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mercoledì 13 ottobre 2010

ma in che razza di Paese viviamo?


Gli episodi di violenza metropolitana accaduti in sequenza a Milano e a Roma non fanno altro che confermare l'imbarbarimento della nostra società attuale e dell'umanità del terzo millennio. Non è giusto, ovviamente, generalizzare ma viene da sè affermare che qualcosa sta pericolosamente cambiando dentro ognuno di noi se poi l'indifferenza e l'assuefazione la fanno da padroni. Senza scomodare psicologi e psichiatri, senza interpellare dotti analisti e tromboni del libero pensiero, credo sia sufficiente portare ad esempio quello che si evince dalla lettura di due editoriali di questa mattina, a firma di Michele Serra e di Elena Loewenthal, rispettivamente su la Repubblica e su La Stampa, ripresi dal sito di Manuela Ghizzoni (http://www.manuelaghizzoni.it/?p=15573 e http://www.manuelaghizzoni.it/?p=15569). Se posso sommessamente aggiungere qualcosa anch'io, credo che questa scellerata abitudine al clima violento, che pervade la società di oggi, sia dovuta anche alla sistematica e continua operazione di lavaggio del cervello operata dalla comunicazione e dalla errata educazione di una tv standardizzata sul modello del prevaricatore vincente, il cui risultato è quello di aver provocato una mutazione antropologica profonda, oserei dire finanche ineluttabile in questo Paese.
Agli incroci delle strade, così come in auto o a piedi, fuori dai locali oppure in treno, a scuola come nei posti di lavoro, dal Nord al Sud vi è oramai un aumento esponenziale del gesto violento, della rissa, dell'aggressione connessa o non connessa con la piccola e grande criminalità.
E' alquanto noto che nel nostro Paese sono in crescita in maniera sensibile le liti, sia quelle di condominio che quelle evitabili e risolvibili attraverso la relazione pacifica tra le persone. Ammesso e non concesso che questa ancora esista. Assistiamo (spesso impotenti) ad un'aggressività diffusa e persistente, indicatrice della fine del senso del buon vicinato, primo gradino indispensabile per poi edificare, su vasta scala, la convivenza civile.
L'episodio di Roma è emblematico: il corpo di una donna riverso a terra è stato scavalcato e ignorato da decine di persone per oltre due minuti prima che qualcuno si chinasse e intervenisse (http://www.youtube.com/watch?v=6P08jqVgPrQ&has_verified=1) dopo il devastante pugno sferrato dal ventenne romano a seguito di una banale lite per una precedenza nell'acquisto di un biglietto per la metropolitana. A Milano un uomo è anche lui in coma per le ferite riportate dopo un pestaggio causato dal suo accidentale investimento di un cane: un energumeno, fidanzato della proprietaria del povero animale, lo ha affrontato e ridotto in fin di vita. Ma non finisce qui, perché gli amici dell'aggressore hanno poi intimidito gravemente alcuni testimoni dell'accaduto, che hanno deposto e confermato che l'investitore non andava ad alta velocità e si stava scusando dell'orribile fatalità. Il nostro Paese, dunque, che nell'iconografia classica è stato sempre rappresentato come un po' cialtrone ma popolato da gente buona e di cuore, si sta rapidamente trasformando in un posto inquietante, dove essere gentili e solidali è sinonimo assoluto di perdente, dove chi governa invita le giovani di bell'aspetto a trovarsi uno ricco per sistemarsi e spinge bellimbusti palestrati a diventare modelli ai quali aspirare, consacrati a idoli da programmi tv sia di intrattenimento come da quelli di informazione, in un continuum di messaggi formativi ed educativi che contribuiscono alla minimizzazione e alla giustificazione (se non alla legittimazione) della reazione violenta, dell'insulto, della prevaricazione come giusto e valido comportamento. Picchia per primo, non ti fermare a pensare, guarda avanti dritto, scavalca qualunque ostacolo: questo è il nuovo prontuario che madri e padri devono tenere a mente per l'educazione della prole, se vogliono figli e figlie vincenti e non sfigati, come si dice oggi. Come dar loro torto, in un'ottica di salvaguardia del sangue del proprio sangue, quando le agenzie educative sono a livello zero nella graduatoria delle priorità politiche e sociali?
La mitezza, categoria etologica ben lontana dalla remissività e dalla modestia, ma ingrediente indispensabile per costruire empatia e relazione tra umani, è ormai un attributo obsoleto nell'orizzonte educativo e formativo dell'Italia aggressiva e urlatrice dei potenti e degli arroganti.
Come uscire da questo orrendo impasse sociale credo che rappresenti oggi un angoscioso interrogativo senza risposta.

2 Commenti:

  • Alle sabato 16 ottobre 2010 alle ore 09:59:00 CEST , Blogger Unknown ha detto...

    Concordo in pieno! ti linko sul mio blog

     
  • Alle sabato 16 ottobre 2010 alle ore 14:39:00 CEST , Blogger nomadus ha detto...

    Quale onore per me, caro MICHELE, ricevere la tua visita e il tuo commento (e il tuo gradito link). Spero che non ti limiterai a qualche sporadica incursione nei miei blog (compatibilmente con i tuoi impegni professionali e ludici) ma che, grazie alle tue idee e alle tue considerazioni su altri temi da me trattati anche nei precedenti post, diventerai il principe dei commentatori. Un affettuoso saluto miscelato ad una giusta dose di stima (della quale sei già a conoscenza). A presto.

     

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