile ed è quindi abbastanza ovvio che l'unico simbolo assoluto e ipertrofico che emerge sia quello di un uomo potente che in modo indisturbato abusa del suo status e che si auto-assolve in nome della sua granitica e sfacciata protervia. Forse è anche figlio stabile di un patriarcato che è risultato immune ai processi di cambiamento della storia di questo nostro Paese. Se le mie informazioni e se i miei studi non sono stati defraudati da eventi sconosciuti, posso forse avere l'ardire di affermare che in Italia, talvolta anche in conflitto con altri soggetti che lottavano per la giustizia e l'equità, sono state le donne dei movimenti di liberazione a offrire strumenti culturali e pratiche politiche finalizzate al cambiamento della storia, del costume e delle leggi non solo a loro favore. E tutto questo, oggi, va a cozzare malinconicamente sulla situazione determinata dalla violenza delle parole di un solo uomo (Berlusconi) che diffonde odio, disprezzo e malevolenza nei confronti degli omosessuali, che paga minorenni e maggiorenni per confermare la propria sessualità (che poi è un impianto idraulico costato 20 mila euro) e per fuggire il suo evidente terrore della vecchiaia e della morte. Che comunque, prima o poi, gli presenterà l'inevitabile e non procrastinabile conto finale.

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