il lavoro rende liberi (di sfruttarli)
Quella che sta vivendo Rosarno in questi giorni può definirsi una tragedia annunciata. Due balordi prendono di mira, a bordo di un’auto, alcuni immigrati con un fucile ad aria compressa, sparano e ne feriscono due. Era già successo un episodio del genere poco più di un anno fa. Il tutto ci riporta alle condizioni inumane e degradanti in cui vivono e lavorano gli immigrati dalla pelle scura. E loro, sentendosi bersagli inermi, si rivoltano e devastano innescando un clima incandescente. Provocando di conseguenza lo sdegno e la reazione degli abitanti locali e delle istituzioni. Però le ineleganti e inopportune sortite mediatiche del solito Maroni non contribuiscono di certo a rasserenare l'aria. Le sue dichiarazioni sono irresponsabili, oltre che ipocrite. Benzina sul fuoco al posto dell'impegno ad operare per riportare la calma, garantire la sicurezza di tutti (immigrati e cittadini di Rosarno), colpire i responsabili degli atti che hanno innescato l’escalation, intervenire subito per favorire condizioni di vita e di lavoro più dignitose. Anche perchè forse non tutti lo sanno ma gli immigrati di Rosarno sono doppiamente vittime: della 'ndrangheta che li sfrutta e delle leggi sull’immigrazione volute dal centrodestra che li condanna alla clandestinità, consegnandoli così ostaggio dei loro sfruttatori. Sono anni, infatti, che migliaia di immigrati vengono reclutati per la raccolta di agrumi nella Piana di Gioia Tauro per 20-25 euro al giorno dai caporali della zona, che sono ritornati ad un mestiere antico e che si sperava debellato per sempre. E così quelli dalla pelle diversa dalla nostra continuano la loro esistenza di clandestini, senza diritti e identità, invisibili per le istituzioni e abbandonati a se stessi. Si è preferito far finta di non vedere e non sapere, girare la testa dall’altra parte invece che affrontare la situazione. Risultato? Si raccoglie in queste ore, tra gli agrumi di Rosarno, uno dei frutti più avvelenati della politica sull'immigrazione voluta fortemente dal governo del Pifferaio, in particolar modo dai soliti leghisti. Rosarno, periferia d’Italia, fa tornare alla mente la rivolta delle banlieue di Parigi e i suoi sans papier. Ma proprio perché non è da oggi che gli immigrati si trovano a Rosarno bisogna ricordare che non è sempre stato così. Quando a Rosarno c’era il sindaco antimafia del centrosinistra, il Comune operava quotidianamente per l’integrazione e il dialogo, per l’accoglienza e la solidarietà. E la situazione non era mai arrivata ai livelli di gravità degli ultimi anni. Forse bisognerebbe incominciare a colpire gli sfruttatori del lavoro in nero (e per il nero) dei migranti presenti, colpire coloro i quali hanno fatto partire questa tragica spirale di violenza. E occorre forse porsi una domanda: come mai, tutto questo, è accaduto proprio ora che l’attenzione nazionale era concentrata su Reggio Calabria e sull’attentato messo in atto dalla 'ndrangheta alla Procura del capoluogo? Non so quanto insperato e inatteso ma di certo questa Soweto made in Calabria si è rivelato un aiuto prezioso per distogliere l’attenzione dalle cosche della provincia e dal malaffare della politica contigua.
2 Commenti:
Alle lunedì 11 gennaio 2010 alle ore 19:01:00 CET , Anonimo ha detto...
POCHE PAROLE.NO AL RAZZISMO.NO ALLA MAFIA .MAURO.
Alle lunedì 11 gennaio 2010 alle ore 19:17:00 CET , nomadus ha detto...
Sottoscrivo integralmente, caro MAURO. Un abbraccio.
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